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Io, Gianni Ciardo (scusate il termine) uno senza fantasia

Io, Gianni Ciardo (scusate il termine) uno senza fantasia

 
Gianni Ciardo

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Gianni Ciardo

Romeo, Giulietta e l’arte del teatro

La rubrica dell'attore comico barese

Lunedì 30 Maggio 2022, 12:12

Buongiorno! Mi chiamo Gianni Ciardo (scusate il termine), nome d’arte: Gianni Ciardo. Questo perché sono uno senza fantasia, oltre a non essere molto signorile…anzi!

Sono nato a Bari nel ‘900. Segno zodiacale: cancro, ascendente, cistifellea.

A nove anni ho fatto la prima comunione e poi anche le altre.

Mio nonno, per l’occasione, mi portò a Matera a vedere i Sassi. Fu molto pesante per me.
Fatto questo ero pronto per affrontare la vita. Ho studiato a scuola geografia, aritmetica, italiano, lettere, cartoline, francobolli, religione, educazione fisica, firma del padre o di chi ne fa le veci.
Volevo diventare come Michele Mirabella o Vittorio Alfieri, ma ero sempre bollato e quindi…bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli.

Un po’ come quando mi fidanzai la prima volta ed avendo paure delle malattie infettive la mia fidanzata la feci bollire.

Per non andare a scuola, trovavo sempre scuse. Una volta la maestra mi disse: «Perché non sei venuto a scuola?» ed io risposi di getto: «Perché è morto mio padre!» E lei incalzò dicendo: «Bene, che non si ripeta mai più!»

Avrei voluto insegnare, ma mi dissero che non avevo Classe.

Ho ripiegato nel vivere.

Ho avuto molte amicizie nel tempo: Franco, Tommaso, Damiano, Michele, Bepi, Bobi, Max, Fuffi, Cicci, Puck, Cocki, Rex e Pasquale. Pasquale era il cane di Rex.

Mi piaceva giocare a golf, ma mia madre puntualmente me lo toglieva per lavarlo.
Mi divertivo molto andando all’Upim a rubare le matite, i quaderni ed i temperamatite. Una volta rubai anche un calendario e per questo mi presi dodici mesi.

Poi pensai di fare anche il teatro e però mi dissero che per fare l’attore bisognava avere tre cose importanti: molta professionalità, molta memoria e ….poi non mi ricordo!
Ho fatto cinque figli per moltiplicarmi ed anche come rifugio rispetto alla solitudine; nessuno è diventato ingegnere, ma tutti sono ricchi di spirito.

Nessuno perito elettronico, tantomeno geometra; sono cresciuti tutti liberi di vivere.
I miei figli festeggiano sempre il 25 aprile, la festa, insomma, della liberazione ed infatti i Ciardo non si libereranno mai dalla libertà.

Bhè, credo di averla sparata grossa, anche se come le sparo io non le spara nessuno. L’importante è che comunque dopo una sparatoria la morte ci trovi vivi…perché sennò, sai che figuraccia farebbe.
Per rimanere rispettosi nei confronti della vita bisogna evitare sempre l’aurea mediocritas. Che cos’è?
Lo sa chi ce l’ha. Se chiedi ad uno dei tanti che la praticano chi è Van Gogh, certo ti risponderà, ci vada Lei!

Il mediocre (che non è necessariamente chi pratica l’aurea mediocritas) dice di avere un cervello, invece semplicemente ha altro per la testa. C’è da spararsi. C’è da aver paura. Gli uomini sparavano uno contro l’altro, ma oggi è molto peggio.
Prima, quando uno si vedeva puntare la pistola contro ed aveva paura, diceva: «Mi sto facendo la pipi 38».

Prima, c’era comunque più assistenza, nel senso che chi veniva sparato, era portato al Policlinico ed arrivato lì il soggetto veniva sdraiato su un tavolo, mentre la suora di turno distribuiva le cartelle a tutti gli altri ammalati. Poi arrivava il chirurgo che non era in sciopero e cominciava ad estrarre i proiettili e gridava: «7 e 45» «P38» ecc. ecc. Ogni tanto qualcuno urlava: «Alto a me!»
Terminato l’intervento, chi vinceva aveva diritto ad un premio. Molti, pur di ricevere un premio, addirittura si facevano sparare.

Oggi i premiati, molto spesso, i premi non li meritano per davvero…io li sparerei tutti! I premi si danno ai decorati che non sono persone senza cuore, anzi!
È come quelli che pensano che l’analista sia uno che prende per il culo.
Per questo chiudo ricordando che gli abitanti di Bari si chiamano baresi, mentre gli abitanti di Trapani, si chiamano Black & Decker.

Buona fortuna.

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