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Celibato facoltativo dei sacerdoti: le posizioni dei vescovi pugliesi

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

Celibato facoltativo dei sacerdoti: le posizioni dei vescovi pugliesi

A margine dei Sinodo sull'Amazzonia parlano i vescovi di Taranto, Altamura e Ugento

Martedì 29 Ottobre 2019, 08:47

12:46

«Ciò che mi resta nel cuore è l’immagine di vescovi, pastori, ma anche laici, uomini e donne, tutti uniti intorno a Pietro. È stata un’esperienza di sinodalità in atto». L’arcivescovo di Taranto Filippo Santoro racconta alla Gazzetta la sua esperienza appena conclusa al Sinodo per l’Amazzonia e non nasconde il suo fastidio per i riflettori dei media accesi su questioni - come la proposta dell’ordinazione sacerdotale dei diaconi permanenti, anche sposati - che non esita a rubricare come intra-ecclesiastiche e o di élite come detto da Papa Francesco, pur non sottraendosi a dire la sua sulle donne e sui diaconi permanenti.

«Il ruolo delle donne nella Chiesa va molto oltre il riconoscimento di una funzione» dice mons. Santoro che tra i frutti dell’assise che si è appena conclusa cita l’aver appreso come, in Amazzonia «le donne siano molto presenti e in maniera molto significativa per la vita delle loro comunità». Vanno in questo senso le proposte, contenute nel documento finale, a favore di ministeri come il lettorato e l’accolitato e la creazione della nuova figura pastorale di donne «dirigenti di comunità». Tali proposte, secondo Santoro, «rivelano la ricchezza del mondo femminile, ma anche un aspetto di fondo che poteva essere maggiormente sviluppato: c’è una ricchezza delle donne che va molto oltre il riconoscimento di una funzione. Basti pensare, ad esempio, alle catechiste: le donne svolgono questo compito perché lo sentono, lo fanno con amore, con cura, considerano i bambini come figli loro». Quanto alla proposta dell’ordinazione sacerdotale dei diaconi permanenti, anche sposati, Santoro fa notare che «non si tratta di laici indigeni, ma di persone che già fanno parte dell’ordine del diaconato, che è il primo livello dell’ordine sacro. Ma vista la delicatezza del tema – conclude Santoro – sul documento finale l’ultima parola spetta comunque al Santo Padre».

«Io credo però che al di là delle semplificazioni giornalistiche, il cuore dell’esperienza del Sinodo è il grido che l’Amazzonia lancia al mondo. In ballo c’è vita del pianeta, perché salvando l’Amazzonia si salva la terra. Bisogna cambiare passo, perché distruggendo l’ambiente si distruggono il mondo e le culture presenti, si mette a rischio la vita dei Popoli. Nel Sinodo è stata proposta la cura, una conversione integrale perché dinanzi ad una distruzione integrale, serve conversione integrale. Una conversione innanzitutto ambientale ma anche culturale, che riguardi gli stili di vita della gente. La luce può venire da una applicazione dell’enciclica Laudato Siì, facendo ogni sforzo possibile perché non domini il paradigma tecnocratico denunciato nell’enciclica, il paradigma che sottopone tutto alla efficacia e alla massimizzazione del profitto, creando quello che il Papa chiama scarti.

Quindi - spiega mons. Santoro - la luce evangelica è la luce per il riscatto dell’ambiente e della dignità dell’ambiente, a partire dai più poveri. Questo è il messaggio centrale del Sinodo, praticamente snobbato dalla grande stampa che si è buttata sulle questioni intra-ecclesiastiche mentre il punto più importante è l’invocato cambiamento di mentalità perché come si tratta male e si sfrutta la terra, si trattano male e si sfruttano le persone, una logica di abuso sugli altri dai quali si deve uscire con la conversione, in grado di rendere buoni i rapporti tra la gente, tra i popoli, proponendo una forma di sviluppo integrale ben diverso da quello predatorio».

LE PAROLE DEI VESCOVI DI ALTAMURA (BA) E UGENTO (LE) - di Onofrio Bruno: Il Sinodo sull’Amazzonia apre una discussione sul celibato ecclesiastico nella Chiesa cattolica. Il documento finale riguarda esclusivamente questa terra flagellata dalla povertà e dalla deforestazione in cui mancano i sacerdoti ma non si può escludere che in futuro il tema possa allargarsi. Ecco i primi commenti dei vescovi pugliesi.

Papa Francesco e la Chiesa si sono occupate di Amazzonia nella complessità dei problemi che questa vasta terra presenta. La questione del celibato pure rileva poiché la comunità cristiana, soprattutto nelle aree più remote, non può partecipare all’Eucarestia per mancanza di sacerdoti. Possono passare mesi o addirittura anni prima che un sacerdote torni in una comunità per celebrare la messa o per i sacramenti. Il documento sinodale rimarca nuovamente come il celibato sia “dono di Dio” nella misura in cui permette di dedicarsi pienamente al servizio della comunità ma nel territorio amazzonico si pone un altro problema, quello di andare incontro agli “ultimi.” E per questo si propone al Papa di “ordinare sacerdoti uomini idonei e riconosciuti della comunità, che abbiano un diaconato permanente” e ciò anche se sono sposati e hanno una famiglia stabile e permanente. Quindi uomini di comprovata fede (“viri probati”) seppure sposati potranno - se il Papa approverà - diventare sacerdoti.

Favorevole si è detto il vescovo di Altamura, Gravina e Acquaviva delle Fonti Giovanni Ricchiuti intervenendo giorni fa, prima della stesura del documento finale. “Aspetto di leggere in completezza le Propositiones“, risponde alla “Gazzetta” anche se il suo punto di vista è già noto ed è stato espresso per una polemica con il cardinale tedesco Muller, del tutto contrario a qualsiasi discussione sul celibato. Per tutta risposta monsignor Ricchiuti ha sottolineato che il celibato è un valore ma “non è un dogma” e che “è una legge della Chiesa.” E se la Chiesa dovesse decidere di cambiarla e avanzare, ad esempio, l’ipotesi di un “celibato facoltativo” come avviene già per altri riti ecclesiastici, allora “è giusto confrontarsi.”

“L’Amazzonia può essere solo un’eccezione, non certamente una regola“, è il pensiero del vescovo di Ugento - Santa Maria di Leuca Vito Angiuli. Che precisa: “Non è in discussione il celibato dei sacerdoti, si discute solo della possibilità che uomini sposati che sono già diaconi permanenti possano diventare sacerdoti tenendo presente il contesto molto problematico dell’Amazzonia. Quindi parliamo di diaconi, uomini già ordinati, non semplicemente di uomini sposati.
“Il caso amazzonico - aggiunge monsignor Angiuli - è da considerarsi per la sua particolarità, per le ragioni specifiche che hanno portato a questo documento che dobbiamo ancora leggere con attenzione e approfondire. Dunque non è una questione che riguarda tutta la Chiesa bensì soltanto un contesto missionario, carico di problematiche da affrontare. In tal senso parlo di un’eccezione da accogliere, relativa solo a quest’area del mondo, se il Papa lo riterrà. Certamente un’eccezione è tale se poi non se ne fanno altre e possa poi diventare una regola.”

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