Le nubi. La pioggia dell’inchiesta e la valanga di fango che si è abbattuta su Bari ricorda gli tsunami (geografici) che hanno colpito l’Emilia: vista dai droni, dopo l’alluvione, quella regione ha cambiato la sua geomorfologia, ma pochi ne hanno parlato. E’ finita a battibecchi tra il presidente di Regione Bonaccini e il governo Meloni: bazeccole di fronte ad un cambio strutturale della natura in un pezzo d’Italia. Ecco, a Bari sembra accadere la stessa cosa: tutti ne parlano, tutti vogliono sapere tutto degli oltre 100 arrestati che ci sono dietro alla coppia d’oro di Washington Olivieri-Lorusso. E nessuno si chiede: ma questa città, centrodestra o centrosinistra che sia, è cambiata davvero o no?
Tanto per riassumere per sommi capi: la Bari vetrina di Simeone Di Cagno negli anni ’90 (luci, negozi e paillettes – col murattiano perimetrato a via Sparano e il “territorio” del borgo antico inaccessibile ), risorta dalle ceneri del Petruzzelli, è finita con la “primavera pugliese” del Duemila: addio borghesia dei burraco a casa Tatarella e circoli della Vela, largo alla movida e ai turisti di Bari vecchia; addio ecomostri alla Punta Perotti e via ai waterfront e alle rotatorie. Il sogno di Vendola -Emiliano -Decaro si avvera, la Puglia finisce sui principali magazine turistici e l’economia, ripulita dai cravattari, dai palazzinari e dai contrabbandieri, riporta Bari al rango “metropolitano”.
Savinuccio è in carcere da tempo, i clan dei quartieri sono sbrindellati e i “colletti bianchi” collusi si sono addormentati nella sicurezza del pubblico impiego. Poi ci si risveglia, 20 anni dopo, e si scopre che il sogno non era proprio così. Che a Valenzano si costruivano combine alle urne; che i vertici delle principali Agenzie regionali – innocenti, per carità, sino al terzo grado di giudizio – così ripuliti non erano; che negli ospedali o nei trasporti pubblici la “manovalanza” dei clan dettava ancora legge sulle assunzioni, promettendo in cambio voti. E non ci sono primarie, gazebo o tavoli politici che tengano. Anzi, piu’ avanza il civismo a destra e si allargano i campi a sinistra, piu’ c’è n’è per tutti. Insomma, che si chiami estate del centrodestra o primavera della sinistra, la stagione sempre quella è.
La “questione morale”, sin dai tempi del Pci di Berlinguer e del Msi di Almirante, è sempre stata al centro dell’agenda politica. Eppure basta guardare i volti o ascoltare le parole di chi, a vario titolo, c’era in quegli anni, defilato nelle professioni o nella politica. Oggi pare che nessuno conoscesse Olivieri, seppure eletto consigliere regionale prima a destra (FI), poi a sinistra con l’Idv di Di Pietro (correva l’anno 2010) e poi di nuovo a destra, passando dalle primarie a sinistra del 2014 a quelle del centrodestra nel 2019, sempre con una dignitosa valanga di voti. Nel mezzo, nomine consolari, una presidenza alla Multiservizi, due partiti civici con larghi consensi, elezioni della consorte in Comune a destra con successiva virata a sinistra e chi piu’ ne ha piu’ ne metta. Ma, oggi, chi lo conosce?
Anche nel forum tenuto sabato dalla Gazzetta con i due primaristi del centrosinistra, Laforgia e Leccese, sembrava di ascoltare altro rispetto alla Bari che tristemente viene fuori – come spesso accade in tutta Italia, da Tangentopoli in poi – dall’inchiesta giudiziaria: una Bari con meno “fornacelle” sul lungomare e piu’ piste ciclabili, con meno salotti chiusi e piu’ locali aperti in centro, con partiti sempre piu’ deboli e trasversalismi d’interesse, vestiti di civismo, sempre piu’ forti. Olivieri chi? “Venite a votare nei gazebo, c’è un campo largo che vi aspetta e non preoccupatevi, ci sono gli anticorpi a respingere i corpi che si infiltrano”, sembrano dire a sinistra. Mentre a destra sfogliano la rosa dei sondaggi e dei sondati e già temono la sconfitta, al punto da sperare in uno scioglimento dell’amministrazione comunale.
E i baresi? Attoniti. Sono quelli che alzano la saracinesca del negozio ogni giorno per guadagnarsi onestamente il piatto; quelli che vivono nelle periferie provando a tenersi lontano dai clan che ancora le controllano; quelli che vanno in ufficio o in fabbrica per combattere a fine mese con il costo della vita, quelli che prendono l’autobus (in perenne ritardo) sapendo che l’Amtab è “fuori controllo”. Insomma, quei tanti baresi onesti, destra o sinistra che siano, ora dovrebbero rispondere alla chiamata dei partiti e far finta che le liste d’attesa negli ospedali siano sparite, che è meglio si vada tutti in bicicletta come ad Amsterdam anche se qui rischi di essere preso sotto, che puoi parcheggiare pagando solo la sosta al Comune e non il pizzo al parcheggiatore e che nei circoli della politica, a destra o a sinistra, trovi solo dibattiti alti, non tangentari senza scrupoli.
Per carità, i due contendenti alle primarie di sinistra almeno hanno parlato dei loro programmi nel forum della Gazzetta. Ma che bella questa Bari ripulita, nuova, piena di turisti e senza barboni, così attenta al “bene comune” e cosi’ ben collegata dai mezzi pubblici, rivestita a nuovo e senza criminali pronti a scambiare soldi con voti. Soprattutto, che bella la Bari del 2024 senza gli Olivieri che rischiavano di nuovo di “sporcare” le urne della bella politica. A proposito, Olivieri chi?