Nel pieno dell'emergenza Covid, l'Arif, l'Agenzia regionale delle attività irrigue e forestali, firma la lettera di assunzioni mediante lavoro somministrato di 28 unità, di cui 15 impiegati (i recenti DPCM obbligano gli enti a lasciare a casa chi svolge mansioni impiegatizia salvo eccezioni) e 13 operai specializzati super quinto livello per il monitoraggio dei pozzi. La motivazione è l'ormai famoso progetto Maggiore che si trascina da qualche anno e finito nel mirino soprattutto per il reclutamento di alcune persone imparentate con funzionari della stessa Agenzia.
A supporto di tale decisione c'è una ricca relazione che riepiloga le attività svolte negli ultimi tre anni. Anzi, nella delibera a firma del commissario straordinario si legge che “la spesa scaturente dal presente provvedimento è da ritenersi assorbita nell’ambito degli obblighi derivanti dalla materia di protezione civile in quanto tesa anche indirettamente alla salvaguardia del demanio pubblico e della vita umana”.
Non v'è dubbio che la vigilanza dei pozzi sia di fondamentale importanza, tuttavia sorge qualche dubbio in ordine alle modalità con cui questo “progetto”- che in realtà dovrebbe rientrare tra i compiti istituzionali dell'Agenzia – non riesce a formare operai nella vasta platea di dipendenti a disposizione.
«Tuttavia, il provvedimento – datato 7 aprile – fa insorgere il sindacato. Il segretario regionale del Csa, Carlo Cirasola precisa che «dei 1600 lavoratori con vari contratti attualmente dipendenti dell’Arif, oltre 700 operai sono in CISOA(cassa integrazione), oltre 150 dipendenti pubblici sono in ferie forzate da oltre 20 giorni, e altre 300 unità di personale con contratto somministrato sono in attesa dell’assunzione stagionale prevista il 1/04/2020 e posticipata causa Covid-19. Il personale rimanente è in telelavoro».
Il ragionamento è questo: alcuni operai sono costretti alla cassa integrazione, mentre altri – che non fanno parte del contingente di personale – avranno un trattamento diverso. Anzi, ci sono altri 300 lavoratori con contratto somministrato che aspettano la stabilizzazione, rinviata (per loro) per l'emergenza in atto ma non per altri. «Tutto questo non solo è in contrasto con lo stato di emergenza che stiamo vivendo – scrive il Csa - , ma getta nello sconforto centinaia di lavoratori, e famiglie, che sono costretti alle ristrettezze economiche della cassa integrazione e la mancata assunzione stagionale». Vine da chiedersi anche come lavoreranno i 15 impiegati, a cui probabilmente sarà chiesto di lavorare in smart working. Ma ormai tutto rientra nella normalità, anche nell'emergenza».