«Mo vene Natale / nun tengo denare / me leggio ‘o giurnale / e me vaco a cuccà».
Mai come per questo Natale, che si avvicina a passo deciso e poco rassicurante, l’antica cantilena napoletana, immortalata poi nella canzone di Renato Carosone, si addice ai tempi di vacche magre che respiriamo. Gli italiani non hanno soldi da spendere e spandere, stentano a riprendere coraggio, danno un’occhiata ai giornali (ma forse neanche questo fanno più!) per dimenticare e si inabissano sotto le coperte. Prima che scocchi la mezzanotte, quest’anno menzognera.
I più avvertiti guardano intimiditi al quadro socio-economico e internazionale oltre che al contesto psicologico. Tutti comunque cuciono le tasche e la bocca. Perché cade un altro dei grandi tabù della civiltà dei consumi, la tredicesima, nata nel 1937 ed estesa a tutti contratti nel 1960, negli anni del benessere e dei riti di una società affluente. Cade un emolumento importante, anche se le relazioni industriali con il passare degli anni l’avevano superato con quattordicesima e quindicesima, oltre che con prebende e benefit vari.
A sentire le fonti di Confcommercio, i consumi medi da tredicesime per le famiglie si riducono in termini reali nel 2022, arrivando ai minimi da 15 anni. L’analisi dei consumi di Natale e dell'utilizzo delle tredicesime stima una media di 1.532 euro per famiglia in termini di potenziali consumi derivanti solo dalla tredicesima. Solo che la parte del leone la fanno le bollette, così come era accaduto nel 2021, nonostante il volume della tredicesima netta sia in crescita di pari passo con la crescita dell'occupazione dipendente.
Il fatto è che le tredicesime per molto anni, come suggerisce la del tutto causale affinità tra tredici e tredicesima, servivano a godere della fortuna e del piacere di un posto di lavoro, per chi ce l’aveva. La tredicesima era l’appuntamento che tutti noi attendevamo per godere di un po’ di sovrappiù, per fare i regali, per organizzare i vari cenoni, per molti anche per uscire dalla routine, con la vacanza bianca.
La tredicesima quindi non compensava ma offriva uno spazio di benessere e di allegria, tipica di una società opulenta, per gli essere normali, i cosiddetti stipendiati o i famigerati pensionati, perché tanto per i redditieri non ce n’era bisogno né ce ne sarà mai.
Poco alla volta la tredicesima è assurta al ruolo di una sorta di soccorso rosso, che arriva già depotenziata e sfibrata dalle pretese del fisco, e che si stempera fino a inaridire di fronte ai numerosi appuntamenti da «onorare» con bollette varie, assicurazioni, costi dell’energia ecc.
Ma sul fronte dei prezzi, i consumatori italiani saranno anche chiamati a fare i conti con fortissimi rincari di tutti i prodotti legati alle festività di fine anno. Il Codacons ha messo a confronto i listini delle principali catene commerciali in vigore a dicembre 2021 con quelli attuali. E la prima brutta sorpresa arriva sul fronte di pandori e panettoni. Per quelli industriali si registrano aumenti in media del +37%, con punte per alcune marche del +59%. Ma è anche caro-albero: i prezzi sono aumentati di circa il 40%. (fonti ANSA).
Difendiamola e godiamocela allora questa «tredicesimina» al lumicino. Prima che qualche economista o politico buontempone, in vena di nuovi modelli di equità e di perequazione, possa scoprire che è un’altra delle fonti di reddito facilmente individuabili e tassabili, sulla quale mettere le mani con disinvoltura, così come si sta facendo con le pensioni. Nonostante le lacrime di coccodrillo.