Un messaggio potente che punta a rompere il tetto di cristallo dentro il quale sono imprigionati i più fragili, quasi condannati ad una vita di sussidiarietà piuttosto che di attività. Pasquale Ferrante, vicepresidente vicario di Legacoop Puglia al tavolo durante la presentazione del report della Caritas diocesana di Bari Bitonto prende appunti durante tutti gli interventi. La sua presenza è di chi ogni giorno si confronta con una umanità molto simile e trasversale rispetto a quanti vengono accolti nei centri di ascolto.
«Dobbiamo essere in grado di rigenerare le capacità delle persone, non di assisterle – commenta -. Basta con lo stereotipo dello straniero, del povero che “sceglie” di essere povero. Ormai è da tempo che la povertà è diventata un problema strutturale che non si può più affrontare con interventi spot. Tutti noi dobbiamo assumerci la responsabilità di stare accanto alla politica per intermediare la creazione e distribuzione del valore più equa».
In un sistema dove la casa e un lavoro non bastano a garantire il benessere, significa dover costruire nuovi argini dove la dignità delle persone si può e deve rispettare.
«Solo ripartendo dal lavoro si può invertire questa rotta – spiega Stefano Frontini, segretario generale Uil Puglia -. La disoccupazione in termini assoluti diminuisce ma non la precarietà lavorativa perché l’occupazione non è più un fattore di protezione dalla povertà».
E poi c’è Jafor e il suo sorriso mentre racconta di come la Caritas lo abbia aiutato trovandogli un rifugio e sostenendolo nella sua ricerca di un impiego. «E’ un bravissimo cuoco che arrivato dal Bangladesh oggi lavora nella ristorazione. Un percorso che ha voluto e si è costruito pezzo dopo pezzo», spiegano dalla Caritas diocesana.
Un impegno di rete come i due servizi di accompagnamento avviati in Caritas da pochi mesi: «Sicar-hub» che punta a facilitare l’accesso alle prestazioni sanitarie di chi rischia di non poter accedere alle cure e «Le ali di Bartimeo» che invece punta a facilitare l’incontro con il mercato del lavoro. Un camminare al fianco per cercare di ricucire diritti lacerati.
















