E’ tempo di fare un primo bilancio, dopo che sono trascorsi due mesi dalla firma del rinnovo della convenzione tra l’assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Foggia e la Fondazione Fasano Potenza Onlus/Caritas Diocesana, per il finanziamento del dormitorio per senza fissa dimora presso la parrocchia di S. Alfonso e il progetto Santa Maria del Conventino.
«In questi due mesi infatti, sono state accolte ben 116 persone di cui 28 italiani, quindi una persona su quattro nei nostri dormitori è italiana, il dato conferma che gli effetti devastanti della crisi economica continuano a lasciare ai margini della società ancora tanta gente», affema in una nota il direttore della Caritas diocesana, don Francesco Catalano che aggiunge: «Mentre gli stranieri occupano i posti letto per un periodo pressoché limitato, in quanto di passaggio sul nostro territorio per la ricerca di lavoro nelle campagne, gli italiani – tra cui diversi foggiani – chiedono e ricevono di sostare per un periodo più lungo a causa della cronicità delle situazioni di povertà in cui versano. Tra questi ci sono papà separati, anziani, persone affette da dipendenza, ed a volte purtroppo anche giovani dai 18 ai 24 anni.».
«La volontà dell’Assessore alle Politiche Sociali nella persona del vice Sindaco Erminia Roberto, di stanziare 60.000 euro per finanziare da maggio a dicembre 2017 questo progetto di accoglienza - racconta don Francesco Catalano – testimonia la serietà, la sensibilità e la volontà dell’attuale assessorato alle Politiche Sociali di non stare a guardare alla finestra i drammi che colpiscono i cittadini e di porre in essere offerte concrete di primo aiuto a chi nella vita ha ormai perso tutto».
Preziosa, per la buona riuscita di questa iniziativa, è la sinergia tra Istituzioni e terzo settore. L’accoglienza, seppur realizzata in strutture parrocchiali come quella di S. Alfonso con a capo padre Martella, o in realtà promosse dalla Caritas diocesana, offre attraverso i volontari quel valore aggiunto di affetto, calore umano e amicizia, tanto richiesto da chi vive in profonda solitudine e indigenza.
«Fino ad oggi tante sono le storie a lieto fine, come quella di concittadini Carmine o Angelo, che un tempo erano ospiti dei nostri dormitori e che ora ci telefonano rispettivamente da Bologna o dalla Germania, per raccontarci che finalmente possiedono un lavoro, una casa e una vita dignitosa e che non dimenticheranno mai il bene ricevuto da chi oltre ad un posto letto, ha saputo offrire anche una speranza», aggiunge don Francesco Catalano.