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Sanità, Puglia fuori dal commissariamento, slittata a marzo decisione del ministero

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

corsia d'ospedale

Il nodo del Piano Operativo, doveva chiudersi il 31 dicembre, ma al momento è tutto sospeso

Mercoledì 20 Febbraio 2019, 12:41

13:08

Sul tavolo c’è l’uscita della Puglia dal Piano operativo, il commissariamento soft che tiene le Asl sotto il controllo dei ministeri e che - sulla carta - doveva concludersi il 31 dicembre. Ma i tecnici di Salute ed Economia fanno resistenza, pur riconoscendo che la gestione della sanità è ormai tornata nei ranghi. Ma la partita si giocherà nel mese di marzo.
Lunedì sera, a Roma, il presidente Michele Emiliano ha incontrato il ministro della Salute, Giulia Grillo. Un colloquio cordiale, dicono fonti della Regione, in cui però il tema del Piano operativo sarebbe stato toccato solo in termini generali. E dunque lasciando che l’iter faccia il suo corso: la Puglia entro il 9 marzo dovrà mandare gli aggiornamenti del Piano operativo 2016-2018 (già informalmente consegnati al ministero), e la riunione convocata per il 9 aprile prenderà la decisione definitiva.
Le perplessità, da ciò che è stato possibile ricostruire, riguardano non tanto gli aspetti tecnici (da tre anni la Puglia è considerata adempiente per i Livelli essenziali di assistenza) quanto per quelli economici. Esiste infatti una divergenza sul saldo del bilancio 2018, che per la Regione è pari a -14 milioni mentre per il Mef sarebbe negativo per 33 milioni. La differenza è dovuta all’incidenza del payback farmaceutico, la quota di fatturato che le case produttrici restituiscono alle Regioni a fine anno: sul meccanismo di riparto è in atto da anni un contenzioso, e la legge di Stabilità ha sancito che la situazione dovrà essere sanata entro aprile.


È accaduto che la Puglia, a fronte di un credito pari a 130 milioni (soldi che dovrebbero arrivare ad aprile) ha ottenuto un anticipo di 19 milioni. Nel bilancio preventivo 2019 del sistema sanitario, la Regione li ha considerati tra i ricavi. Il ministero, con un approccio estremamente conservativo e temendo che possano essere presentati altri ricorsi, ritiene invece che vadano accantonati in attesa della chiusura definitiva del contenzioso. È così che si spiega la differenza contabile. Ma va anche detto che fino al 1° novembre scorso la Regione era certa di chiudere in attivo di 30 milioni, fino a quando il Mef non ha imposto l’obbligo di accantonare - già dal 1° gennaio 2018 - i circa 70 milioni necessari a coprire i rinnovi contrattuali della sanità, soldi che in passato sono sempre stati garantiti attraverso aumenti corrispondenti del fondo sanitario nazionale e che quest’anno sono stati scaricati alle Regioni.


Per far fronte a questo «regalo», la Puglia ha come noto accantonato (a copertura del debito) 50 milioni sul bilancio 2019, creando nei fatti una quarantina di milioni di deficit. Ma proprio per questo, i tecnici del dipartimento guidato da Giancarlo Ruscitti hanno chiesto all’Economia di essere elastica sul payback, consentendo alla Puglia di coprire anche gli altri 14 milioni con le somme in arrivo ad aprile. In caso contrario, la Regione dovrà chiudere in passivo il 2018 e comincerà il 2019 con un attivo di oltre 100 milioni.

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