Sabato 27 Settembre 2025 | 14:54

Ma una scintilla di guerra incombe su di noi

 
Lino Patruno

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Lino Patruno

Ma una scintilla di guerra incombe su di noi

Oggi non si sa se sia ancora in vigore l’articolo 5 della Nato secondo il quale tutti i Paesi alleati reagiranno se uno solo di loro sarà attaccato. Neanche Putin lo sa, ma intanto verifica

Sabato 27 Settembre 2025, 13:00

Noi che non abbiamo mai visto una guerra. Noi che da 80 anni viviamo una pace senza aver mai pensato che potesse cambiare. Ma può succedere. Può succedere di trovarci in guerra. Può esplodere qualcosa che sembra impossibile. Quando il presidente Mattarella ha parlato del 1914, non faceva allarmismo, figuriamoci Mattarella. E nel 1914 nessuno pensava a una guerra mondiale nonostante i nazionalismi e le rivalità imperialistiche. Ma un nazionalista serbo, un cane sciolto oppure no, va ad assassinare l’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria-Ungheria e la moglie, e il mondo precipitò in uno spaventoso massacro. La provocazione improvvisa. L’incidente del Golfo del Tonchino mai avvenuto ma spacciato ad arte scatenò nel 1964 la guerra del Vietnam. Ma sempre, se non c’era ancora guerra, c’era un’aria cupa e tesa come oggi, che ci chiediamo cosa può succedere, e diciamo «basta» quando sentiamo parlare soprattutto di Gaza dopo esserci quasi abituati all’Ucraina. E c’erano governi incerti come ora. E Paesi aggressivi e scriteriati come ora. Putin manda droni e jet sulla Polonia e sull’Estonia, che sono Paesi Nato senza che la Nato per ora faccia altro che alzare la voce e aerei in volo dimostrativo. Poi droni sulla Romania, Paese dell’Unione europea. Putin prova a vedere cosa succede, se c’è reazione. Provoca. Misteriosi droni volteggiano a più riprese sugli aeroporti di Copenaghen e Oslo. E sull’Ilva e sulla raffineria Eni di Taranto. Un jet russo sorvola una fregata tedesca, quattro attorno all’Alaska americana. Quando nel 2015 un Sukhoi russo sconfinò per soli 14 secondi nel cielo della Turchia, fu immediatamente abbattuto. Ma Mosca ora ha già detto: se li abbattete sarà guerra. Il capo del ministero statunitense della guerra convoca tutti i generali.

Oggi non si sa se sia ancora in vigore l’articolo 5 della Nato secondo il quale tutti i Paesi alleati reagiranno se uno solo di loro sarà attaccato. Neanche Putin lo sa, ma intanto verifica. Dopo la Crimea (annessa senza alcuna reazione e con un referendum truccato) e dopo l’Ucraina, nel mirino potrebbero esserci altri Stati già parte dell’impero sovietico fino alla caduta del Muro di Berlino. Non a caso sono quella Estonia, quella Lituania e quella Lettonia che hanno la più alta percentuale di spesa militare al mondo pur con sei milioni di abitanti complessivi. E una scintilla come il tristemente noto Corridoio per Danzica («possiamo tutti morire per Danzica?») si teme possa essere l’enclave russa di Kalinigrad, alla quale si arriva con un treno che costeggia il confine con la Lituania: volendo, pretesto ideale per prendersi tutto. Per la prima volta dopo Hiroshima e Nagasaki si risente parlare di atomica il cui solo nome finora garantiva una sia pur minacciata pace: non può esserci guerra perché distruggerebbe il mondo. Ma ci sono anche le atomiche «tattiche». E intanto un’altra miccia meno visibile è in funzione, quella tecnologica che manda in tilt gli aeroporti di mezza Europa. E che forse è la più pericolosa di tutte.

La reazione di Trump è dichiararsi «deluso» da Putin. Trump presidente di quella America che, facendone parte e gran parte, finora garantiva il mondo occidentale e non solo. Insomma il mondo libero, nonostante questa libertà sia usata da chi ne gode per attaccarlo e disprezzarlo. Ma Trump è ormai un dittatore che familiarizza con quelli come lui, a cominciare appunto da Putin. E se dice che in caso di attacco alla Polonia la Nato reagirà, si tratta di indovinate cosa dirà il giorno dopo. Intanto l’Europa divisa e impotente si accinge a riarmarsi come mai dopo Hitler. E l’Italia dice che non sarebbe pronta a fronteggiare un attacco. L’instabilità è diventata la regola. E con l’instabilità, le nostre paure. Davvero può succedere? Nessuno nel 1938 immaginava cosa sarebbe successo tanto che nessuno mosse un dito perché non succedesse, anzi.

Ha scritto Giuliano da Empoli nel suo ultimo libro: «Capisco da molti segni che questo momento è vicino». La luce, aggiunge, potrebbe spegnersi. E poi la violenza. Con democrazie dubbiose e incerte, i più violenti sentono il richiamo. Lo sentono quelli che amano il conflitto. La sentono quelli che cercano il peggio ritenendosi esclusi dal meglio. Lo sentono i deboli e gli eccitabili. Lo sente il provocatore isolato o no. Lo sente il «pazzo». Lo sente la possibile «scintilla». L’assassinio di Kirk in America ha generato una messinscena simbolicamente non lontana da quella immaginata nel film Civil war su una guerra civile in America. Ma è la stessa che altrettanto simbolicamente aleggia in Europa proprio quando si sfaldano le solidarietà e le alleanze di protezione. Noi non sappiamo cosa sia una guerra avendone sentito soltanto parlarne. Avendola vista solo in tv. Però ci chiediamo con incubo cosa vivranno figli e nipoti. Magari non ci sarà una guerra anche da noi. Non vogliamo sentirne parlare ma siamo tutti sotto attacco e l’oscurità incombe.

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