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Senza un piano urbanistico i fondi del Pnrr non risolvono i problemi

 
Domenico Di Paola

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Domenico Di Paola

Piazza del Ferrarese a Bari

Piazza del Ferrarese a Bari

Si arricchisce il dibattito sullo sviluppo di Bari e i fondi messi a disposizione

Sabato 15 Ottobre 2022, 16:15

Nel dibattito sullo sviluppo di Bari e i fondi del Pnrr, aperto sulla Gazzetta dell’11 ottobre con una lettera aperta dell’economista Gianfranco Viesti, sono finora intervenuti Pino Gesmundo (Cgil) e Nicola Costantino (Politecnico). Oggi tocca all’ingegner Domenico Di Paola (imprenditore)

Il bell’articolo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 13 ottobre 2022, ci racconta che il 13 ottobre del 1931, ben 91 anni fa, venne approvato il piano regolatore della città vecchia di Bari e i baresi esultarono. E parto proprio da questo ricordo lontano, per fare alcune considerazioni sugli ingenti finanziamenti del PNRR alla nostra Città Metropolitana.
La prima e più importante è che, purtroppo, la nostra comunità pagherà un prezzo altissimo per la trascuratezza con la quale gli amministratori hanno affrontato la problematica del nuovo piano regolatore della Città.
Il piano regolatore non è solo un fondamentale strumento urbanistico, ma è anche un importante strumento di programmazione economica; è quello che esprime la sintesi e la visione della città nei decenni, indipendentemente dalla azione politica ed amministrativa degli amministratori via via chiamati a realizzarla; è la sintesi delle esigenze dei cittadini di oggi e di domani, ed è anche una importante garanzia per gli investitori circa le regole ed i servizi che caratterizzeranno la realtà nella quale si troveranno ad operare.
Nel novembre del 2013 il sindaco dell’ epoca e nell’agosto 2014 quello attuale promisero solennemente che Bari avrebbe avuto presto il nuovo Piano Urbanistico Generale, che anche a loro dire, era una pietra miliare per il progresso della città. Ma, in realtà, in tutti questi anni è completamente «scomparso dagli schermi radar».

Ciò significa che si sono fatte scelte a sentimento, se non alla cieca, circa importanti realizzazioni e soprattutto, oggi che una grande opportunità ci viene offerta, non abbiamo un contesto programmatico in cui operare, non abbiamo la bussola.
Con il tempo a disposizione, purtroppo, non è neanche immaginabile approvarlo, men che meno attivare processi di partecipazione collettiva che hanno grande complessità di gestione, ma un qualche processo di armonizzazione degli interventi è assolutamente necessario per evitare la sorte di quello che vince alla lotteria una somma consistente, che potrebbe migliorare la sua vita, e poi si ritrova in miseria. Io non sogno né Barcellona né la California; sogno la mia bella città così bella come Dio ce l’ha data, ma più profumata, più pulita più godibile per i suoi cittadini e più appetibile per coloro che per cultura, turismo, studio o affari vogliamo che la visitino o ci abitino.

Non mi accontento dei «progressi» che negli ultimi anni sono stati propagandati: non dobbiamo dimenticare dove si trova la nostra città in tutte le classifiche dei vari indicatori che rilevatori indipendenti redigono periodicamente. Certo, ci riempie di orgoglio il fatto che abbiamo un sindaco simpatico e benvoluto, ma, certamente, questo non basta per fare bella una città.
L’ elenco degli interventi previsti riserva grandi delusioni e non sembra essere stato pensato per un vero, radicale salto in avanti della città metropolitana, ma in buona parte, anzi totalmente, è la somma di interventi già previsti.
Una delle somme più ingenti è destinata alla riqualificazione della costa Sud, ma poco se non nulla si legge sul sistema idrico sanitario disastrato, che ancor oggi riversa in mare, sul penoso stato della rete stradale, sull’aeroporto, sull’edilizia giudiziaria e scolastica.
Una delle sfide più importanti della nostra Amministrazione comunale sarà quella della «capacità di spesa». Il comune approva periodicamente il «Piano triennale delle opere pubbliche».
Un librone pieno di interventi da realizzare che sommano una cifra dell’ordine di quella del PNRR. Al consuntivo, però, solo una piccola parte degli interventi previsti viene realizzata. La giustificazione addotta è che non ci sono i finanziamenti. In realtà la struttura tecnico-amministrativa che dovrebbe progettare e dirigere una tale mole di investimenti non esiste: è necessario prendere coscienza di ciò e mobilitare risorse professionali adeguate. Vi è inoltre da considerare che questa ingente mole di finanziamenti si è notevolmente ridotta per il vertiginoso incremento dei prezzi. Sarà quindi necessario riesaminare il quadro degli interventi sia riguardo al loro costo sia alla loro sostenibilità.

Quest’ultimo aspetto gioca oggi un ruolo fondamentale ed un esempio ne è quello dei contenitori culturali della nostra città.
Si sono restaurati il Margherita, la sala Murat, il Kursaal Santalucia, l’ex Mercato del pesce senza un piano di utilizzo (vagheggiare il «miglio della cultura» non può proprio definirsi un piano) che almeno potesse assicurarne una sostenibilità economica. L’impennata dei costi in generale, quali ad esempio quelli dell’ energia, li rendono oggi beni difficilmente sostenibili.
Mi associo, infine, a chi, in precedenti contributi, ha sottolineato la ineludibilità della redazione di un «progetto di impatto» per ridurre al minimo i disagi che cittadini, commercianti, disabili ed altre categorie potranno affrontare nel corso di una tale mole di lavori. La questione non è nuova: basti ricordare la realizzazione di un importante parcheggio interrato, la posa della fibra ottica, i numerosi e spesso inguardabili (pulizia, sicurezza, ingombro) cantieri spuntati come funghi per il rifacimento delle facciate. Quando realizzammo il collegamento tra la nuova aerostazione di Bari e la stazione ferroviaria dell’Aeroporto, redigemmo e mettemmo in atto un puntiglioso progetto, che ebbe come obiettivo quello di rendere le opere in realizzazione praticamente invisibili, con interventi anche estetici oltre che di viabilità, parcheggio, e accessibilità pedonale.

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