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Il Sud ha le orecchie d’asino? Ma attenzione alle cifre «falsate»

 
Lino Patruno

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Lino Patruno

Il Sud ha le orecchie d’asino? Ma attenzione alle cifre «falsate»

Leggendo le recenti statistiche dell’Istat sei pugliesi su dieci non hanno un diploma ma...

Venerdì 01 Settembre 2023, 14:20

Ma quanto sono ignoranti questi pugliesi. Uno lo dice leggendo le recenti statistiche dell’Istat: sei su dieci non hanno un diploma. Quindi si sono fermati alla scuola dell’obbligo, o sono andati avanti senza finire. La famosa dispersione. Il doppio di analfabeti (32 mila) rispetto, esempio, a un Veneto che ha solo 800 mila abitanti in più. Fra le dieci province in fondo alla classifica nazionale, nove sono meridionali e tre, appunto, pugliesi (Barletta-Andria-Trani la peggiore).

Oltre 600mila con la licenza elementare e basta (la metà con più di 65 anni), soltanto un ultra65enne su quindici con la laurea. Trogloditi, possiamo dire altro ora che la scuola sta per riprendere?

Infatti lo dicono. Ma non da oggi, Lo dissero al momento dell’unità, quando definirono gli abitanti del Sud «affricani», con due effe in modo che fosse chiaro. Gente bisognosa di urgente civilizzazione, ovviamente da parte dei conquistatori-civilizzatori. Poi vai a vedere che nella storia è stato detto per tutti i colonizzati, da Cristoforo Colombo in poi. È lo spostamento sul piano morale di un rapporto di potere, che continua fra tutti i Nord e il loro modo di spiegare l’arretratezza dei Sud. Non razzismo, ma missione umanitaria. Dice niente il film Missing, dice niente la strage degli indios Guranì in un territorio che la Spagna doveva passare al Portogallo?

Ci caddero del resto anche meridionalisti come Villari, Franchetti e Sonnino, che per spiegare il Mezzogiorno lo fecero passare come un’unica regione remota, lontana dai principi di civiltà del resto della nazione. Esotismo, sia pure a fin di bene. Fino ai meridionali «delinquenti nati» di Lombroso. Fino a due celebrati fanfaroni come Edward Banfield (tutta colpa del «familismo amorale» del Sud) e Robert Putnam (mancanza di senso civico) invece di andare a capire quegli sperequati rapporti di potere. Fino a un altro disturbato come l’inglese Richard Lynn (i meridionali sono così, ma così come?, per la loro vicinanza all’Africa).
È il «nordsplaining» di cui parla lo studioso di decolonialità Carmine Conelli, ve lo spieghiamo «noi del Nord» perché voi siete così. Perché siete sbagliati. Anzi siete la «parte cattiva della nazione» (sempre irredimibile immoralità, non discriminazione): come ha titolato una ricerca dell’università di Lecce che smaschera una comunicazione a senso unico. Per arrivare a un velocista del pensiero come Oscar Farinetti: il Sud è in una condizione molto più grave di quello che «noi di qua» possiamo immaginare. «Noi di qua», la parte buona della nazione. Allora bisogna trasformare il Sud in un unico grande Sharm El-Sheikh, immenso villaggio vacanze in cui «noi altri» venire a investire (per le nostre due settimane tutto compreso).

Andando avanti così, si arriva ai dati sui livelli culturali del Sud. Gente che a scuola non ci vuole andare, a che pro visto che poi sono assistiti? Assistiti magari da un reddito di cittadinanza mezzo abolito non perché inutile ma perché quegli amorali del Sud ci facevano le truffe. Solita lettura criminale a senso unico, nel Paese più truffaldino del mondo. Invece di riconoscere che i meridionali a scuola ci vanno come gli altri, ma con un trattamento diverso dagli altri. Senza gli asili nido prima e il tempo prolungato dopo che gli altri hanno. Ciò che a parità di tempo di frequenza è come se gli facesse perdere un anno di insegnamento nel Paese in cui per la Costituzione non devi essere trattato diversamente secondo dove sei nato. E secondo il livello sociale ed economico della tua famiglia, prima base di diseguaglianza anche di fronte alla scuola cosiddetta «per tutti».

Poi non ci sono sufficienti laureati al Sud perché i ragazzi del Sud vanno a studiare nelle università del Nord. «Fuggono» perché il Sud non offre le stesse occasioni di lavoro grazie a uno Stato che ne offre di più altrove con una spesa pubblica sperequata. Poi magari quei ragazzi al Nord ci rimangono passando per laureati del Nord e non del Sud. Così un territorio già impoverito è fatto impoverire ancora di più. Finché un giorno di mezza estate si apprende di quanta mancanza di cultura ci sia al Sud (anzi ignoranza), e tutti a chiedersi cosa fare di questo Sud con le orecchie d’asino. Le quali partono da tanto lontano che a nessuno «gliene importa» più. Questo Sud restio alle regole e al vivere civile che deve smettere di lamentarsi e pensare solo a studiare, perbacco.

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