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«Interventi chirurgici a rischio morte per chi è stato malato di Coronavirus»

 
Nicola Simonetti

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Nicola Simonetti

Morì dopo tre interventi Tre chirurghi a giudizio

Sulla rivista medica «Lancet» i risultati di uno studio

Giovedì 11 Giugno 2020, 13:44

Achtung, chirurghi: rinviate gli interventi nei pazienti che sono stati ammalati per Covid.19. Questi sono a maggior rischio di morte.

Lo raccomandano ricercatori e clinici chirurghi dell'University of Birmingham-led Nihr Global Research Health Unit on Global Surgery che hanno pubblicato su «Lancet», un’indagine su chirurgia eseguita su questi pazienti in gran parte del mondo, rilevando che, ovunque, per loro, aumenta notevolmente il rischio di morte nel periodo post-operatorio.

«I pazienti operati dopo aver contratto l'infezione da nuovo coronavirus - ci dice il prof. Aneel Bhangu, chirurgo Univ. Birmingham - sono ad aumentato rischio di decesso post-operatorio. Abbiamo esaminato i dati di 1.128 persone seguite in 235 ospedali di 24 paesi prevalentemente di Europa, Africa, Asia e Nord America – continua il prof. Banghu - rilevando che la mortalità globale, a 30 giorni dall’intervento, è stata del 23,8% ed è rimasta così inaspettatamente elevata in tutti i sottogruppi. Sia nella chirurgia minore come l'appendicectomia (16,3%), sia in quella di elezione (18,9%), che d'urgenza (25,6%) ed anche a chirurgia più impegnativa come quella del cancro del colon (26,9%) si è registrata maggiore mortalità post-operatoria.

«Favorevole resistenza hanno dimostrato pazienti di sesso femminile (18,2%) mentre la mortalità si è rilevata più cospicua nel sesso maschile (28,4%).

«Minore mortalità tra gli under 70 anni (13,9%) rispetto agli over 70 anni (33,7%) nei quali, peraltro, erano presenti gravi comorbilità preesistenti, per esempio di tipo oncologico o di chirurgia maggiore e di urgenza».

A che distanza di tempo dall’infezione sono stati eseguiti gli interventi?

«Lo studio ha incluso pazienti nei 7 giorni precedenti o nei 30 successivi all'intervento. Circa il 25% delle diagnosi era nella finestra preoperatoria e il 75% era nella postoperatoria. Molto difficile sapere quando il paziente è stato infettato poiché potrebbe aver avuto un periodo di infezione asintomatica. Abbiamo, comunque, riscontrato che, tra i pazienti deceduti, l'82% aveva avuto una complicanza polmonare (polmonite, ARDS, reintubazione e ventilazione). Complessivamente, nei pazienti che hanno manifestato complicanze polmonari – conclude Bhangu - il tasso di mortalità era di circa il 38%, quindi sembra probabile che un'ampia percentuale di pazienti sia deceduta direttamente a causa di complicanze polmonari».

«La mortalità nei pazienti sottoposti a chirurgia minore oppure elettiva è, di solito, inferiore all’1% mentre, i nostri dati hanno dimostrato l’elevato aumento nei pazienti Sars-CoV-2».

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