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Tornano i lupi sotto le spoglie dei populisti

 
Claudio Martelli

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Claudio Martelli

Un tank ucraino in movimento

Un tank ucraino in movimento

Conte e Salvini si dicono contrari all’aggressione di Putin ma non per questo dobbiamo aumentare le spese militari al 2% del bilancio

Sabato 26 Marzo 2022, 14:17

Ora che la globalizzazione economica degli ultimi trent’anni è messa in crisi dal ritorno brutale della politica di potenza, dall’urto tra potenze per ora – ma per quanto ancora? – circoscritto a una parte del mondo, ora che la guerra è riesplosa nel cuore del continente che l’aveva bandita ci toccherà di rimpiangerla? E di pensare quanto, in fondo, erano meno gravi quelle competizioni all’insegna dell’egoismo più sfrenato, quanto meno pesanti da sopportare le diseguaglianze che creava rispetto alle eguali conseguenze, alle eguali sofferenze che a tutti portano le bombe che cadono dal cielo, gli obici dei cannoni, i colpi dei ricurvi mortai. Persino la piatta, soffocante, arida omologazione consumista, mercatista e l’insopportabile dominio del pensiero unico e del capitalismo senza alternative al dunque non erano meglio di questo empio bagno di sangue? Non era meglio proseguire le nostre vite dimentiche della minaccia nucleare anziché angosciarci perché un despota che sa fare solo guerre l’ha resuscitata nel dubbio di perdere quella in corso? Quarant’anni fa la pace in Europa dipendeva dall’equilibrio nello schieramento di armi nucleari tra USA e URSS. Quando l’Unione Sovietica schierò nuovi missili SS-20 i governi occidentali si proposero di ristabilire l’equilibrio schierando i loro missili Cruise e Pershing. I partiti comunisti dell’Occidente insorsero e così anche milioni di giovani pacifisti di diversa fede che invasero le piazze di Parigi, Londra, Roma e Bonn invocando pace e gridando no al riarmo dei loro paesi. Osservando l’agitazione il presidente francese, Francois Mitterrand, con ironia sorniona, commentò: «Anch’io sono contrario ai missili ma noto che i pacifisti sono all’Ovest e i missili a Est».

Il ricordo di questo precedente me l’hanno risvegliato i politici italiani – Conte e Salvini – che si dicono contrari all’aggressione di Putin ma non per questo dobbiamo aumentare le spese militari al 2% del bilancio statale. Conte e Salvini devono ancora spiegare i loro traffici con Putin ed eccoli minacciare di votare no al governo Draghi. Nei loro partiti in crollo verticale nei sondaggi c’è il maggior numero di contrari al riarmo graduale concordato insieme ai nostri partner europei da molto tempo prima che l’Ucraìna fosse invasa dall’esercito russo. L’assenza di 350 parlamentari su 950 dalla seduta solenne in cui Zelensky presidente della nazione aggredita e martoriata di bombe ha parlato alle nostre Camere riunite segnala che i populisti non hanno perso né il vizio né il pelo. Parlano di pace e blandiscono il guerrafondaio. Confrontati con loro Letta e Meloni brillano come statisti. La stessa inopinata, ruvida invettiva di papa Francesco contro i governanti europei strattonati come «pazzi, pazzi!» non aiuta.

Capisco il calcolo di coloro che hanno giustificato le sue parole dicendo «ma cosa deve dire il papa? Il papa fa il suo mestiere che è quello di invocare la pace. Poi tocca ai governi di decidere secondo la loro responsabilità politica e laica». Capisco ma non condivido. Il papa esercita una autorità morale che sebbene indebolita in Italia pesa ancora. Se la rivolge contro l’Europa nel momento in cui con insolito coraggio difende la nazione aggredita contro l’aggressore non fa una cosa giusta. Se l’Europa invia armi è perché l’Ucraìna possa difendere con sé stessa anche noi che condividiamo gli stessi valori e siamo suoi confinanti. Se l’Europa ha deciso di riarmarsi è perché vuole essere libera e indipendente e tutte le guerre scatenate da Putin non lasciano dubbi sul fatto che non può esserlo se è inerme. Siamo felici di non avere un pope in preda al delirio nazionalista come il Kirill che a Mosca fomenta la guerra contro gli ucraìni di libertà sessuali che non gli aggradano. Anche chi non crede è fiero che sul soglio di Roma ci sia un papa che invoca la pace e che per promuoverla è pronto a sferzare anche chi in posizione di responsabilità nel mondo plasmato da valori laici e cristiani gli sembra non agisca in questo senso. Non ci permettiamo di dare lezioni morali, ma ci sentiremmo più rassicurati se chi, pastore di anime che non giudica ma predica misericordia, se la prendesse con i lupi anziché inveire contro i cani che fanno da guardia al gregge e lo proteggono.

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