BARI - «La esecuzione sistematica di tamponi agli operatori sanitari asintomatici, senza evidenza di esposizione al contagio, non aumenta i livelli di sicurezza per gli operatori sanitari e non contribuisce in nessuna misura al controllo dell’epidemia». Traduzione: le campagne di tamponi a tappeto in corso in alcuni ospedali sono state avviate «in modo difforme» dalle linee guida ministeriali e devono essere fermate, anche perché «la capacità diagnostica della rete dei laboratori regionali non è illimitata e deve soddisfare esclusivamente le esigenze del sistema di sorveglianza epidemiologica». È durissima la circolare diramata ieri dalla Regione: «L’esecuzione di test al di fuori degli schemi di prescrizione appropriata - scrivono il capo dipartimento Vito Montanaro e l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco - pone dunque un serio problema di sicurezza per la salute pubblica nella gestione dell’epidemia in quanto distrae preziose risorse diagnostiche».
La lettera è stata inviata a tutti i direttori generali, ma nel mirino sono il Policlinico di Bari e la Asl Bat. L’ospedale universitario ha infatti avviato una vera e propria campagna di tamponi a tappeto sul proprio personale sanitario che prevede anche la ripetizione del test ogni 7-15 giorni nonostante il «no» esplicito della Regione. La Bat sta effettuando tamponi in tutte le residenze sanitarie, anche agli asintomatici. Il problema è duplice: da un lato - dice Lopalco - il tampone fatto senza rispettare i criteri epidemiologici (la presenza dei sintomi, o il contatto con un caso positivo) non serve ed è uno spreco di risorse, dall’altro la enorme quantità di tamponi al personale sanitario del Policlinico sta creando problemi a Bari perché riduce la capacità del sistema dei laboratori (c’è solo quello del Di Venere a reggere l’intero carico). Proprio questo enorme numero di tamponi sul personale sanitario del Policlinico spiegherebbe il picco di test registrato in Puglia negli ultimi due giorni.
La circolare di ieri è anche una risposta indiretta al presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, che ancora ieri è tornato a chiedere alla Regione «tamponi di routine eseguiti ogni settimana su tutti gli operatori sanitari per tutelare loro e gli stessi pazienti». Non servono, secondo Lopalco, che nella circolare ricorda come «il test diagnostico per covid-19 deve rispondere a criteri di appropriatezza prescrittiva». E se se ne fanno troppi senza motivo, si potrebbero generare «pericolosi ritardi nel controllo dei focolai epidemici» perché i tamponi effettuati seguendo i criteri rischiano di finire in coda. Per questo la Regione ha richiamato i direttori generali a rispettare «pedissequamente» le linee guida ministeriali e quelle messe a punto in sede pugliese il 4 aprile scorso.
La circolare aprirà ovviamente una feroce polemica. Ma da giorni il personale ospedaliero non barese è in fermento, non comprendendo perché solo il Policlinico stia testando i dipendenti a tappeto. A questo si somma il disorientamento del cittadino comune, che spesso deve attendere anche più di un giorno per ottenere il risultato del test. Non significa, naturalmente, che non vada garantita la sicurezza dei medici. Ma secondo Lopalco «il tampone non è un buon test di screening e utilizzarlo a questo scopo andrebbe contro ogni logica scientifica. Il tampone negativo ha un significato solo transitorio, l’operatore potrebbe positivizzarsi dopo poche ore: per questo tamponi di massa o sistematici agli operatori sanitari non sono solo inutili ma anche dannosi».