Martedì 30 Dicembre 2025 | 15:06

«Ha fatto intervenire il figlio del boss per un incidente al furgone delle consegne», ai domiciliari dipendente della Levante e un Capriati I NOMI

«Ha fatto intervenire il figlio del boss per un incidente al furgone delle consegne», ai domiciliari dipendente della Levante e un Capriati I NOMI

 
Redazione online

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Bari, operaio rifiuta di lavorare gratis dopo incidente con mezzo aziendale, il datore chiama esponente clan Capriati per convincerlo: 2 arresti

Il responsabile della ditta aveva chiesto 23.400 euro all'autista del mezzo da «ripagare» con lavoro non retribuito. Ma la vittima ha registrato tutto ed è andato dalla polizia

Giovedì 06 Novembre 2025, 11:13

17:44

Avrebbe costretto un dipendente a lavorare gratis per ripagare il danno causato a un mezzo aziendale, e dopo il suo rifiuto si sarebbe rivolto a un personaggio del clan Capriati di Bari vecchia. E' per questo che la Polizia ha eseguito un'ordinanza di arresti domiciliari firmata dal gip Gabriella Pede e chiesta dalla Dda di Bari nei confronti di due persone, accusate di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. 

Gli arrestati sono Giuseppe Morea, 48 anni, di Bari e Francesco Capriati detto Ceschetto, 48 anni di Bari, ritenuto appartenente all'omonimo clan. L’inchiesta è nata dalla denuncia di un operaio di una ditta di trasporti, la Levante Logistica, che ha raccontato agli investigatori della Squadra Mobile di essere stato vittima di pressioni e minacce. L’uomo, dopo aver causato un incidente stradale con il mezzo aziendale che a dicembre 2024 aveva riportato gravi danni, si era visto chiedere da Morea (responsabile dell'area automezzi della Levante Logistica, società che lavora anche per Amazon) un risarcimento di 23.400 euro. Per estinguere il presunto debito, l’operaio avrebbe dovuto lavorare gratuitamente per un’altra società di trasporti collegata alla prima.

Al suo rifiuto, il responsabile dell’azienda avrebbe coinvolto Capriati, noto esponente dell'omonimo clan e figlio dello storico boss Tonino, che avrebbe tentato di convincere con metodi intimidatori il lavoratore ad accettare l’accordo durante un incontro in un bar di Valenzano del febbraio 2025. La vittima ha registrato alcune delle conversazioni con il responsabile aziendale e le ha portate ai poliziotti.

Le indagini, condotte dalla Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile, hanno consentito di ricostruire nel dettaglio la vicenda, accertando che la richiesta economica non aveva alcun fondamento giuridico. L’approfondimento delle norme del contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) ha infatti chiarito che l’azienda non poteva più avanzare pretese nei confronti dell’operaio, essendo la contestazione tardiva e non conforme alla legge.

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