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Xylella, Coldiretti: «Peggiore fitopatia di sempre: da 8mila a 770mila ettari in 5 anni»

 
Redazione online

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ulivi colpiti da xylella

Sta cambiando la faccia della Puglia agricola, con gravissimi danni a carico del mondo olivicolo, di frantoi, cooperative e vivaisti, un impatto drammatico sul paesaggio ed evidenti ripercussioni di immagine per il turismo

Giovedì 06 Settembre 2018, 15:37

BARI - «È la peggior fitopatia che l’Italia potesse conoscere e che colpito da 8.000 ettari a 770.000 di oliveti pugliesi e non solo, in 5 anni. Sta cambiando la faccia della Puglia agricola, con gravissimi danni a carico del mondo olivicolo, di frantoi, cooperative e vivaisti, un impatto drammatico sul paesaggio ed evidenti ripercussioni di immagine per il turismo»: lo ha detto il presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, partecipando all’audizione della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, in merito all’indagine conoscitiva sull'emergenza legata alla diffusione della Xylella fastidiosa in Puglia. «Ora il pericolo più incombente - per Coldiretti Puglia - riguarda la piana degli olivi e le distese di mandorleti e ciliegeti tra le province di Bari e Brindisi e gli oliveti produttivi delle province di Bari e BAT. E’ vitale in questa fase una dialettica chiara tra il Governo italiano e l'UE per scongiurare la procedura di infrazione ma, soprattutto, per mettere in atto una strategia compatta e condivisa contro una batteriosi che corre veloce e che porti risorse».

«Bene - ha evidenziato Cantele - una commissione per fare chiarezza e che ascolti le esigenze reali degli agricoltori. Servono comunicazione istituzionale chiara e indiscutibile, sistema di interventi che non sia messo in discussione da nessuno, anche dalla giustizia amministrativa, per dare corso alle indispensabili misure di contenimento, perché la tutela di interessi privati non può ledere interessi della collettività e del bene comune. Va costruito un solido cordone di difesa delle aree indenni - ha aggiunto - oltre a stanziare risorse opportune per monitoraggi e ricerca, per dare respiro alle imprese agricole, a cooperative, frantoi e vivaisti che da anni sono senza reddito e non vedono alcuna prospettiva di futuro».

«La sperimentazione e gli innesti per salvare gli olivi monumentali e lo studio della biodiversità rappresentata dalle piante selvatiche nate da incroci spontanei - ha continuato - sono temi di sicuro interesse e di concreta speranza, sviluppati fino ad oggi grazie all’impegno volontario di iniziativa privata e ricercatori che vanno supportati in modo tangibile, così come i progetti di rinaturalizzazione».

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