Sabato 06 Settembre 2025 | 12:50

Tra Meloni e Macron euro-prove di intesa nel disordine globale

 
Dorella Cianci

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Dorella Cianci

Tra Meloni e Macron euro-prove di intesa nel disordine globale

Le democrazie e il dialogo diplomatico sono sotto attacco delle «demokrature» ed è per questo che ogni incontro, nel nome della distensione dei rapporti fra gli Stati, è da accogliere come una vera e propria buona notizia

Giovedì 05 Giugno 2025, 13:00

Le democrazie e il dialogo diplomatico sono sotto attacco delle «demokrature» ed è per questo che ogni incontro, nel nome della distensione dei rapporti fra gli Stati, è da accogliere come una vera e propria buona notizia. In fondo, non ce ne sono molte in questo momento.

Mentre scorrono gli 80 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, in Europa, e mentre la parola «pace» è sempre più scricchiolante, è evidente che non si può disperdere l’immenso lavoro politico e diplomatico dei nostri padri fondatori in piccole (o grandi) incomprensioni personali. Macron e Meloni hanno dato una lezione saggia, in queste ore, nel bilaterale a Roma. Non conta quanto questo accordo sia autentico o formale, non conta se i baci sono veri o avvelenati, conta soprattutto - in quest’orizzonte - dare un messaggio d’intesa rispetto a un disordine globale dilagante, reso ancor più pericoloso dall’uragano Trump. «Italia e Francia, fedeli al loro ruolo di Stati fondatori della struttura europea, mirano a rafforzare il loro impegno comune per un’Europa più sovrana, più forte e più prospera, soprattutto per la pace», hanno detto i due Paesi in una dichiarazione congiunta, al termine dei colloqui.

È decisamente un forte messaggio da far arrivare anche alle orecchie americane. Avranno forse compreso, i due presidenti europei, l’importanza del non cercare protagonismi solitari agli occhi di Trump, il quale certamente non ha alcuna intenzione di essere autenticamente collaborativo con l’Europa (e il tema dazi lo dimostra ampiamente)? È l’ora di dimostrare di essere davvero europei, non come parametro escludente verso gli altri, ma per riconoscere a noi stessi una dignità che stiamo dimenticando, soprattutto quando voltiamo la testa rispetto alle armi di Bibi, al suo criminale uso della forza o rispetto «ai due pesi» utilizzati nelle sanzioni alla Russia e mai a Israele.

Non solo. Una migliore intesa europea, così come la stava perseguendo Draghi, potrebbe davvero aiutare l’economia a rilento di questo vecchio e stanco continente, nuovamente in cerca della sua vocazione. Prosperità e pace, ora, qui da noi, non sono più d’attualità, ma potrebbero ritornare protagoniste, se i loro governanti si impegnassero maggiormente nei rapporti diplomatici. Il presidente francese ha poi aggiunto: «L’incontro ha evidenziato forti convergenze sull’agenda europea per la competitività», annunciando un vertice bilaterale, proprio in Francia, all’inizio del 2026. Una buona notizia da non trascurare.

Condividendo, in parte, quanto scritto da «Le Monde», è opportuno sottolineare come la cooperazione europea sia stata messa a dura prova, ultimamente, in tema di dazi e di aiuti all’Ucraina. Meloni e Macron hanno una «innegabile rivalità», ha affermato Marc Lazar, professore all’Università Sciences Po di Parigi, il quale ha anche aggiunto che i due, finora, hanno seguito strategie diverse: Meloni ha cercato, a suo modo, «mediazione e compromesso» con il presidente degli Stati Uniti e Macron ha preferito «una fermezza incrollabile» (che, peraltro, potrebbe essere decisamente fallimentare). Queste differenze, inevitabilmente, secondo indiscrezioni interne, sono emerse anche nell’incontro romano, infatti mentre Parigi afferma di avere «rispetto per coloro che possono mantenere il miglior rapporto possibile con il presidente americano», insiste, dall’altra parte, sul fatto che i negoziati commerciali sono di esclusiva competenza della Commissione europea, provando a emarginare Meloni dal ruolo di potenziale mediatrice.

Siamo sicuri che questa sia la strada migliore? Non potrebbe essere utile a tutti, in Europa, rimettere al centro la mediazione nostrana, affidandola magari a chi riesce a tenere in piedi un dialogo più disteso con l’imprevedibile (e spesso dannoso) tycoon? Non potrebbe essere saggio scegliere la via dell’utile, in questo momento, seguendo l’insegnamento di Machiavelli? La via dell’utile non vuol dire sommarsi alle politiche statunitensi, ma soltanto cercare di trovare la chiave del necessario dialogo, inevitabile su diversi fronti: dalla tragedia di Gaza e ai voltafaccia di Putin in termini di negoziati con Zelensky.

Le differenze fra Macron e Meloni ci sono e resteranno ed entrambi, nelle loro politiche interne, racchiudono notevoli elementi fallaci; tuttavia - a livello internazionale - la cooperazione non può mancare e le divisioni non possono primeggiare, perché c’è la necessità globale di far sentire un’altra voce, un altro tono, un altro metodo, rispetto ai toni violenti che, di questi tempi, arrivano da Ovest a Est.

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