La bellezza di Lecce oltre il Barocco, insieme alla ricerca per la sua preservazione e per il futuro, contro overtourism e speculazioni, al centro dell’ultimo talk di «èLecce», la serie di incontri organizzati da La Gazzetta del Mezzogiorno al Must, con la partecipazione della «prima cittadina» Adriana Poli Bortone, la moderazione del direttore Mimmo Mazza e l’accoglienza di Ezio Candido. Il tema della serata, «Patrimonio artistico e culturale», è stato affrontato da Antonio Zunno, soprintendente Belle Arti, da Giuseppe Seracca Guerrieri, presidente dell’Associazione dimore storiche italiane, da Dario Babbo, vicepresidente della cooperativa ArtWork, e da Nicola Ciracì, presidente dell’Accademia di Belle Arti leccese.
Antonio Zunno ha sottolineato come la Soprintendenza sia concentrata sul patrimonio culturale della città in senso ampio, perché chiamata «a tutelare come istituzione pubblica, per chiarire e affiancare amministrazioni e cittadini nella corretta pratica di recupero dei beni culturali». Un rischio, quello della scarsa chiarezza nella divisione dei compiti istituzionali, che può portare alla confusione e allo scadimento nella fruizione dei beni culturali, cosa accaduta in passato, «e ora ricucita».
Dario Babbo ha ricordato che la cooperativa ArtWork è nata nel 2019 «con l’obiettivo di valorizzare e curare le chiese barocche del centro storico». Ampliando gli orari di visita e proteggendo allo stesso tempo le esigenze dei fedeli, «è stato possibile migliorare l’esperienza sia religiosa sia culturale. Una audioguida gratuita, scaricata da oltre 40 mila persone all’anno, racconta i beni affidati dall’arcidiocesi».
Nicola Ciracì ha posto l’accento sulla forte presenza didattica, educativa e di ricerca che caratterizza Lecce e il Salento, «grazie alla sinergia tra università, accademia, conservatorio e Cnr». Tra i progetti in corso ha segnalato la creazione di «una scuola di specializzazione sull’uso della cartapesta, intesa non solo in senso tradizionale ma anche come ambito di ricerca, design e digitalizzazione». Secondo Ciracì, la principale criticità del sistema è la difficoltà degli enti a fare rete, mentre un lavoro comune è «indispensabile per affrontare questioni come conservazione, restauro e catalogazione». Ha inoltre rilanciato l’idea di candidare Lecce a capitale italiana dell’arte contemporanea 2028, ritenendola «un’opportunità coerente con il patrimonio storico e non solo della città».
Giuseppe Seracca Guerrieri ha evidenziato il ruolo crescente delle dimore storiche, «beni radicati nel territorio e non delocalizzabili, custoditi da proprietari che hanno il dovere di tutelare e trasmettere». Ha sostenuto che le dimore storiche non sono soltanto elementi identitari e culturali, ma anche protagoniste economiche. Ha ricordato che, a livello nazionale, nell’ultimo anno «sono stati registrati ben 45 milioni di visitatori, un dato vicino ai 49 milioni dei musei italiani», definendole «il più grande museo diffuso del Paese, se consideriamo anche la cifra di 1,9 miliardi di euro, corrispondente agli investimenti effettuati dai proprietari per gestione e manutenzione delle loro proprietà». Numeri che a suo giudizio dimostrano la rilevanza culturale, sociale ed economica di questo patrimonio e la necessità del sostegno istituzionale.
Il sindaco di Lecce, Adriana Poli Bortone, in chiusura di questo ciclo di incontri ha sottolineato l’ottima sinergia per portare avanti «la bellezza reale e quella percepita» della città. Ha inoltre anticipato il finanziamento di diverse attività, dall’artigianato all’intrattenimento, passando per l’acquisto dei cimeli di Tito Schipa.
















