Da due professionisti baresi, impegnati in politica e nelle associazioni umanitarie, riceviamo:
Professor Canfora, le sue riflessioni sul conflitto europeo hanno suscitato in noi, suoi incorreggibili estimatori, un grande desiderio di scriverle.
Lei è un filosofo di grande fama e lucidità che proviene da una famiglia di profonda cultura laica e pensiero attento. Troviamo quindi insolito rilevare che le sfuggano elementi che, nell’epoca che viviamo, hanno assunto ancor più valore e peso. E ci riferiamo ad un momento storico in cui abbiamo contato, in pochi mesi, milioni di morti per malattia!
Ebbene, anche se l’Ucraina avesse violato i patti del ‘91, cioè di 31 anni fa, quello Stato ha visto succedersi molti volti diversi al potere, gli ultimi legittimamente eletti con oltre il 70% dei voti democraticamente espressi. Che cosa avevano nel loro programma? L’adesione all’ Unione europea, ed il popolo la voleva.
Per la Nato certo uno sgarbo, un eccesso dell’America. Sanders chiama in causa il Messico, ma gli Stati Uniti hanno precedenti illustri già con Cuba ed i conflitti socioeconomici in quella terra non sono cosa da trascurare.
Lei prova ad attribuire colpe. Ma colpa non è né dell’Ucraina né di altri: è antistorico, antisociale, antico ragionare in questi termini.
Un filosofo, un laico, un pensatore del suo calibro dovrebbe alzare la voce per gridare contro la guerra, contro le testate nucleari, contro le discriminazioni sociali ed economiche.
Nessuno ha ragione quando un bambino muore per fame, per povertà o per guerra. Non ci sono accordi del ‘91, ‘94 o 2010 che tengano. Bisogna smantellare gli arsenali, costruire una pace stabile e duratura per far vivere i popoli dove vogliono, come vogliono e con chi vogliono.
I carri armati che entrano nelle città per ristabilire l’ordine? Ordine? Ma quale ordine professore. Ce lo spiega lei, in modo che noi lo possiamo spiegare a nostri nipoti?
Cosa dobbiamo raccontare loro? Putin ha detto… Zelensky ha detto… Biden ha detto… Erdogan ha detto… Ce lo dica lei professore, noi non ci vogliamo schierare, vorremmo semplicemente argomentazioni vere da trasferire e… vorremmo che tutto finisca. Vogliamo sentire le armi tacere. Non vogliamo vedere i palazzi sventrati o le scarpe lasciate al suolo in fuga dai proiettili o, peggio, perse da un «ucciso». Chi difende chi e perché, cosa tutela realmente.
Ci aiuti, professore, ci aiuti a spiegarlo ai ragazzi italiani così come a quelli cinesi, australiani e sudamericani e a quelli africani, in un linguaggio comprensibile a tutti loro che sognano nelle note di una canzone di un poeta, J. Lennon, che stimola l’immaginazione. Positiva e piena di fratellanza.
Forse le parrà utopico, professore, … è vero, ma questo vogliono sapere i nostri figli. Loro non si aspettano di conoscere chi ha torto o ragione nel voler imporre divisioni del mondo, delineate cinicamente su una carta geografica, da un gruppo di ex guerriglieri che, in modo distorto, volevano disegnare così la pace.
Non si tratta di utopia, professore, ma l’umanità non può essere eclissata da questioni di mera geopolitica.