«Il fornello acceso, visto dall’alto, sembra un sole blu». Per questo chef Benedetto Ventura e suo cognato Pino Pagano hanno scelto di chiamare Sol&blu la cooperativa sociale che dal 2008 si occupa di gestire «La locanda dei benedettini», il ristorante che si trova nell’antico frantoio dell’Abbazia di San Vito, a Polignano a Mare. Essendo di tipo B, la cooperativa si occupa di creare opportunità lavorative per persone socialmente svantaggiate perché «il lavoro - si legge sul loro sito - è un diritto di tutti, soprattutto di chi è “diverso”».
Il motto nei fatti si traduce in una percentuale, pari al 40%, di soci disabili (che sono anche membri dello staff del ristorante) superiore del 10% rispetto al minimo previsto dalla legge. «Il progetto - spiega Pagano - nasce da una comunione di intenti tra me e mio cognato Benedetto, lo chef. Io vengo da Milano e da una lunga esperienza nella cooperazione sociale e con lui, quando venivo in Puglia per le vacanze estive, fantasticavamo sull’idea di aprire insieme un’attività di questo tipo. I tempi sono maturati quindici anni fa, quando abbiamo rilevato la locanda e aperto le porte a nuovi inserimenti».
Il ristorante può contare oggi su uno staff fisso, ma non solo. «Contiamo - prosegue infatti il manager - su tre ragazzi soci lavoratori. Peraltro c’è un dettaglio che mi fa sorridere: continuiamo a chiamarli ragazzi, ma hanno iniziato a lavorare con noi quando avevano più o meno 25 anni, ora ne hanno una quarantina».
Un progetto parallelo prevede tirocini e stage per altri collaboratori: «per quanto vorremmo assumerli tutti», afferma Pagano, «non possiamo farlo. Quello che però ci gratifica è che non abbiamo preclusioni. Nel tempo, abbiamo aperto le nostre porte sia a persone con disabilità fisiche e mentali sia ad altre che vivevano situazioni di disagio sociale. Ci è stata chiesta poi la disponibilità a integrare in organico ragazzi a rischio di emarginazione o con alle spalle delle detenzioni. In fondo, lo strumento della cooperativa dovrebbe sempre avere il ruolo della palestra per tutte quelle persone che hanno potenziale e capacità, ma non sono riuscite a mettersi in gioco, perché magari il mondo del lavoro non le ha messe nelle condizioni di esprimersi nei propri tempi».
Sol&blu si è invece posta proprio questa missione. «Come tutti - racconta Pagano - paghiamo le tasse e dobbiamo sopravvivere, ma proviamo sempre a rimanere umani». Attraversando le difficoltà, può infatti anche capitare anche di acquisire più forza e consapevolezza e di reinventarsi. «Durante il lockdown - ricorda infatti il manager - abbiamo dato vita ad alcune nuove collaborazioni con altre associazioni solidali. Abbiamo realizzato i classici ‘pacchi da giù’ con dolci, vino, olio e taralli, promuovendo i prodotti pugliesi e spedendoli ovunque, soprattutto nei periodi di Natale e Pasqua. Tutto questo ci ha permesso di non fermarci e ci ha dato lo stimolo per mettere in piedi un progetto di valorizzazione del territorio che oggi ci ha permesso di realizzare nel nostro locale, nella sala delle macine, uno spazio espositivo dal quale i clienti possono acquistare tutto ciò che serviamo a tavola».
Un risultato che è stato possibile raggiungere anche grazie all’affetto dei clienti. «Proprio nel periodo della pandemia - afferma Pagano - un uomo che veniva e viene ancora spesso a mangiare da noi fece un grosso ordine per suo fratello, che vive in Belgio. Più in generale, questa integrazione del nostro servizio ci dà tante nuove prospettive. Possiamo prendere per esempio in considerazione intese con altre cooperative e dar vita a una collaborazione sociale a tutto tondo».