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Il governo è nel mirino: la riforma ha risvegliato i giudici «combattenti»

Il governo è nel mirino: la riforma ha risvegliato i giudici «combattenti»

 
bruno vespa

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bruno vespa

Il governo è nel mirino: la riforma ha risvegliato i giudici «combattenti»

Si può star certi che siamo soltanto all’inizio di una guerriglia ancora molto lunga e insidiosa

Sabato 09 Agosto 2025, 13:55

Una notte d’estate di trent’anni fa, a Cortina, Piercamillo Davigo, il Dottor Sottile di Mani Pulite, mi raccontò l’apologo del topo con le corna. C’era una volta un gruppo di topini furbissimi che uscivano da un buchetto, rubavano il formaggio e scappavano in tempo prima che il gatto li acciuffasse. Un giorno uno di loro, per farsi bello, indossò un paio di corna, ma quando arrivò il gatto esse gli impedirono di entrare nel buchetto e il gatto… Era la risposta di Davigo alla mia obiezione che Berlusconi, al contrario di tutti gli altri grandi imprenditori, era stato lasciato in pace fino alla sua discesa in campo. («Paga i politici trasmettendo i loro spot elettorali», mi disse Di Pietro nel ‘93). Entrando in politica, il Cavaliere aveva indossato le corna. Dunque….

Il governo Meloni ha indossato le corna approvando la legge costituzionale sulla separazione delle carriere, dopo trent’anni di vani tentativi del centrodestra. Di qui un risveglio generalizzato dell’ala combattente della categoria. Noi non crediamo ai complotti come «intesa segreta tra poche persone volta a rovesciare un potere o a danneggiare qualcuno» (Treccani). Lo fu quello di Mani Pulite contro Berlusconi. Qui c’è qualcosa di diverso e di più esteso.

È una chiamata globale alle armi («Resistere, resistere, resistere!», incitava Francesco Saverio Borrelli), un’azione resistenziale con atti singoli come quelli dei Gap all’inizio della Repubblica di Salò. Si spiegano così decisioni assolutamente anomale come il ricorso diretto per Cassazione, senza passare per l’appello, contro l’assoluzione di Salvini per il caso Open Arms. L’ ‘applicazione’ nella sezione migranti della Corte d’appello di Roma di magistrati che in primo grado si erano pronunciati contro l’invio di Albania di persone da rimpatriare perché ripetessero il loro giudizio. L’esproprio al governo e al parlamento del potere di stabilire quale sia un paese sicuro. (Tesi recepita purtroppo dalla Corte del Lussemburgo, con grande scandalo di Macron e di Merz, oltre che di Meloni). Fino alla surreale vicenda dell’esclusione del presidente del Consiglio dalla richiesta di rinvio a giudizio di Piantedosi, Nordio e Mantovano per la vicenda Almasri. Chi conosce Giorgia Meloni sa che non esiste un solo dossier, anche di scarsa rilevanza, che sfugga alla sua attenzione. Figuriamoci un caso come questo. Il Tribunale dei ministri non ha avuto il coraggio di sputtanare urbi et orbi il capo del governo, ma ha messo una toppa peggiore del buco. Il governo sbagliò a suo tempo a non opporre subito - pare per ragioni di trasparenza - il segreto di Stato come avevano fatto altri gabinetti in situazioni analoghe. Ma c’era stata da poco la ritorsione iraniana su Cecilia Sala dopo l’arresto in Italia di un prezioso ingegnere persiano. E il generale Caravelli, benemerito capo dei nostri servizi per l’estero, aveva ammonito sulle possibili conseguenze fisiche ed economiche del trattenimento di Almasri per cui il rimpatrio era un olio di ricino che dovevamo bere. I tre inquisiti se la caveranno con il rigetto in sede parlamentare della richiesta di rinvio a giudizio. Ma si può star certi che siamo soltanto all’inizio di una guerriglia ancora molto lunga e insidiosa.

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