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Il Mes... che paura, fra democrazia a rischio e austerità feroce

 
Salvatore D’Alesio

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Salvatore D’Alesio

Il Mes... che paura, fra democrazia a rischio e austerità feroce

Tutto nasce nel 2010-2011, allorquando alcuni Paesi Ue si trovarono sull’orlo del tracollo finanziario

Martedì 09 Gennaio 2024, 13:17

Tutto nasce nel 2010-2011, allorquando alcuni Paesi Ue si trovarono sull’orlo del tracollo finanziario. Era evidente il contrasto con l’art. 123 dei Trattati, che vieta agli Stati membri (e alla Bce) di «salvare» Paesi in difficoltà. La logica di questo articolo è chiara: gli Stati membri non devono essere incentivati a indebitarsi nella convinzione che altri Paesi correranno in loro soccorso. Ma i tempi erano eccezionali e la crisi squassava l’economia reale e tagliava posti di lavoro.

Da qui, l’aggiramento dell’art. 123, prima con un fondo temporaneo (l’EFSF che aveva già concesso 175 miliardi di euro di prestiti a Irlanda, Portogallo e Grecia) e, poi, con uno permanente, denominato Mes, peraltro dietro richiesta proprio dell’Italia, che cercava disperatamente ancore di salvezza europee, nel caso l’importo ripagamento del proprio debito pubblico risultasse insostenibile.

Nasce dunque il Mes: una organizzazione internazionale, costituita con un Trattato affiancato, ma non incluso, in quelli Ue, che può contare su un capitale di 700 miliardi di euro, di cui gli Stati membri iniziano a versare pro quota 80 miliardi di euro (con quasi il 27% del capitale la Germania è il primo contributore, l’Italia partecipa con il 18%, pari ad un versamento di 14 miliardi di euro e altri 206 miliardi di euro di capitale sottoscritto, da versare integralmente, a domanda!).

Il Mes può concedere prestiti ai Paesi in difficoltà - e lo ha fatto finora con Cipro (6,3 miliardi), Grecia (61,9 miliardi) e Spagna (41,3 miliardi) - ma a fronte di una rigida condizionalità. In pratica, chi riceve i prestiti si obbliga ad approvare un memorandum d’intesa (Mou, il cui significato è «Memorandum Of Understanding») che definisce con precisione e rigore quali misure si impegna a prendere in termini di tagli al deficit/debito e di riforme strutturali.

Il Mes prende le proprie decisioni con una super maggioranza dei voti dei Paesi membri e opera in stretto coordinamento con la Commissione Europea cui spetta la negoziazione sul Mou con il Paese coinvolto e con la Bce e il Fmi (nel caso in cui quest’ultimo venga coinvolto nel salvataggio).

L’istituzione intergovernativa ed i membri dell’organizzazione - compresi quelli dello staff - sono, per Trattato, immuni da procedimenti legali in relazione ad atti da essi compiuti nell’esercizio delle loro funzioni (art. 32, punto 1). Gli atti scritti e i documenti ufficiali redatti sono inviolabili: non è previsto alcun meccanismo d’accesso. Persino i locali e gli archivi del Mes sono inviolabili. Il direttore generale del Mes può revocare l’immunità di qualsiasi membro del personale del MES, eccetto se stesso (art. 35). Insomma è intoccabile.

I casi di Grecia, Spagna, Portogallo e Cipro ci forniscono già quattro indizi che fanno più di una prova. Attraverso il Mes, i creditori internazionali della Troika si sostituiscono, di fatto, nella gestione della «politica economica» del Paese debitore. Lo Stato che chiede un prestito deve, infatti, sottostare ad una «rigorosa condizionalità» nell’ambito di un programma di aggiustamento macroeconomico e di progressivo rientro del suo debito pubblico. Tali condizioni possono spaziare da un programma di correzioni macroeconomiche al rispetto costante di condizioni di ammissibilità predefinite.

Il Paese in difficoltà che ha bisogno del prestito deve, in poche parole, cedere la propria sovranità nella definizione delle scelte di politica economica. Imporre ad un Paese in difficoltà un’agenda economica per soddisfare le richieste di un’istituzione finanziaria, perlopiù deresponsabilizzata grazie all’immunità, è qualcosa che va aldilà di ogni regola democratica. In pratica, si precipiterebbe in un’austerity che taglia tutto, introduce patrimoniale, tasse nuove, regime poliziesco, per cui ad ogni cittadino viene negata ogni iniziativa libera, se non approvata e tanto altro.

La vigenza del Mes, seppure addolcito da irrilevanti modifiche, avrebbe un effetto devastante sul reddito, con il risultato di una caduta verticale delle entrate fiscali, l’aumento esponenziale delle spese sociali per la vertiginosa crescita della disoccupazione.

Il Mes è infine un’organizzazione che opera concretamente come tutti gli enti finanziari e, quindi, eroga prestiti, rivolgendosi al mercato con l’obiettivo ultimo di un profitto. I privati, tra cui rientrano finanziatori come Nomura, Goldman Sachs, Merril Lynch e, praticamente, tutti i principali istituti di investimento mondiali, sono, poi, ammessi (punto 12 del Preambolo), in qualità di osservatori, a partecipare alle riunioni che hanno ad oggetto la valutazione della concessione del credito al Paese richiedente, nonché la definizione delle rigorose prescrizioni da imporre alla nazione «minacciata». Questa ingerenza si traduce nel serio rischio che a dettare le disposizioni di politica economica da applicare nel territorio dello Stato debitore siano coloro che concedono i soldi al Mes. La sovranità dei singoli Stati membri rischia quindi di essere sostituita da una governance economica privata, in grado di imporsi facilmente sugli Organi sovrani dei vari Paesi membri.

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