FOGGIA - «L'unico modo per onorare il suo sacrificio, l’unico modo per ricordarlo realmente, per dare un senso alla nostra presenza qui è che nessuno di noi, come cittadini, come dipendenti pubblici, funzionari dello Stato o dipendenti dell’Agenzia, se ha soltanto il minimo sentore il più vago, minimo, sentore di un’illegalità non si volti dall’altra parte» ma «abbia il coraggio di servire lo Stato fino in fondo e denunciare quello che deve essere denunciato. Perché altrimenti tutto questo non ha senso, questa stele non ha senso né il suo sacrificio».
Lo ha detto da Foggia, Ernesto Maria Ruffini, direttore Agenzia delle Entrate ricordando Francesco Marcone, direttore dell’ufficio del registro del capoluogo dauno assassinato 27 anni fa. I suoi killer non sono mai stati identificati. «Sono passati 27 anni da quando dei vigliacchi, che per 27 anni si sono nascosti vigliaccamente nell’omertà dei cittadini di Foggia, di quei cittadini di Foggia che sanno e non parlano, hanno privato di un servitore dello Stato, la sua famiglia e lo Stato che stava servendo», - ha aggiunto Ruffini - che ha chiesto che «nessuno si volti dall’altra parte per quieto vivere». «Lo Stato lo si serve fino in fondo - ha continuato -, bisogna coltivare la speranza di una società migliore e lo si fa così assumendoci tutti noi la responsabilità delle scelte ogni giorno». «Non esiste il quieto vivere quando si serve lo Stato, esiste fare il proprio dovere fino in fondo - ha ribadito - ed è con questo auspicio, con questo invito, con questo dovere che possiamo meritarci di stare qui oggi altrimenti, stiamo calpestando la sua memoria». «L'augurio è che la comunità di Foggia come tutta quella italiana possa onorare questi esempi e costruire una comunità migliore», ha concluso.