Sabato 06 Settembre 2025 | 11:25

Autonomia differenziata e quegli strani patrioti che amano l’idea di divisione

 
Alessandra Peluso

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Alessandra Peluso

Autonomia differenziata e quegli strani patrioti che amano l’idea di divisione

Si è smarrito il senso dell’umano, dell’essere politico. Si è perduto ogni orientamento. Anche quello della Costituzione

Martedì 06 Febbraio 2024, 13:45

Affrontare il tema della solidarietà risulta quasi a monte un fallimento, occorre provarci comunque e sfidare un’epoca critica quale è la nostra. La parola - pensate - ha la stessa radice di «solido» indica la solidità di una relazione, di un corpo, ma al contempo possiede l’etimo «soli», «solitario». Sembra bizzarro che essere solidali nella società possa significare sentirsi soli, isolati. C’è chi ha perfino utilizzato tale idea sociale per farne profitto. È accaduto in passato come ancora avviene.

La solidarietà è un sentimento autentico. È un pensiero intimo che muta in azione, (filosofia-pratica), ovvero in un agire per l’altro, a vantaggio dell’alterità senza in cambio ricevere utilità, profitti. Si tratta di «un concetto che indica una relazione basata sulla reciproca fiducia tra gli attori che si vincolano volontariamente a un agire politico comune. Solidarietà non vuol dire altruismo, ma non è nemmeno il condizionamento a beneficio di una sola parte. Chi si comporta in modo solidale è pronto a mettere in conto svantaggi nel breve periodo, confidando nel proprio interesse sul lungo periodo e nel fatto che l’altro si comporterà allo stesso modo in situazioni simili» (Habermas). Comprenderete quanto sia complicato assumersi la responsabilità di essere solidali. Si tratta di una relazione fondata sulla reciprocità, sulla fiducia, sull’onestà: non sono cattive parole, bensì virtù, che in tempi non sospetti si praticavano rischiando talvolta la vita: sia nei periodi di povertà ricorreva il principio di aiuto reciproco, sia durante le guerre, le persecuzioni, periodi difficili che concorrevano non alla solitudine o ancor peggio all’isolamento ma a sentirsi umani, a sentirsi parte di un ideale, di vita. È di umanità che in fondo abbiamo necessità. L’umano si è smarrito. È proprio nell’«Umanità» che Rorty ha scorto la «Solidarietà», il valore dell’altro, la capacità di identificarsi nell’altro. Che fatica! Siamo capaci di identificarci nell’altro?

Risulta più semplice tifare per uno anziché per l’alterità come atto superficiale, iconico. Se la solidarietà è appartenuta a una geografia politica dei rivoluzionari francesi, quale forma di condivisione di ideali, di princìpi democratici, oggi più che un atto politico dovrebbe diventare un atto culturale che da un «io spirituale» dovrebbe risolversi in un «io dialogico» portatore di solidarietà, fraternità, rispetto. Essere solidali in fondo significa essere umani, garantire quel senso di umanità che appartiene a me, a te, a noi tutti. Non ha distinzioni né di circostanze, né di appartenenza. Sono solidale in chi rivedo il volto dell’umano: il bisogno di aiuto. Perdersi in futili inezie social – pensateci – non è solidale, anzi si smarrisce il senso dell’umano, riconoscendo l’altro solo come un capro espiatorio sul quale sfogare le proprie frustrazioni, la propria rabbia.

Che meraviglia sarebbe se la «solidarietà» attraversasse i cuori di ogni individuo, se come una preghiera si rivolgesse all’altro e d’improvviso riconoscesse nell’altro il suo sé, fraterno. Vale la pena essere solidali, vale la pena essere umani e dimostrarsi nell’atto degno di riconoscersi tale. In fondo, se non ci si appella a qualche sentimento solidaristico non si riuscirebbe nemmeno a conciliare le abissali differenze sociali permettendo il crollo di una società ed è ciò che potrebbe verificarsi nello specifico con l’«autonomia differenziata»: un atto di forza praticato da coloro che per non venir meno alle promesse elettorali e vanificare pensieri vaneggiati nei precedenti anni, spesso discriminatori, vogliono realizzarli provocando un disastro per l’Italia. I patrioti che condividono l’idea di divisione. Un paradosso. Non ci si riesce a svegliare dal sonno dogmatico di ideologie effimere che non condurranno a raggiungere nessun bene comune, che non si poggiano su alcun significato se non a quello individualistico di consolidamento del potere carismatico, soltanto drammi sociali che andranno ad affiancare quelli mondiali già esistenti. Si è smarrito il senso dell’umano, dell’essere politico. Si è perduto ogni orientamento. Anche quello della Costituzione, nella quale fra i molteplici diritti e doveri della Repubblica Italiana è dichiarato esplicitamente nell’art. 2 così: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale».

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