FOGGIA - La tragedia di Cutro, oltre ottanta vittime un terzo delle quali bambini, ha scavato un solco profondo nell’animo di molti italiani e nella crescente comunità di lavoratori extracomunitari che vive ormai stabilmente in Capitanata in ghetti di fortuna. Gli «abitanti» dell’accampamento di borgo Mezzanone, un paesone a 12 chilometri da Foggia che arriva a contare fino a 2mila presenze stabili durante i mesi estivi, sta portando avanti in questi giorni e sostanzialmente nella discrezione che il dolore in questi casi comporta, una raccolta fondi per fronteggiare nuove tragedie del mare. I migranti, quasi tutti africani, hanno deciso infatti di autotassarsi di 10 euro al mese e di custodire un fondo che sarà gestito da alcuni di essi con il quale si provvederà alle spese di sostentamento, aiuto, soccorso di familiari e vittime di nuove sventure partendo proprio dall’emozione suscitata dal rovesciamento del barcone di disperati nel mare di Cutro in Calabria nella notte fra il 25 e il 26 febbraio.
«Apriremo un conto corrente - riferisce un portavoce alla Gazzetta - abbiamo aderito spontaneamente alla proposta fatta da alcuni di noi. Finora abbiamo già ricevuto oltre duecento adesioni, ma il passaparola non è ancora arrivato dappertutto dunque non dovremmo fermarci a questo numero». Sull’accampamento dell’ex pista militare di borgo Mezzanone vivono durante i mesi invernali un migliaio di persone, ma ci sono arrivi e partenze quasi ogni giorno. Molto forte la solidarietà tra gli ospiti del campo, spesso nelle povere baracche in muratura c’è qualche padrone di “casa” pronto ad accogliere qualcuno che si trovi di passaggio per lavoro o in cerca di fortuna.
Non è la prima volta che tra i migranti di Mezzanone vengano promosse raccolta fondi, in genere però queste iniziative restano confinate nelle rigide regole e limitatamente all’etnia di appartenenza. «Ma in questo caso è diverso - commenta Daniele Iacovelli, segretario della Flai Cgil - è la prima volta che le cinque etnie presenti nel campo interagiscono tra di loro e si impegnano a sostenere i familiari di vittime future, dunque senza sapere a chi toccherà il finanziamento promosso».
La Flai Cgil ha aperto lunedì il primo presidio sindacale all’interno della baraccopoli, l’obiettivo è mantenere sul campo un’attenzione vigile soprattutto in funzione della ricostruzione prevista nell’area con i fondi del Pnrr. «Chiediamo alle istituzioni di non limitarsi a tirar su solo abitazioni - aggiunge Iacovelli - ma di contribuire a realizzare con i tanti fondi disponibili una rete sociale che favorisca l’integrazione di queste persone all’interno delle nostre comunità».