BARI - Nel girone D del campionato Dilettanti pulsa il cuore per metà barese di Simone Simeri, attaccante di origini napoletane in forza da alcuni mesi alla Pistoiese dopo la cessione a titolo definitivo dai biancorossi alla Caratese. Missione toscana che vede nella prima linea dell’attacco arancione l’ex punta dei pugliesi: col Bari Simeri ha messo a referto 27 gol in 92 partite concentrate dal 2018 al 2021, prima dei passaggi in prestito ad Ascoli, Monopoli, Imolese, Carrarese e Taranto.
Simeri, sta seguendo il Bari?
«Con la Pistoiese le cose vanno bene. Ho realizzato 10 gol in 18 gare. In società lavora gente di prestigio come Giampaolo Pazzini ed il direttore Massimo Taibi. Seguo il Bari a distanza. Sento spesso Maita. Il mio cuore è lì».
Il Bari sta disputando una stagione migliore rispetto a quella dell’anno scorso ma...
«Una squadra del genere non può stare fuori dai playoff. Una piazza così non può vivacchiare in B, merita molto di più. È un anno di rifondazione. Quando si cambia tanto, non sai mai cosa aspettarti».
Bari ottavo con 40 punti. La posizione in classifica rispecchia il valore della squadra di Longo?
«Se prendiamo i nomi dei calciatori che compongono la rosa, il Bari potrebbe tranquillamente stazionare almeno al quarto posto. La classifica è bugiarda».
Con alcuni elementi della rosa attuale ci ha anche giocato. Il centrocampo è uno dei punti di forza. Maita e Benali rappresentano delle certezze. Qualcuno, tuttavia, lamenta l’assenza della fantasia dei trequartisti. Su tutti Falletti e Pereiro.
«Non faccio l’allenatore, ma non capisco tutta questa voglia di prendere Falletti o inseguire Pereiro per due anni per non farli giocare. Non comprendo quali siano i problemi per cui giochino col contagocce. Longo non è pazzo. Un motivo ci sarà. Penso sia una scelta tattica. Il Bari ha bisogno di questo tipo di giocatori per provare a fare qualcosa di importante in questo finale di stagione».
Questione attacco. Lasagna, Novakovich, Bonfanti e Favilli: quattro frecce nell’arco di Longo, ma nel complesso con appena 12 gol segnati. Il tutto, anche al netto di condizioni fisiche non sempre ottimali fatta eccezione per Bonfanti arrivato a gennaio dal Pisa. Possono bastare questi nomi e questi numeri per raggiungere i playoff e giocarli da protagonisti?
«Parliamo di giocatori con un passato in A, persino in Nazionale. Purtroppo, le annate personali non sono tutte uguali. Per un campionato importante, serve almeno un attaccante proiettato alla doppia cifra. Non ci sono certezze, vedi il Coda di quest’anno. I problemi fisici influiscono molto. Come le motivazioni. Tolto Bonfanti, si tratta di giocatori esperti e sanno come gestire certe emozioni».
Anche se in campionati diversi, lei di gol al Bari ne ha segnati invece 27. Quali ricorda con maggiore piacere?
«In testa ho il primo a Messina e l’ultimo di quel campionato a Troina che sancì la promozione in C. E il gol in casa contro la Carrarese valso il pass della finale playoff a Reggio Emilia».
Nella stagione ‘23/24, prima di chiudere l’anno a Taranto, iniziò in prestito a Carrara dove ha segnato un gol in venti partite. Che esperienza è stata quella in Toscana?
«Molto particolare. Vissuta malissimo. Mister Dal Canto mi dava tanta fiducia, ma non l’ho ripagata del tutto tranne nel gol vittoria del derby contro la Lucchese. Carrara è un bell’ambiente, oggi viaggiano sulle ali dell’entusiasmo e ci sono tanti giocatori affiatati da anni. Conosco bene Zuelli, Zanon, Belloni, Schiavi e Bleve. In casa, ostici da affrontare. Calabro l’ho incrociato solo per tre giorni. Ha fatto un miracolo calcistico sino alla scalata in B dopo 70 anni».
Per la lotta ai playoff di B, una delle contendenti del Bari è la Juve Stabia. Altra realtà che conosce bene essendoci transitato nel 2018 in arrivo dal Novara e segnando anche un buon bottino di gol (12 in 36 gare). Da napoletano, un bel derby personale tra Vespe e Galletti.
«La Juve Stabia è una neopromossa. C’è un progetto tecnico portato avanti da tempo. L’ossatura è solida. Giocare a Bari, poi, non è per tutti e ha un peso specifico come la maglia numero nove che ho indossato per quattro anni. I tifosi giustamente pretendono. A Castellammare fu un anno indimenticabile, il primo importante da professionista. Vivo a Scafati, ma sono molto più legato il Bari avendoci giocato di più».
Verrà a Bari per questo finale di stagione?
“Magari per i playoff, che spero si possano raggiungere. Un motivo per tornare».
Al «San Nicola», prima degli eventuali spareggi promozione, i biancorossi ne giocheranno tre su otto.
«Quando non macini punti in casa, meglio giocare fuori. Del resto, il tifoso barese non ti fa mai sentire solo anche lontano dal San Nicola. Per paradosso, credo che il calendario possa giocare a favore».