Si celebrerà un nono processo “Cronos” per stabilire l’eventuale mafiosità nella primavera/estate 2007 di 4 esponenti di spicco della “Società foggiana” coinvolti nella guerra tra clan di quei mesi contrassegnata da 1 omicidio e 3 agguati falliti. Torneranno quindi alla sbarra Rocco Moretti, 75 anni, il “porco”, nome storico della mafia foggiana; il figlio Pasquale Moretti, 48 anni, alias “il porchetto”; Vincenzo Antonio Pellegrino, 73 anni, detto “Capantica”, fedelissimo di Rocco Moretti; Gianfranco Bruno, 47 anni, “il primitivo”. Sono tutti a piede libero per l’inchiesta Cronos risalente a 18 anni, ma detenuti e condannati per altre vicende processuali. I pm Luciana Silvestris e Bruna Manganelli della Dda hanno ora notificato ai 4 indagati l’avviso di conclusione indagini, atto che prelude verosimilmente alla richiesta di rinvio a giudizio. I 4 foggiani sono accusati di mafia e respingono le accuse: Rocco Moretti è difeso dall’avv. Rosario Marino; Pasquale Moretti da Giuseppe Giulitto e Giovanni Falcicchio; Pellegrino da Michele Santino e Raffaele Quarta; Bruno da Francesco Santangelo.
La guerra - Tra maggio e settembre 2007 in città si combattè la quinta delle 7 guerre tra clan della quarantennale storia della “Società”. Si fronteggiarono i Moretti/Pellegrino e i Sinesi/Francavilla. Questi ultimi dopo aver estromesso il clan rivale dal ricco affare del racket dei funerali con pizzo di 500 euro alle imprese di pompe funebri per ogni funerale, puntarono anche a eliminare fisicamente gli avversari sparando prima a Pellegrino il 5 maggio, quindi a Pasquale Moretti il 16 luglio: entrambi sfuggirono alla morte. Il clan Moretti/Pellegrino reagì prima cercando senza riuscirvi di rintracciare e uccidere Francesco Sinesi figlio del boss Roberto; poi il 12 agosto ferendo Alessandro Aprile, sospettato dell’agguato a Pellegrino e poi assolto, uomo di spicco del clan Sinesi/Pellegrino: per il ferimento di Aprile e di un amico in sua compagnia Pasquale Moretti è stato assolto in via definitiva dall’accusa d’essere il mandante, mentre Bruno è stato condannato in via definitiva quale esecutore: pena da tempo espiata. Il blitz Cronos di Dda e squadra mobile col fermo di 9 persone il 4 settembre 2007 pose fine alla guerra; blitz arrivato mentre il gruppo Moretti si preparava a colpire un rivale.
Processo infinito - L’inchiesta Cronos contava 16 imputati a vario titolo di mafia, 2 tentativi di omicidio, droga, armi, ricettazione e resistenza a pubblico ufficiale. Il computo finale dopo ben 8 processi tra chi scelse l’abbreviato e chi il rito ordinario conta al momento 9 condanne definitive per mafia, droga, 2 tentati omicidi e armi; 3 assoluzioni; 1 non luogo a procedere per morte di un imputato, ossia Rodolfo Bruno cognato di Gianfranco, cassiere del clan Moretti, assassinato in città il 15 novembre 2018 in un agguato ancora impunito. Resta quindi sub judice la posizione di Rocco e Pasquale Moretti, Pellegrino e Gianfranco Bruno (quest’ultimo ha già espiato 10 anni nel processo Cronos per gli altri reati contestati) unicamente dall’accusa di mafia. Sono stati di volta in volta condannati, assolti, ricondannati, di nuovo prosciolti (vedi le tappe a fianco ndr) sino a quando il 29 aprile 2022 nel quarto processo d’appello, i giudici di Bari non pronunciarono la sentenza ma rimandarono gli atti al pm ritenendo che il reato di mafia fosse diverso da quello contestato nell’originario capo d’imputazione. Ecco spiegato l’avviso di conclusione indagini ora notificato ai 4 malavitosi.
Cambia l’accusa – L’accusa di mafia è rimasta la stessa, ma con una diversa formulazione. Inizialmente la Dda contestava ai 4 foggiani e altri coimputati d’aver fatto parte di una nuova associazione mafiosa, sul presupposto che in seguito all’agguato fallito di maggio 2007 a Pellegrino si fosse costituito intorno alle figure carismatiche di Rocco Moretti in quel periodo detenuto, e dello stesso Pellegrino un nuovo e differente gruppo mafioso rispetto a quello preesistente; e con nuovi e diversi ruoli. Questo nuovo sodalizio - proseguiva l’iniziale atto d’accusa - cercò con metodi mafiosi e con la violenza di rivendicare spazi nel settore delle estorsioni. Per i giudici d’appello invece la conflittualità tra i Moretti/Pellegrino e i Sinesi/Francavilla era conseguenza delle rivalità preesistenti, per cui pur trattandosi della stessa imputazione di mafia il reato era differente da quello contestato e doveva essere riformulato il capo d’imputazione. Adesso nell’avviso di conclusione indagini la Dda contesta ai 2 Moretti, Pellegrino e Bruno di “aver partecipato a un’associazione per delinquere armata di tipo mafioso convenzionalmente denominata Società foggiana, la cui esistenza è stata già affermata” da tutta una serie di sentenze a partire dalla prima storica del luglio ’94 nel maxi-processo Panunzio che per la prima volta sancì la mafiosità della criminalità del capoluogo. I Moretti padre e figlio e Pellegrino sono ritenuti “promotori e organizzatori” del clan; Bruno “organizzatore, partecipe ed esecutore” di una serie di reati. I fatti contestati vanno da “un’epoca imprecisata ma significativamente anteriore al 5 maggio 2007”, giorno del tentato omicidio Pellegrino, “sino al 25 novembre 2009”.