Giovedì 06 Novembre 2025 | 15:59

Cellulare ai ragazzi? Cambia il mondo! I veri pericoli sono altri

Cellulare ai ragazzi? Cambia il mondo! I veri pericoli sono altri

 
Lino Patruno

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Lino Patruno

Cellulare ai ragazzi? Cambia il mondo! I veri pericoli sono altri

È vero, col cellulare si può finire in un mondo virtuale che prima non esisteva. Ma c’è appunto il mezzo tecnico per rassicurarsi

Giovedì 06 Novembre 2025, 13:47

Partiamo con una premessa alla larga per arrivare a una conclusione magari imprevista. Vediamo gli occhiali di ultima (ma fra poco penultima) generazione del più noto produttore al mondo. Li metti e possono fare video e foto. Li metti e ti fanno ascoltare musica. Li metti e inquadrando un monumento o un edificio storico te ne raccontano vita, morte e miracoli. Li metti e possono tradurre in tempo reale e in una lingua scelta tutto ciò che si ascolta. Prezzo non molto più alto di un paio di occhiali qualsiasi. Penultima generazione perché oggi non fai in tempo ad acquistare elettronica che il giorno dopo ne arriva una più aggiornata e sofisticata. Vedi i cinesi, seriali perfezionatori di roba altrui. Hanno già lanciato occhiali che, a proposito di traduzione, la fanno apparire scritta sulle lenti in quasi tutte le lingue del mondo. La domanda è chi in un futuro non lontano si preoccuperà di impararle da sé.

Ma come tutti i progressi, c’è il lato oscuro. La violazione della privacy, ad esempio. Tu stai parlando, magari confidenzialmente, con qualcuno, e quello ti riprende contro la tua volontà. E poi chissà che uso ne fa. Ma è tempo di Intelligenza artificiale, che in fondo è Intelligenza umana amplificata e assistita, e figuriamoci queste preoccupazioni. Che sono di altro tipo. Nessuno vuole scoprire il cucco. Ma siamo già nel campo delle invenzioni, anzi manomissioni della realtà. Vedi un Trump venefico in tutto. Non solo Gaza trasformata in una Miami mediterranea per le vacanze dei ricchi del mondo al posto dei palestinesi. Ma lui medesimo con tanto di corona reale in testa. O che da un aereo irrora di suoi diarroici residui i manifestanti contro di lui. Il top di rispetto umano e di civiltà istituzionale e democratica. Trumpate.

Sempre a proposito di uso improprio, va alla grande in questi giorni tutto il dileggio comico e urticante contro i reali, quelli inglesi in testa, creato appunto dalla IA. Si può prendere una foto (quindi statica), dare movimento ai protagonisti e, chessò, far cantare loro una canzone. O fargli fare di peggio. Magari clonarli e farli apparire in un altro posto: dove per caso si rapina una banca. E tu staresti lì. Capito il pericolo?

Ma l’«Ia» regala tempo, ti aiuta a fare i compiti, quando non cerchi la furbata di farteli fare da lei. Dialogando con te, ti può aiutare a ragionare, a sviluppare senso critico come pure a spegnerlo. Ti può aiutare a creare, ma può anche fare di te un consumatore passivo con informazioni che ti arrivano già confezionate. Ti può aiutare a cercare notizie che non hai come pure a dartele errate sapendo di farlo. Ma creando un video può farti capire come il riscaldamento atmosferico fa sciogliere i ghiacciai. Insomma può fare bene o male. Il peggio è non conoscerla e demonizzarla.

E qui si conclude la premessa, magari premessona. Il bello (anzi il brutto) è che in tutta questa vertigine un po’ da fantascienza, in tutta questa (anche) inquietudine, l’oggetto più pericoloso da cui guardarsi, di cui temere per la crescita dei nostri ragazzi, da considerare possibile fonte di ogni insidia è ritenuto il cellulare. Per chi vuole evitarne un uso che può portare in recessi tenebrosi c’è il «parental control», fai un clic e stai tranquillo. Ma se prima i nostri figli avevano il diario personale (più inaccessibile del Louvre di Parigi), se prima si scambiavano letterine, se prima si sentivano per ore al telefono fisso, se prima si parlottavano fra loro, ora tutto questo non c’è più. Ora quasi tutto si svolge sul cellulare. Il cellulare è la nostra protesi, la nostra aria vitale, la nostra insostituibile impellenza. Dipendenza? Schiavi? L’unica schiavitù necessaria se non si vuole l’isolamento, l’emarginazione, il silenzio tombale. È cambiato lo strumento, quale problema? Uno strumento, solo uno strumento.

È vero, col cellulare si può finire in un mondo virtuale che prima non esisteva. Ma c’è appunto il mezzo tecnico per rassicurarsi. E se ora sul cellulare i nostri figli passano ore a vedere video, prima li scaricavamo davanti al televisore. Mai prima dei 12 anni, dicono gli esperti. Battaglia perduta, perché in molti (sempre più) lo hanno già dalle medie, se non le elementari. E per i genitori è una forma di sorveglianza, non di resa o di diserzione. E se qualcuno lo ha e altri no, che succede fra amichetti, che succede in una classe? Tagliati fuori dalle prime amicizie, dai primi gruppi? Tagliati fuori dalla propria autostima? Che ora passa anche dal cellulare, non facciamo i verginelli.

Anche per il cellulare il peggio non è riconoscerlo, ma demonizzarlo. Col coltello si può tagliare il pane o ammazzare qualcuno. Meglio insegnare (a scuola) ad usarlo che a caricarlo di ogni rischio. Nel tempo degli occhiali che fanno prodigi meno per la vista che per altro, vai a vedere che è il cellulare il nemico pubblico numero uno.

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