Alba d’Oltrevita (un cognome, un annuncio) è la protagonista di uno splendido film muto del 1917, poi maldestramente «colorizzato» ma di fatto lavoro di sorprendente attualità. Ci sono due cose che rendono straordinario Rapsodia satanica: le musiche che Pietro Mascagni compose sincronizzandole alle scene e il tema faustiano dell’anima venduta al diavolo in cambio della giovinezza eterna. Alba è una anziana dama dell’alta società che piuttosto che ritirarsi a vita privata, stringe un patto con Mefisto per continuare a folleggiare nei salotti. Così torna giovane e bellissima. Estetica dannunziana, drappi, danze, coppe di champagne e l’aura incombente di tragedia. Muoiono i due fratelli che si contendono il suo amore. E muore lei, vecchia e dannata.
Quanto potente e seduttiva tuttavia è la suggestione faustista che strappa alla decadenza, alla bruttezza, alla morte. Oltre tutto, in un Terzo Millennio più laico e cinico di sempre, al Demonio non crede (quasi) più nessuno e l’eterna giovinezza come forma sostitutiva dell’immortalità è possibile, democratica e si può anche pagare a rate. Giovani, belli e magri per sempre. Si può. Si chiama chirurgia estetica. Filler, botox, acidi. Aghi, laser. Ti puoi aumentare i glutei, ridurre il seno, scolpire le cosce. Farti le labbra a canotto, la bocca alla russa (si chiama così, «Russian lips», è nel catalogo) o alzare solo il labbro superiore. Il naso, l’addome, le palpebre. Il plexer, la liposuzione, la criolipolisi. Puoi nascere che quel giorno il Signore si era distratto e rimediare ai guasti con poche migliaia di euro. Leggiamo i numeri: tra marzo e maggio 2019, le domande di prestazioni estetiche in Italia avevano registrato un +26% rispetto al 2018. Perché prendiamo come riferimento questo periodo? Perché sono quelli i mesi in cui piovono richieste di interventi d’ogni tipo. Nel senso che dopo un inverno passato asociali, chiusi a casa, fatalmente vittime di panze e doppimenti da pizza mangiata sul divano davanti alla tivvù, il trillo frizzante della bella stagione ridesta il desiderio di socialità e la voglia di piacere, a noi e agli altri. Ma torniamo alle statistiche. Dopo l’aumento di interventi estetici di vario tipo del 2019, il 2020 è stato l’anno della grande paura e del grande ripiegamento interiore. Magari, dalla «pandemia che cambiò il mondo» potevamo uscire più resilienti, ma tant’è. Tra marzo e maggio 2021 invece le richieste sono aumentate del 67% rispetto al 2019 (chissà tra quelli che proprio in questo momento stanno facendosi iniettare il botulino sotto pelle ci sono i crociati anti vaccino, ma questa è un’altra storia).
Singolare che proprio nel 2021 sia ambientato uno dei più famosi manga giapponesi, Galaxy Express 999, scritto nel 1977: tutti viaggiano verso Megalopolis per comprare un corpo meccanico e diventare belli e immortali: alla fine, il piccolo protagonista-eroe pedagogico, sceglierà di rimanere se stesso, deluso dalla dissolutezza di Megalopolis. Evidente che la lettura in controluce della prepotente attualità del faustismo sia in parte connessa alla capacità di accettarsi in un mondo sempre più esteticamente omologato e governato dall’ossessione estetica. Soldi ed energia spesi in chirurgia potrebbero essere forse investiti in psicoterapia? Il bisturi o Freud? In ogni caso, questa sfumatura di giudizio, questo rimprovero intrinseco come corollario all’esperienza di trasformazione estetica di donne e uomini di qualsiasi età o razza o orientamento politico, deve finire! Ognuno sia libero di fare quel che crede, del suo corpo e della sua vita. E Faust? Non dimentichiamo che, alla fine, si sottrae alle spire mortali del Demonio, perché la sua continua aspirazione all'infinito era legittima. La conoscenza non è più una roba peccaminosa. Mangiare mele, rifarsi i connotati: ma sì!