Giovedì 11 Settembre 2025 | 23:22

Guerra in Ucraina: tutti i nodi giuridici sulla via della pace

 
Ettore Jorio

Reporter:

Ettore Jorio

Guerra in Ucraina: tutti i nodi giuridici sulla via della pace

Il tema delle trattative al di là delle difficoltà per molti versi insuperabili, genera un dubbio che va ben oltre la capacità diplomatica

Giovedì 11 Settembre 2025, 14:00

Trump recita il suo ruolo di negoziatore tra Russia, Ucraina, Ue e Gran Bretagna. Dopo l’incontro a due con Putin, presumeva di farne uno a tre, salvo poi cambiare idea nel senso di proporre un incontro (che non si farà mai) tra i due belligeranti: Putin e Zelens’kyj. Vedetevela per conto vostro, poi, se siete vicini all’accordo arrivo io a celebrare la pace. È quanto ha deciso di fare il Tycoon. La speranza è grande, a che un siffatto iter diplomatico possa mettere da parte le atrocità che si registrano in Ucraina e in Russia. Ma tantissime sono le riserve. La recente proposta di Putin di fare l’incontro a due con Zelens’kyj a Mosca si contrappone a quella di quest’ultimo di volerla fare a Kiev, rendendo così vana ogni possibilità di sedersi ad uno stesso tavolo. Intanto i russi deflagrano i cieli e la terra ucraini.

Il tema delle trattative al di là delle difficoltà per molti versi insuperabili, genera un dubbio che va ben oltre la capacità diplomatica. Infrange nei confronti dell’esercizio del diritto utile a mettere d’accordo le due parti in conflitto. Ciò perché, nel mentre dovrebbero negoziare gli estremi di una «resa» - in quanto tale è stante le proposte in gioco -, le due parti confliggono pesantemente, con una Russia che prevale tanto sul piano militare.

L’errore d’ipotesi europeo e di Biden di supporre che una Ucraina, imbottita di armi, avrebbe potuto vincere la guerra con la patria degli Zar ha fatto sì che ciò che si sarebbe potuto fare tre anni fa è diventato difficile oggi, con oltre mezzo milione di morti sulle spalle.

Il disegno diplomatico La negoziazione della pace deve passare per due elementi difficili a coniugarsi: la velocità del «progetto salva vite» e il potere di obbligarsi a rispettare le condizioni negoziali. Un tale binomio comporta, prioritariamente, l’accertamento del dovere/diritto che ha Zelens’kyj di contrarre e mantenere l’impegno verso la Russia. Una verifica dal cui esito positivo dipende la velocità della deposizione delle armi che fanno stragi di bambini, donne e uomini.

Per fare ciò occorre capire cosa consente a Zelens’kyj, in regime di prorogatio, la Costituzione ucraina approvata il 28 giugno 1996 dalla Vedomosti Verkhovna Rada. La Costituzione modificata due volte nel 2019, con la previsione di adesione all’UE e alla Nato (Porošenko) e la cancellazione dell’immunità parlamentare (Zelens’kyj). Ciò in quanto, prescindendo dalla entità dei territori da scambiare (secondo Trump, da acquisire secondo Putin), l’Ucraina dovrà scindere una parte consistente della sua area nazionale (di 53 mila km2) per cederla alla Federazione russa, corrispondente al Donbass, modificando così di tanto i propri confini nazionali.

L’evento del 2014 della cessione territoriale della Crimea alla Russia rappresenta di certo un precedente procedurale del quale tenere nel dovuto conto, sul piano dei ruoli e degli adempimenti istituzionali resisi a suo tempo necessari: un presidente pienamente in carica: Petro Oleksijovyč Porošenko; una occupazione militare russa che impose l’11 marzo l’istituzione di un governo locale di Crimea; la celebrazione di un referendum sull’autodeterminazione della penisola, che registrò il 95,32% di voti favorevoli alla annessione alla Russia, formalizzata poi dai nuovi decisori governativi crimeani. Di certo, la negoziazione, che si spera pronta ad iniziare e a concludersi, registrerà un verosimile vulnus non di poco conto rispetto a quanto avvenuto nel 2014, atteso che il presidente Zelens’kyj è in prorogatio. Allo stesso modo sono precarie le condizioni rappresentative dei componenti della Verkhovna Rada, che esprime la volontà sovrana del popolo. Il Parlamento ucraino attuale è infatti influenzato dalla legge marziale in vigore dal 24 febbraio 2022, con un termine di mandato scaduto nel 2023, che solo la guerra lo mantiene in carica.

I problemi sul tappeto Il presidente Zelens’kyj in prorogatio ha la potestas giuridica di trattare la scissione di una parte del territorio ucraino per annetterlo alla Federazione russa? Il combinato disposto degli articoli 8, 9 e 17 della Costituzione ucraina sembrano negarlo. Indubbia la sovranità del popolo e il principio dello stato di diritto (8). Altrettanto indiscutibile il preventivo consenso della Verkhovna Rada a perfezionare ogni genere di accordo/trattato internazionale (9). Irrefutabile la protezione della sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina (10), con impossibilità di modificare i confini nazionali senza una modifica in tal senso della Costituzione.

Una lettura enigmatica, questa, che impone un ulteriore dubbio: sono abilitati in tal senso un premier e un Parlamento, entrambi scaduti, a perfezionare in regime di prorogatio atti di concessione di diritti a salvaguardia costituzionale, riconosciuti da norme ad azione diretta, in favore di uno Stato straniero? Una risposta che merita qualche seria riflessione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)