Domenica 07 Settembre 2025 | 07:43

Il lupo travestito da nonna: Putin gioca a non svelarsi

 
Francesco Nicola Maria Petricone

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Francesco Nicola Maria Petricone

Vladimir Putin

Il lupo che si traveste da nonna, a seconda della tragica convenienza. Questo è il presidente del Paese aggressore dell’Ucraina. Sempre stato

Domenica 22 Giugno 2025, 13:00

Il lupo che si traveste da nonna, a seconda della tragica convenienza. Questo è il presidente del Paese aggressore dell’Ucraina. Sempre stato. E non ama rivelarlo, per non scoprire il suo bluff.

Ché è ciò che più gli costa. Ora, invece, di fronte all’emergenza inattesa e per lui sorprendente dell’attacco di Bibi a Teheran, annaspa. «Imporre un cambio di regime all’Iran sarebbe una violazione grave», dice pubblicamente il ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra. Il crimine più efferato e odioso, quello del sequestro e della deportazione di decine di migliaia di piccoli innocenti ucraini. Perché questo è Putin, da quasi quattro anni responsabile del genocidio in Ucraina.

L’ha detto lui stesso l’altro giorno in diretta televisiva. «L’Ucraina non esiste, è nostra. Tutta».

What else, folks? Che altro vi serve oggi per reagire senza se e senza a questa aggressione non provocata e si ponga fine a questa barbarie? Grazie a Netanyahu, l’inquilino del Cremlino ha subito l’ennesimo smacco della sua campagna terroristica in Ucraina. Non può in alcun modo permettere che Trump, il suo presunto grande amico ritrovato, entri in guerra a Teheran. Tanto meno rinunciare alle migliaia di missili, droni, siluri iraniani a lui necessari per sopravvivere alla resistenza ucraina, sempre più aggressiva. Quei dardi sparati da Teheran alla volta di Tel Aviv, Gerusalemme e Nazareth gli servono come il pane e senza si sta trovando in grande difficoltà. Ancora meno può perdere la faccia di fronte ai suoi presunti alleati, costretti con la forza a condividere il suo stesso destino: Bielorussia, Nord Corea e Iran appunto. Perché una solo cosa sta cercando di fare Mosca.

Resistere, resistere, resistere. Alla disgregazione ormai irreversibile e all’implosione a livello nazionale e soprattutto internazionale.

E Trump? Ha deciso di non affondare il colpo. Perché? Con il Tycoon, come ormai è chiamato dalle sue parti, è sempre difficile da dire. Ma la spiegazione più plausibile è che continui a voler assecondare il perdente Putin, pur traendo il massimo vantaggio dagli eventi, senza sporcarsi le mani. E Kyiv? Ringrazia e persevera nella sua lotta per l’indipendenza e la sovranità del proprio popolo. Soprattutto grata e sempre più vicina ad Israele. Se è vero come è vero che nel 2019 nel mondo le uniche due massime cariche istituzionali ebree dello stesso paese erano ucraine: il presidente Zelensky e Honcharuk premier. Lo stesso giorno veste i panni del lupo e della nonna, l’ex agente Kgb che inaugura ora la nuova stagione globale internazionale. È messo sempre più ai margini tra i suoi stessi compagni di viaggio della BRICS, annichilito da Ucraina, Stati Uniti, Cina. E ora anche Israele. Perché dopo aver dovuto accogliere Assad e perdere la Siria, tutto vorrebbe tranne che ricevere Khamenei. Un fallimento. L’ennesimo. Grazie Bibi.

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