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Gravi indizi contro il boss, l'imprenditore di Foggia resta in carcere

 
Redazione Foggia

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Gravi indizi contro il boss, l'imprenditore di Foggia resta in carcere

Il Casello autostradale di Foggia Sud

Agguato fallito al costruttore Fratianni, respinti i ricorsi dei 4 indagati

Domenica 28 Agosto 2022, 12:40

Rigettati dal Tribunale della libertà di Bari i ricorsi difensivi, restano in carcere quattro dei sei foggiani fermati dalla squadra mobile il 22 luglio perché sospettati di voler uccidere il costruttore Antonio Fratianni, progetto sventato la sera del 26 giugno grazie all'intervento di pattuglie della squadra mobile di Foggia che evitarono il passaggio dell'auto della vittima dal casello mettendo in fuga i killer appostati all'esterno.

Carcere confermato dunque per Emiliano Francavilla, 43 anni, al vertice dell’omonimo clan; il genero Giovanni Consalvo, 31 anni; Michele Ragno, 46 anni; e Giuseppe Sonnino, 51 anni. I tre giudici del riesame hanno rigettato i ricorsi degli avvocati Claudio Caira e Antonello Genua che chiedevano la scarcerazione per insufficienza di gravi indizi. Nell’inchiesta coinvolti anche Mario e Antonio Lanza, padre e figlio di 65 anni e 42 anni; l’avvocato Paolo Ferragonio, sta valutando se presentare ricorso al Tribunale della libertà. I 6 indiziati sono accusati di tentato omicidio aggravato dalla mafiosità. Secondo l’accusa - basata su intercettazioni, appostamenti, sequestri e testimonianza di un settimo indagato – Fratianni doveva essere ucciso per non aver restituito ai Francavilla ingenti somme di denaro, provento di attività illecita, consegnategli per investirle. Anche Fratianni è detenuto dal 2 agosto: fu fermato su decreto della Dda di Roma quale presunto esecutore del tentato omicidio di Antonello Francavilla (fratello di Emiliano, come lui al vertice della batteria Francavilla-Sinesi) e del figlio minorenne, avvenuto il 2 marzo a Nettuno dove il boss era ai domiciliari per estorsione. L’imprenditore si dice innocente e vittima di un tentativo di estorsione da parte di Antonello Francavilla.

Secondo Dda di Bari e squadra mobile foggiana Emiliano Francavilla, Antonio Lanza e Sonnino a bordo di una Fiat 500 dovevano uccidere Fratianni all’uscita del casello industriale dell’A/14, agguato sventato dalla squadra mobile che evitò il passaggio dell’auto della vittima. Consalvo e Lanza sarebbero state le vedette piazzatesi in un casolare per riscontrare il transito dell’auto dell’imprenditore e avvisare i complici. Ragno insieme a Francavilla avrebbe consegnato a un dipendente di Fratianni (pure fermato il 22 luglio e subito rimesso in libertà: disse d’essere stato costretto a fare quanto preteso e svelò i retroscena del progetto), un dispositivo «Gps» da piazzare sull’auto del costruttore per tracciarne gli spostamenti.

I sei fermati non risposero al gip negli interrogatori di garanzia; Francavilla e Consalvo resero però dichiarazioni spontanee e negarono di aver avuto armi e di essere saliti sulla Fiat 500 del commando. Gli avvocati Caira (difende Francavilla e Consalvo) e Genua (assiste Ragno e Sonnino) nel ricorso al Tdl hanno sostenuto che, ammesso e non concesso che ci fosse un progetto di morte, non entrò comunque nella fase esecutiva tant’è che mai la Fiat 500 si pose all’inseguimento dell’auto della vittima, per cui non fu superata la soglia minima degli atti idonei alla commissione del reato. Per la difesa di Francavilla, inoltre, non c’è prova che il capo-clan sia mai salito sulla Fiat 500. E se l’accusa sostiene che dalle intercettazioni si sentono rumori dello «scarrellamento» di una pistola quando Francavilla scese da una Mercedes per salire sulla Fiat 500, il legale Caira replica sulla scorta di una consulenza fonica che il rumore intercettato non è del carrello di una pistola.

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