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Massimo Levantaci
04 Settembre 2019
Un F-35 al rientro da una missione
FOGGIA - Amendola con i suoi velivoli andrà a pattugliare lo spazio aereo dell’Islanda, sarà una missione Nato quella che vedrà impiegati tra poche settimane i caccia «omniruolo» F35 la cui funzione di velivolo evoluto assume un ruolo sempre più centrale nel futuro dei 1200 avieri dell’aeroporto foggiano. Ieri è stata celebrata un’altra giornata dell’orgoglio militare (ritrovato) e della «superiorità tecnica» di questa base nello scacchiere dell’alleanza atlantica, nel corso della cerimonia per il passaggio delle consegne tra i due comandanti (ne riferiamo a parte) del Trentaduesimo stormo.
Siamo in presenza di un aeroporto che sta cambiando pelle o non da oggi, le novità si perdono a vista d’occhio (l’ultima, il monumentale ingresso che non si è riusciti a ultimare per l’occasione). Il caccia di fabbricazione Usa ha alzato il tasso di testosterone della struttura militare che si riconosce in questo velivolo e lo vede come una sorta di simbolo di una grandeur afferrata tuttavia in extremis, nel mezzo di una congiuntura difficile a causa delle ristrettezze di bilancio imposte anche alle spese delle forze armate.
Non si è perciò nascosto dietro un dito il generale Silvano Frigerio, comandante delle forze da combattimento dell’Aeronautica militare e della prima Regione aerea, nel suo discorso di saluto all’insediamento del nuovo comandante della base. Frigerio ha infatti dedicato un passaggio del suo intervento alla «permanente carenza di personale e di risorse finanziarie», ostacolo che «non impedisce ai reparti di utilizzare al meglio le proprie professionalità in tutte le situazioni». Tra l’altro non soltanto nella difesa aerea: i Predator dell’Aeronautica (con base ad Amendola e a Sigonella) saranno messi al servizio anche del ministero dell’Ambiente per monitorare la “Terra dei fuochi” in Campania tristemente nota per i rifiuti tossici e nocivi interrati e i roghi che continuano a essere appiccati.
L’Aeronautica continua a fidarsi dei reparti e degli uomini della base foggiana, il segreto (per così dire) lo spiega alla Gazzetta il sottocapo di Stato maggiore, generale Luca Goretti: «L’80% del personale di questa base risiede nel territorio, c’è un senso dell’appartenenza davvero straordinario che impegna tutti nel proprio ruolo con un’abnegazione e un impegno sotto gli occhi di tutti».
La trasmigrazione dei reparti sulla quinta generazione dell’F35 sembra essere riuscita, continuano infatti a moltiplicarsi le missioni del Tredicesimo gruppo di volo. Un processo appena cominciato: «I velivoli F35 (attualmente sei: ndr) continueranno ad arrivare in questo aeroporto - aggiunge Goretti - seguendo una progressione che tiene conto ovviamente degli aggiornamenti tecnologici di una macchina molto sofisticata». Ma tra qualche tempo Amendola non sarà la sola base militare a ospitare i caccia americani: anche il sesto stormo di Ghedi (Brescia) avrà la sua dotazione di F35 nel giro di tre anni, in graduale sostituzione dei caccia Tornado sottoposti a un programma di aggiornamento che permetterà a questi aerei di operare sulla difesa aerea «per un’altra decina di anni». Ricordiamo che l’Italia ha acquistato (tra le polemiche, l’opinione pubblica è divisa in due sul tema) dagli Stati Uniti 90 aerei del programma «Jsf» (Joint strike fighter), l’F35 appunto, di cui quindici a decollo verticale destinati alla Marina militare.
«Sull’aeroporto di Amendola lo Stato maggiore continuerà a fare affidamento perchè la base ha dimostrato nel tempo una capacità di adattamento alle novità e al tempo che passa davvero encomiabile. Il primo test - ricorda il generale Goretti - lo facemmo ai primi degli anni Duemila con i primi Predator assegnati all’Aeronautica (i velivoli senza pilota: ndr) una macchina per i tempi assolutamente avveniristica e di grande impatto su qualunque reparto. I Predator fin dall’inizio si rivelarono molto efficaci nell’azione di intelligence e fornirono indicazioni molto utili sul loro livello di operatività grazie proprio alla capacità mostrata dal personale di sapersi applicare a questi nuovi sistemi. Inevitabile a quel punto non proseguire quel piano di innovazione puntando ancora su questa base per investire uomini e mezzi sul programma F35, il velivolo più avanzato di tutti i tempi».
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