Il Papa ritorna a chiedere giustizia per i migranti ed è contro i trafficanti di essere umani. «Il Signore e con i migranti e non con quelli che li respingono». Francesco ha anche esortato: «Pensate a Lampedusa, pensate a Crotone». Di sicuro, non sta nelle sue corde la «fortezza» che si sta costruendo in Albania, per accogliere i clandestini, con l’assenso pieno del presidente del «Paese delle Aquile», Edi Rama.
Mentre il Pontefice parla, a ragion veduta, di migranti, la Cei attacca, avendo tutte le informazioni dalle Diocesi, la riforma dell’autonomia differenziata, vista come una minaccia all’unità di Italia. Una compagine di forze hanno raccolto le firme per indire il referendum contro l’autonomia differenziata. Una spada di Damocle sulla testa del governo Meloni. Sempre più la Chiesa solleva problematiche sociali, cui il governo finora non ha recepito le istanze. Solo Forza Italia si è mostra più sensibile al mondo religioso e sociale cattolico. Si è saputa rapportare alla Cisl, con la quale ha stretto un rapporto di intenso dialogo. A nostro avviso, c’è un rilancio della dottrina sociale, composta da un «insieme di principi, teorie, di insegnamenti e direttive emanate dalla Chiesa cattolica in relazione ai problemi di natura sociale ed economica del mondo contemporaneo».
Si badi bene che sia lo Stato italiano sia la Chiesa non vogliono vanificare il «sacro» principio laico cavouriano: «Libera Chiesa in libero Stato». Fatto sta che il mondo cattolico è in fermento, non trovando un punto di riferimento sia a destra sia a sinistra. Alcuna nostalgia per l’unità politica dei cattolici, come ai tempi della Dc, tuttavia, la CEI, - lontana anche dalla logica politica dei tempi di Camillo Ruini -, presta parecchia attenzione alle problematiche della migrazione, della povertà, dello Ius scholae, delle carceri, last but least, dell’ autonomia differenziata. Non significa nulla che la presidente Meloni abbia buoni rapporti con Papa Francesco, invitato al G7 di Borgo Egnazia, quando poi la maggioranza non tiene conto delle istanze cattoliche.
Prima il presidente della CEI, Matteo Zuppi, poi il suo vice il vescovo di Cassano allo Ionio, Francesco Savino, hanno sparato alzo zero contro l’autonomia differenziata, i cui interessi non sono a favore delle popolazioni del Mezzogiorno. Una specie di Robin Hood al contrario: toglie al Meridione e favorisce il Settentrione. Vero è che l’Italia a pelle di leopardo, con tante Regioni, rischia un «Far West tra quelle povere». In concreto, la riforma Calderoli senza i Lep - Livelli Essenziali delle Prestazioni - è una scatola vuota. Comunque, per non creare confusione bisogna evitare il passaggio di alcuni poteri centrali alle Regioni, per esempio, la pubblica istruzione e la sanità. Insomma, i Lep vanno necessariamente inquadrati nella vasta e complessa riforma che in Italia, con la legge costituzionale n. 3 del 2001, ha interessato il Titolo V della Costituzione. Da qui, ha preso l’abbrivio la legge sull’autonomia differenziata approvata dopo le elezioni europee scorse.
Al vescovo Savino, ha risposto al calor bianco il presidente del Veneto, Luca Zaia, colui che si è battuto maggiormente per l’autonomia differenziata. Oltre a sentirsi «sorpreso e mortificato», vuol capire se la posizione del vescovo, Francesco Savino, è quella ufficiale della CEI, oppure, è una opinione isolata del vice di Zuppi, che è il responsabile del Mezzogiorno, la cui Regione di appartenenza, la Calabria, è fortemente depressa e in alcune realtà in mano alla Ndrangheta.
Dicendo questo, è fuori strada, le gerarchie ecclesiastiche non parlano a vanvera e nemmeno per sogno esprimono pensieri personali, in special modo, quando si tratta di leggi italiane. A ben pensarci, Zaia non è molto in sintonia con i dettami della Chiesa, essendo favorevole, in particolare, sui diritti Lgbt e sulla eutanasia, ragion per, non è molto ben visto dalle gerarchie. Siccome, la legge sull’autonomia differenziata è una questione puramente politica, non si aspettava una presa di posizione così dura da parte della CEI. La Chiesa non è nemmeno d’accordo con il governo sulla jus scholae. Di là dall’altalenare di Antonio Tajani, la chiesa sullo Ius scholae è per l’approvazione della legge, al contrario, di FdI e Lega fermi su posizioni che non rispecchiano la realtà del Paese. Sulle carceri, la Chiesa ha formulato il «sussidio che vuole essere un segno di attenzione delle Chiese in Italia per quanti sono stati privati della loro libertà personale e di incoraggiamento per coloro che operano nelle carceri». Non c’è paragone con la posizione della maggioranza, benché FI e il Partito radicale stiano facendo visite nei penitenziari, denunziando lo stato disumano in ci vivono i carcerati. Nemmeno l’opposizione trova accoglienza nella CEI, troppo radicale nei diritti civili. Schlein non è il referente, cui la Chiesa italiana vuole dialogare, se, adesso, lei, in rappresentanza dei Dem, è compagna di viaggio sull’autonomia, non significa che sono d’amore e d’accordo, per sempre. Come dire, l’errore sta a monte: la divisione del lavoro sulle riforme tra i tre partiti di maggioranza: l’autonomia differenziata richiesta dalla Lega, il premiarato voluto da FdI e la riforma della giustizia idea chiave di FI. Una trimurti di riforme che non è una sorta di pranzo di gala, anzi tutt’altro. Comunque sia, la Chiesa storce il naso, oltre all’autonomia differenziata, anche sul premierato.
La Lega, con l’autonomia, quel poco di voti che ha nel Meridione se li potrà scordare e FdI, da sempre radicato nel Sud, corrono il rischio di essere sradicati se insistono e, infine, FI vista la malaparata sta prendendo le distanze, avendo il principale serbatoio di elettori proprio nel Mezzogiorno. Perché, FdI, FI e Lega sono in questo impasse, perché hanno un deficit di cultura di riformismo istituzionale. In conclusione, alcuni quotidiani di destra e certuni esponenti della maggioranza di governo, invece, di recuperare il rapporto con il mondo cattolico, tra cui la CEI, gettano benzina sul fuoco, accusando questa di aver preso una sorta di «sbandata» e di fare il gioco della sinistra. Quando mai.