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Omicidio a Foggia, l'indagato al gip: «Mastropasqua mi minacciava, così l'ho ucciso»

 
Redazione online

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Mistero a Foggia: corpo senza vita di un uomo trovato all'interno di un'auto parcheggiata in centro

Le parole di Donato Romano: «Pretendeva la restituzione del triplo della somma del prestito»

Lunedì 23 Giugno 2025, 17:37

17:38

E’ stato convalidato il fermo ed è stata disposta la custodia cautelare in carcere per Donato Romano, l’artigiano foggiano di 43 anni fermato dai carabinieri con l’accusa di essere l’autore dell’omicidio di Giovanni Mastropasqua (venditore ambulante di frutta e verdura), di 50 anni. Il delitto è stato compiuto il 19 giugno mentre la vittima era in auto tra via Arpaia e via Zuretti in pieno centro cittadino a Foggia. Romano è in carcere dal giorno stesso del delitto, con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Questa mattina la confessione davanti alla gip del tribunale di Foggia nel corso dell’udienza di convalida del fermo. L’uomo, a quanto si apprende, ha confermato quanto aveva già detto al pm dopo il fermo: di aver agito perché «stanco delle minacce, anche di morte, subite dalla vittima a fronte della difficoltà di restituzione di una somma di denaro avuta in prestito».

In sostanza, a quanto si apprende, Romano ad aprile avrebbe incontrato Mastropasqua che gli avrebbe offerto di concedergli un prestito di meno di duemila euro per far fronte alle difficoltà che l’artigiano aveva nell’acquistare degli arnesi utili per la sua attività lavorativa. In meno di due mesi la vittima gli avrebbe chiesto la restituzione del prestito, ma l'ammontare era quasi triplicato. L’uomo, sempre stando a quanto da lui ricostruito in confessione, dapprima avrebbe iniziato a saldare ma poi non sarebbe più riuscito ad onorare il debito, subendo all’inizio richieste bonarie di restituzione, poi minacce di morte estese anche alla sua famiglia. La mattina del delitto l’incontro e l’omicidio. Mastropasqua è stato raggiunto da un colpo di arma da fuoco che non gli ha lasciato scampo. Nulla avrebbe dichiarato il 43enne in merito alle modalità con cui si sarebbe procurato l’arma e come se ne sarebbe disfatto. Le dichiarazioni dell’uomo, difeso dall’avvocato Simone Moffa, sono al vaglio dei magistrati.

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