Domenica 07 Settembre 2025 | 03:36

Il perdente Putin: forte con i deboli, debole con i forti

 
Francesco Nicola Maria Petricone

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Francesco Nicola Maria Petricone

Vladimir Putin

Sabato 12 Luglio 2025, 14:00

Forte con i deboli e debole con i forti. Sempre stato così il perdente Putin. Ricercato dalla Corte penale internazionale con l’accusa di essere responsabile del crimine di guerra più ignobile e vile: sequestro e deportazione di minori, innocenti ucraini. Per questo, è rimasto a casa, lontano dalla XVII Conferenza della BRICS organizzata a Rio de Janeiro lo scorso 6 e 7 luglio dal presidente Lula che si dice sarebbe stato pronto ad assicurarlo alla giustizia. Perché ha paura. Se va bene, di finire arrestato e sul banco degli imputati a L’Aja per il genocidio che sta conducendo da oltre tre anni e mezzo in Ucraina. O di fare la stessa fine che sta decidendo per i suoi ministri, oligarchi, lo specchio del suo fallimento. Come il deposto, più che dimissionario, ministro dei trasporti, Roman Staravoit, trovato morto il giorno stesso dell’avvicendamento, a pochi metri dalla sua Tesla. Con un proiettile nella testa e la pistola lontana dal corpo. O forse come i tanti funzionari e generali caduti «accidentalmente» dai piani alti di grattacieli moscoviti.

Per questo, dal Cremlino scarica ogni notte centinaia di droni sul territorio ucraino. Salva scagliata contro civili inermi, costretti a rintanarsi nei rifugi della metropolitana, in mancanza della indispensabile difesa aerea che Kyiv sta aspettando da oltre un mese da Stati Uniti e Unione europea.

Perché l’inquilino del Cremlino sa di essere sconfitto sul campo dove gli ci vorrebbero o t t a n t a n o v e anni per piegare la resistenza di Zelenskyy. E non conosce altro metodo per imporsi che il terrore.

«Se i paesi Baltici e la Polonia non abbandoneranno il fronte occidentale, saranno i prossimi ad essere annichiliti» ha fatto dire l’altro giorno all’invisibile Lukashenko, specchio della sua debole forza.

Debole, perdente e sempre più solo appare il presidente del paese aggressore dell’Ucraina. Al contrario, del presidente Zelenskyy che continua a mietere consensi e stringere alleanze internazionali. E non solo in Occidente. Ultima ma non ultima quella dell’Azerbaijan e dell’Armenia che si sono incontrati ad Abu Dhabi per accordi di pace di lunga durata. «L’Azerbaijan non arresterà i propri cittadini che hanno combattuto o stanno combattendo al fianco delle Forze Armate Ucraine, ma sì arresterà quelli che hanno combattuto o stanno combattendo al lato della russia» con la minuscola, ha detto il presidente azerbaigiano Ilham Aliyev.

Continua l’isolamento di Putin a livello internazionale. Non solo in Occidente. Alleato di stati canaglia, unici ormai a subirne le minacce. Inane di fronte l’entusiasmo e il consenso che circonda in tutto il mondo il presidente dell’Ucraina, Zelenskyy. Che ha fatto della resistenza al debole terrore russo la chiave della forza dei valori dell’Occidente, non solo del suo paese. Libertà, democrazia e indipendenza.

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