Bari - La nuova emergenza si chiama varianti. Prima la inglese, poi a seguire la sudafricana, la brasiliana, infine la indiana, che tanto preoccupa gli esperti. Il virus cambia e per anticiparlo bisogna correre. Con la conseguenza che l'attività di sequenziamento del genoma ora diventa determinante.
Fino ad ora in Puglia sono stati sequenziati quasi 1500 ceppi, e sono state identificate tutte le varianti, tranne la sudafricana.
“Sequenziare” significa analizzare un campione per rilevare le caratteristiche del materiale genetico del virus, informazioni che mostrano come riesce a entrare nell’organismo e sfruttare le cellule per replicarsi. Capire, quindi, come si sta adattando all’ambiente che lo ospita.
Un’attività delicata e complessa, per la quale era più volte stato annunciato, sia a livello nazionale che regionale, un piano organizzativo che però non ha mai visto la luce. Il monitoraggio delle varianti è affidato all’Istituto superiore di sanità.
In Puglia sono soltanto due i laboratori che fanno questo genere di analisi: quello istituito presso il Policlinico di Bari e l’Istituto Zooprofilattico di Puglia e Basilicata. In questo momento, con i contagi al minimo, l’attività di sequenziamento si svolge soprattutto sui tamponi con un’alta carica virale: laddove il virus è più debole, invece, è più difficile estrarre materiale genetico da esaminare. Difficile ma non impossibile. La Regione, a partire da fine maggio, ha dato indicazione di sequenziare circa 240 ceppi al mese.
E i costi? «Dipende da come si approccia il problema e dalle piattaforme utilizzate - spiega la professoressa Maria Chironna, docente di igiene all’Università di Bari, responsabile del laboratorio di epidemiologia molecolare al Policlinico -. Se si sequenziano più campioni insieme i costi scendono, da poco meno di un centinaio di euro, con alcuni sistemi, a qualche centinaio di euro, se si sequenzia un singolo campione. Si tratta sicuramente di una attività “costosa” ma di grande rilevanza nella sanità pubblica. Servono perciò investimenti in questa attività, che non vuol dire solo macchine e reagenti, ma anche competenze tecniche e bioinformatiche. In altri paesi hanno fatto grossi investimenti in queste attività. Nel nostro Paese non c’è ancora una adeguata cultura per gli investimenti in tecnologie e in competenze che sono di notevole supporto alla sanità pubblica. Si spera in un cambio di passo, per non rimanere fanalino di coda dell’Europa in quest’attività. Non si può chiedere di fare tutto “isorisorse”». Il Policlinico ha finanziato l'attività di sequenziamento, ma dal Ministero ancora nessun ulteriore supporto di tipo economico.
Oltre ai costi, un altro fattore non di secondaria importanza è quello del tempo. Potrebbero servire anche solo pochi giorni fino ad arrivare a qualche settimana. Proprio per ridurre i costi, prima di procedere all’analisi si attende di avere un determinato numero di tamponi. In casi eccezionali, se l’accertamento della variante dovesse avere una particolare rilevanza, si arriva a poco più di un paio di giorni.
Proprio nei giorni scorsi alla Regione si è tenuta una riunione, in cui si è parlato anche dei criteri con cui effettuare il sequenziamento, che probabilmente saranno contenuti in una prossima circolare. Meno analisi legate agli eventuali cluster - dall’esito probabilmente scontato - per concentrarsi invece altre su altre situazioni “esterne”, al fine di un miglior monitoraggio per il contrasto dell’infezione.