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Gallipoli e il turismo, basta polemiche serve programmazione

 
Biagio Marzo

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Biagio Marzo

Gallipoli e il turismo, basta polemiche serve programmazione

Per molti decenni del Novecento, Gallipoli fu divorata dalla povertà e fu una delle realtà con più malati di tubercolosi e la disoccupazione era la più alta della Puglia

Giovedì 15 Agosto 2024, 13:04

Mi ha sempre incuriosito Gallipoli per il simbolo: il «Gallo», la medesima scelta del simbolo francese, il «Gallo». Probabile, le origini sono dell’epoca tardo - angioina. Il «Gallo» gallipolino e quello francese stanno a significare il simbolo della propria forza e del proprio coraggio. Gente di mare il gallipolino che ha esportato l’una e l’altra, nel Mondo, avendo esercitato il mestiere di navigatore. Gli abitanti della «Bella Città», ospitali e gelosi delle loro tradizioni, si sono trovati di fronte a un improvviso e caotico boom turistico e, in alcune occasioni, per venire incontro alla domanda hanno inciampato dove non dovevano: nell’abusivismo di vario genere. Vale a dire, l’esercizio arbitrale di una attività o di una professione, il cui risultato non è consono alle leggi vigenti. Frequente fu l’abusivismo edilizio che fu un fenomeno molto diffuso nei decenni scorsi. Un pugno nell’occhio è il «Grattacielo» di Corso Roma, la cui costruzione fu permessa dal decreto, del 1966, del Presidente della repubblica, Giuseppe Saragat.

Il sindaco Stefano Minerva, in verità, ha bloccato la speculazione edilizia e ha emanato ordinanze di tutte le specie, ma sono state alcune di queste come le grida spagnolesche, per chi non ha orecchie per intendere. Il gridaio è numeroso, ma poco osservato. Il toponimo Gallipoli deriverebbe dal greco antico «Bella Città» ed è vero Gallipoli è unica per le bellezze paesaggistiche e di beni culturali, nella penisola salentina. In questi ultimi decenni, è diventata meta di un turismo di massa che ha sopperito alla crisi economica del commercio marittimo e della pesca. Il turismo ha cambiato pelle alla Città , con i suoi circa 20 mila abitanti, il cui numero cresce in modo esponenziale l’estate. Siccome non è over tourism, bensì, young tourism, bisogna attrezzarsi per accoglierlo non soltanto sulle spiagge e alla movida, ma con attrattori culturali e centri sportivi. L’esplosione del turismo, se non è accompagnata da una politica di programmazione nei decenni concordata ai diversi livelli nazionali e regionale, alla fine, crea disagi, nondimeno, problemi di ordine pubblico e squilibri dell’ecosistema.

Di là dagli sforzi, non si può cambiare la realtà con un colpo di bacchetta magica. Il problema è la mancanza di civismo, - deficit che si riscontra in molti territori del Sud - e inculcarlo agli autoctoni e ai forestieri, non sempre ci si riesce, dato che ci sono anomalie ataviche. L’esempio più vistoso ascrivibile a forme di non controllo del territorio, il cui risultato ha portato a un dilagante abusivismo, è il caso del sequestro del mercato del pesce. Undici persone indagate a vario titolo per l’occupazione abusivo di demanio marittimo e presenza di illegali somministrazione e consumazione di prodotti ittici. Una vicenda che durava da decenni e per soprammercato ci fu una segnalazione alle autorità nel 2017, che restò lettera morta. Secondo la denunzia le pescherie venivano trasformate in micro-ristoranti, senza il rispetto delle norme sanitarie e igieniche. Fermo restando il potere del sindaco, come mai l’Asl non si è mai interessata di controllare locali adibiti a ristoranti e alla consumazione in genere. I villeggianti scelgono Gallipoli per il suo mare cristallino e per le sue spiagge di sabbia fine. Bene, anzi male se i turisti si imbattono in risse, in Malamovida, e in sparatorie, mettendo la Città e i suoi abitanti in cattiva luce. Di mezzo, ci va la «Bella Città», sfregiata e deturpata da facinorosi che danno sfogo al peggio di se stessi. Mai come quest’anno c’è stato un maggiore controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine e della polizia locale, eppure, le immagini di Gallipoli che non volevamo vedere, hanno fatto il giro dei social. Auto dirette a mare, ignorando il divieto, sono sprofondate nella sabbia. Per giunta, i vigili urbani hanno multato i proprietari delle auto, per aver imboccato la vietata pista ciclopedonale, cioè la pista green. Tuttavia, c’è stato un calo turistico di almeno il 30%, nonostante le 100 mila presenze, per via anche di servizi giornalistici basati su molte fake news e alcune verità, sul commerciante, sul ristoratore e sull’affittacamere privi di rettitudine nel mestiere che esercitano.

Di qui, la conseguente polemica innescata da Flavio Briatore sui prezzi molto alti in Puglia e soprattutto nel Salento. Al che, il sindaco Minerva ha preso le difese della Puglia nonché del Salento ed è nato un botta e risposta tra il sindaco e l’imprenditore. Questi ha minacciando di querelare quegli. Freudianamente parlando, Briatore ha un odio-amore per la Puglia in generale e per il Salento in particolare. Per non farci mancare nulla, è entrata in ballo Nacy Dell’Olio la cui postura è stata pro Briatore. In sintesi, una querelle non campata in aria, tutto sommato, coloro che praticano prezzi esosi ci sono, ma sono mosche bianche ed è meglio, quindi, di non fare di tutta un’erba un fascio. Un controllo maggiore della Gdf e dei Carabinieri dei NAS non dispiacerebbe che punissero coloro che praticano prezzi eccessivi, rovinando l’economia del settore turistico.

Sotto l’amministrazione Minerva di cui lui non c’entra un fico secco, ci sono state delle inchieste su legami illeciti, tra alcuni imprenditori, amministratori, funzionari pubblici e appartenenti alle forze dell’ordine.

Gallipoli è Gallipoli. Nelle notti chiare quando il cielo è trapuntato di stelle da Gallipoli si vedono le luci e i fumi della cattedrale dell’acciaio, Taranto. Gallipoli e Taranto sono lì, nel più grande golfo del Mediterraneo. Città ioniche con storie secolari di mare e di arti marinaresche. Antropologicamente sono accomunate molto dai costumi e dalla cultura: «La Tarantina Gallipoli». Il toponimo Anxa prima di diventare Gallipoli era una colonia di Taranto: usava la medesima moneta con il delfino e viveva di pesca e di commercio. Le due perle dello ionio hanno anche due Castelli aragonesi in comune. Dal porto di Gallipoli partivano navi cariche di olio, in specie, quello lampante verso i porti francesi, inglesi, olandesi, russi e tedeschi. Con l’avvento del petrolio e dell’energia elettrica, l’economia gallipolina entrò in una crisi irreversibile e, di conseguenza, il porto non ebbe più navi ormeggiate ai moli e in rada, come un tempo.

Per molti decenni del Novecento, Gallipoli fu divorata dalla povertà e fu una delle realtà con più malati di tubercolosi e la disoccupazione era la più alta della Puglia. Grazie a dio, sono storie del passato, oggi, c’è il turismo come volano economico e spetta alla comunità gallipolina salvaguardarlo da tentativi di degrado. Consapevole che Gallipoli merita molto di più.

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