FOGGIA - Trasporto pubblico locale, la Regione congela lo status quo per non scontentare nessuno. Il piano con vista sulle prossime elezioni di primavera prevede tuttavia alcune postille forse non irrilevanti. Vediamole: la Capitanata avrà 1,5 milioni di chilometri in meno sul trasporto urbano rientrato finora nei servizi minimi (cioè essenziali, pagati dallo Stato) che dal 2020 diventeranno “aggiuntivi”. Sul piano pratico con cambia nulla, le linee restano quelle e per i cittadini tutto resterà come prima. Sarà infatti la Regione a finanziare quei chilometri (fatto salvo le corse dei pendolari ancora garantite dallo Stato) che nel decreto 422 del 1997 sono appunto classificati come “aggiuntivi”.
Ma il piano trasporti dura nove anni, i trasporti aggiuntivi saranno rinnovabili soltanto per tre: e se la Regione fra tre anni, venendo meno l’indirizzo politico della giunta attuale, dovesse cambiare idea su queste linee aggiuntive e decidere di tagliarle? Quali ripercussioni ci sarebbero sui trasporti urbani nelle nostre città per i cittadini che non possono permettersi l’auto?
Su questo punto c’è stato finora un braccio di ferro fra l’assessore ai Trasporti, Gianni Giannini e il presidente della Provincia, Nicola Gatta, l’ente titolare dell’Ato in Capitanata. Risolto in questo modo: «L’assessore Giannini - afferma in una nota Gatta - ha assicurato che la delibera regionale di approvazione della determinazione dei servizi minimi conterrà l’impegno finanziario, quali “spese obbligatorie” a carico del bilancio regionale, per i servizi aggiuntivi, superando il vincolo triennale della pianificazione finanziaria. Tanto garantirà la continuità del finanziamento dei servizi aggiuntivi da parte della Regione, ad integrazione della riduzioni dei servizi minimi». Insomma servizi aggiuntivi, ma obbligatori. Uno stratagemma per salvare capra e cavoli? «Non proprio - risponde alla Gazzetta l’assessore Giannini - abbiamo fatto quello che è possibile fare per venire incontro alle osservazioni dei comuni. Ma la Regione ha anche l’obbligo di motivare la classificazione dei servizi e dunque stabilire le ragioni per le quali un servizio è minimo oppure aggiuntivo. Siamo pertanto andati oltre l’analisi squisitamente tecnica per accogliere parzialmente le istanze del territorio. Ora, stabilite le linee guida - aggiunge Giannini - sarà la Provincia a fare il piano di bacino».
Facciamo qualche esempio concreto: a Foggia diventeranno “aggiuntivi” 600mila chilometri di trasporto urbano, quasi certamente tutte quelle linee (24, 28, 34) che collegano la città alle borgate tra cui anche Mezzanone in territorio di Manfredonia. Sono queste le linee più indiziate perchè sono quelle che necessitano maggiormente del contributo pubblico, non essendo minimamente in grado di sostenersi da sole con il prezzo del biglietto pagato dai passeggeri. Ci sono altri casi limite: a Monte Sant’Angelo il 70% dei chilometri urbani trasmigrano sugli aggiuntivi, il 40% a San Giovanni Rotondo ma queste sono soltanto le prime indiscrezioni. Ieri pomeriggio c’è stato un tavolo in Provincia fra Gatta e i sindacati per fare il punto della situazione.
«La Provincia di Foggia - sottolinea Gatta - gestirà tutto il Trasporto Pubblico urbano, extraurbano e regionale per cui fin d’ora dovrà garantire il coordinamento delle esigenze trasportistiche, essenzialmente attraverso un rapporto strutturale con i sindaci dei Comuni titolari del Tpl urbano, con i quali condividere la programmazione dei servizi aggiuntivi. Nello stesso tempo la pianificazione provinciale, già inoltrata alla Regione fin dal mese di marzo, dovrà uniformarsi alle attuali determinazioni regionali con l’interessamento di tutti i Comuni del territorio provinciale».