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Rebus regionali pugliesi: Decaro prende tempo e la destra è senza... nome

 
Biagio Marzo

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Biagio Marzo

Rebus regionali pugliesi: Decaro prende tempo e la destra è senza... nome

Paradossi pugliesi. In vista delle prossime elezioni regionali, la politica pugliese è entrata in fibrillazione

Sabato 02 Novembre 2024, 13:50

Paradossi pugliesi. In vista delle prossime elezioni regionali, la politica pugliese è entrata in fibrillazione. A maggior ragione, da quando Michele Emiliano ha deciso di non forzare la mano per il terzo mandato come, invece, sta facendo il suo omologo campano, Vincenzo De Luca. Mentre Emiliano ha una rosa di candidati, Antonio Decaro il petalo più prestigioso, cui passare il testimone, De Luca dovrebbe passarlo, non ad un esponente del Partito democratico, bensì, al pentastellato Roberto Fico. Manco morto, lo sosterrebbe. Ma questa è un’altra storia.

E, comunque, il centrosinistra il candidato in pectore ce l’ha già ed è - come visto - Antonio Decaro, chiuso in un assordate silenzio. Che trova di meglio non esponendosi, dato che nei dettagli si nascondo le sorprese. Lo stanno tirando per la giacca, invitandolo a sciogliere la riserva sulla candidatura alla presidenza della regione Puglia, ma lui non proferisce verbo. Per ora, Decaro presiede la prestigiosa Commissione ambiente del Parlamento di Strasburgo, aspettando il momento opportuno, quando sparirà la nuvolaglia di cui parleremo nei capoversi successivi. Questi dovrebbe sostituire il presidente uscente alla guida della Regione Puglia, nel caso fosse lui il candidato e, nello stesso tempo, vincesse l’elezioni.

La prossima compagine avrà un campo largo affollato. Il Partito democratico avrà nella coalizione una costellazione di forze: l’Italia Viva, Azione e, oltre, numerose liste civiche tra le quali Con, il cui responsabile, da poche settimane è l’assessore, Alessandro Delli Noci, un probabile petalo della rosa dei candidati, se l’ex sindaco di Bari avesse il capriccio di presentarsi. Sui 5s non mettiamo la mano sul fuoco, perché non è detto che presenterebbero la lista, se passasse la linea del loro teorico Marco Travaglio: «Niente alleanze organiche e privilegiate fino alle politiche e faccia Conte opposizione e rifondi il Movimento».

Con questi chiari luna non è detto che I 5s entrino in giunta regionale, al rimpasto che si sta prestando a fare Emiliano, cui il leader stellato ha imposto, per continuare l’alleanza, una sorta di populismo giudiziario senza popolo.

Al contrario, il centrodestra non sa a quale santo votarsi, non avendo, finora, un candidato competitivo a quello, quando sarà indicato, del centrosinistra. Di questo passo, probabilmente, sarà un déjà vu delle Comunali scorse di Bari, in cui candidato a sindaco del centrodestra fu, prendendosela molta comoda, Fabio Romito, scelto come l’agnello sacrificale. Tra i gruppi dirigenti dei partiti della coalizione di centrodestra non è cosa e avendo un buco nero, dovrà rivolgersi al papa straniero. Facile a dirsi è difficile a trovarlo.

Insomma, ci vorrebbe un candidato come Adriana Poli Bortone, che con la civica di destra «Io Sud» ha fatto, in tempi non sospetti, battaglie elettorali comunali e regionali contro tutti e alla fine l’ha spuntata ad essere eletta a sindaco di Lecce, capeggiando la coalizione di centrodestra. Davanti al «vuoto pneumatico» di candidati a sindaco, il centrodestra ha scelto, per forza maggiore, l’usato sicuro. E, comunque, di Adriana Poli Bortone nel centrodestra è un caso più unico che raro. Fermo restando che per una serie di fattori, tra cui in primis la sua elezione a primo cittadina, è inamovibile da Palazzo Carafa. Oppure, bisogna copiare l’esempio Liguria: il civico Marco Bucci che ha portato, inaspettatamente, alla vittoria il centro destra. Manca, però, il Claudio Scagliola pugliese. In una situazione difficile, dopo il terremoto giudiziario che colpì Giovanni Toti, costretto alle dimissioni, dopo mesi di arresti domiciliari.

C’è da fare una osservazione: le inchieste giudiziarie non incidono un fico secco sul risultato elettorale. D’altronde, precedentemente al caso giudiziario ligure, a Bari, le elezioni comunali si svolsero sotto la spada di Damocle delle inchieste giudiziarie e furono vinte dal candidato progressista, Vito Leccese. Eppure ci furono inchieste importanti come il «Codice Interno» che ha portato alla luce un presunto voto scambio politico mafioso che sarebbe stato messo in atto alle comunali di Bari, nel 2019, coinvolgendo l’ex consigliere regionale, Giacomo Olivieri, e la moglie, l’ex consigliera comunale Mari Lorusso, ed anche personaggi di spicco della criminalità locale. In questi mesi, si sta svolgendo il processo. Sempre per il voto di scambio fu indagata: l’ex assessore ai trasporti, Anita Maurodinoia, mentre il coniuge Alessandro Cataldo, responsabile del movimento civico «Sud al Centro», fu arrestato. E non finisce qui. C’è una sorta di suspense sulle municipalizzate Amtab e Amiu, perché la Commissione d’accesso agli atti, inviata dal Ministero degli interni, per valutare eventuali infiltrazioni delle cosche criminali baresi sta per concludere i suoi lavori. Ciò è la prova provata che le inchieste giudiziarie lasciano il tempo che trovano sull’elettorato, interessato più a come si gestisce la cosa pubblica. Così a Bari come in Liguria.

Al dunque, all’elettorato di centrodestra alcun candidato pervenuto, benché lo stato maggiore, nell’assemblea regionale dei giorni scorsi, si sia impegnato che affretterà i tempi per la designazione del candidato. La sinistra ha il candidato delle 500 mila preferenze alle europee, però, prende tempo. Decaro il temporeggiatore. Finché, ci saranno, per dirla con Croce, «i caciocavalli appesi», fuor di metafora, le conclusioni del commissari ministeriali sulle municipalizzate, il silenzio vale più di mille parole.

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