Domenica 07 Settembre 2025 | 10:35

Tra sangue e fatica reagire contro Putin una volta per tutte

 
Francesco Nicola Maria Petricone

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Francesco Nicola Maria Petricone

Tra sangue e fatica reagire contro Putin una volta per tutte

Molto più che lacrime e sangue. Anche fatica e sudore. Perché quel «blood, toil, tears, and sweat» di Churchill, tante volte citato a sproposito nei decenni successivi, chiamava ad un impegno inimmaginabile

Martedì 01 Luglio 2025, 13:00

Molto più che lacrime e sangue. Anche fatica e sudore. Perché quel «blood, toil, tears, and sweat» di Churchill, tante volte citato a sproposito nei decenni successivi, chiamava ad un impegno inimmaginabile. Fronteggiare una tirannia mostruosa. Oggi come allora da oltre tre anni e mezzo è quello che continua ad affrontare l’Ucraina. Bombardata, coventrizzata si sarebbe detto un tempo, da centinaia e centinaia di droni, missili, siluri del perdente Putin. Perché non c’è dubbio che sia uno sconfitto il ricercato dalla Corte penale internazionale per i crimini di guerra di sequestro e deportazione di decine di migliaia di piccoli ucraini innocenti. Tanto colpevole da proporre uno scambio di ventimila di loro con i suoi prigionieri di guerra. Sconfitto sul campo. Milletrecento soldati russi morti ogni giorno, oltre un milione dall’inizio del conflitto, con situazioni tragiche al fronte, dove quei militari sono ormai in condizioni disperate. Tanto, da aver fatto registrare episodi documentati di antropofagia fra di loro.

E allora? Che manca perché questa fatica e questo sudore, incommensurabili, ucraini interrompano l’oceano di sangue e lacrime versate su quella terra dal 24 febbraio 2022? Forse gli Alleati pronti a fronteggiare sul campo un’invasione e un’aggressione non provocata. Al contrario dell’Asse dell’aggressore, ora come allora: Russia, Cina, Iran, Corea del Nord. Tutti coinvolti nei bombardamenti di palazzi, chiese, ospedali, scuole. «477 droni erano nei nostri cieli, i russo-iraniani Shaheds, oltre a 60 missili di vario tipo. I russi hanno preso di mira tutto ciò che sostiene la vita» ha scritto Zelensky su X ieri l’altro. Perché il tempo stringe per l’aggressore Putin, sempre più a corto di risorse e di consenso, assecondato forse proprio dalla tiepidezza di quei Paesi che dichiarano di essere schierati al fianco di Kyiv. E rispondono alla tirannia con le armi della democrazia.

Per quanto? Mentre si calcola quanto potrà durare ancora l’aggressione russa a Est o a iniziare a Ovest dell’Ucraina, da quando Trump è arrivato alla casa Bianca gli attacchi di Putin in Ucraina sono triplicati. E piano piano quelle miniere di terre rare nel Donetsk, oggetto di accordo tra Stati Uniti e Ucraina, saccheggiate dai russi.

«La Nato minaccia Putin come un lucchetto un ladro» girava sui social l’altro giorno. «E voi mi domandate quale è la nostra politica? Resistere all’aggressione più inumana nella storia con tutte le nostre forze per terra, per mare e per aria, per sconfiggere la più terribile e mostruosa tirannia della umanità, mai superata nell’oscurità più profonda del crimine umano». Ora, come allora. È necessario averne consapevolezza e reagire. Una volta per tutte. Prima che sia troppo tardi. E della fatica e del sudore non vi sia più traccia. Ma restino solo lacrime e sangue.

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