BARI - Lui e il Bari in un connubio perfetto. Mehdi Dorval è senza dubbio l’uomo copertina dei Galletti. La metafora perfetta dei biancorossi: nei pregi e nei difetti, nelle imprese apparentemente inimmaginabili e negli errori che forse hanno impedito un decollo ancor più dirompente. Dopo una stagione intrisa di sofferenze ed un’estate all’insegna dello scetticismo, nessuno si sarebbe aspettato i pugliesi così in alto in classifica. Proprio come nemmeno nelle fantasie più remote, sarebbe stato preventivabile il 23enne terzino come capocanniniere della squadra, a quattro gol in coabitazione con Lasagna, ovvero l’uomo deputato più degli altri a cercare la rete.
L’immagine del franco-algerino che si arrampica per spedire il pallone in rete di testa, lui che nella rosa barese è tra i più «piccoli» (176 centimetri: precede soltanto Benali con 168 e Maiello con 173) rappresenta perfettamente la volontà di un gruppo che, pur costruito all’insegna della «sostenibilità» con investimenti decisamente inferiori a circa metà delle compagini cadette, sbuffa, lotta e soffre pur di onorare una maglia gloriosa.
TREMENDAMENTE DECISIVO Non è certo perfetto, Mehdi. Dalle sue pretastazioni non sono scomparse le lacune in fase difensiva: distrazioni talvolta fatali, proprio come gli eccessi di confidenza che sovente espongono a rischi tangibili. Eppure, impressiona la crescita esponenziale sul piano della personalità: tanto timido davanti a telecamere e taccuini, quanto sfrontato e coraggioso in campo. Dorval tenta la giocata anche quando lo spazio appare proibitivo, sfida gli avversari, li «martellla» proponendosi a getto continuo. Ma soprattutto, ha appreso alla perfezione i meccanismi offensivi di Moreno Longo. Il movimento sui quattro gol realizzati è sempre sincronizzato: sul cross proveniente dalla destra, lui arriva puntuale a chiudere dal lato opposto, pronto anche a tagliare verso il centro dell’area. È accaduto a Frosinone (rasoterra a incrociare), come in casa con il Catanzaro (intervento in spaccata ad anticipare i difensori), a Brescia (potente colpo di testa sul secondo palo), come sabato scorso al «San Nicola» contro il Cesena (ancora in elevazione). Totale: otto punti portati alla causa, per due vittorie ed altrettanti pareggi. Le sue prodezze, insomma, pesano come macigni.
Numeri che si aggiungono a quelli sull’impiego: 16 presenze in 17 impegni stagionali, compresa la Coppa Italia (è rimasto in panchina soltanto nella trasferta con la Sampdoria), 1.204’ in campo, quinto nella graduatoria del complesso pugliese, preceduto solo da Radunovic (1.512’), Pucino (1.440’), Benali (1.386’) e Maita (1.272’).
L’ALFIERE DELLA VECCHIA GUARDIA La sua escalation non era in alcun modo preventivabile. Mehdi è un po’ il simbolo dello zoccolo duro che sta trovando un riscatto intriso di orgoglio dopo un anno da incubo. Lui come Pucino, Maita, Benali, Vicari. La città del pallone chiedeva a giusta ragione un reset completo in seguito ad una stagione intrisa di veleni ed una salvezza acciuffata soltanto al ritorno del playout. Dorval era inglobato nel novero di chi aveva deluso. Addirittura, nel momento più drammatico, si era creato un «caso» che lo riguardava proprio alla vigilia della trasferta-salvezza al Liberati, per un ritardo all’allenamento. Eppure, a Terni si rivelò tra i migliori in campo. Allo stesso modo, è riuscito a tramutare in applausi scroscianti la diffidenza generale e i fischi che spesso lo «beccavano» al primo errore in avvio di campionato. Eppure, in estate non sembrava tra i confermati a priori: qualche voce di mercato lo ha riguardato, probabilmente Ciro Polito (che lo ha scovato a Cerignola) aveva anche tentato di portarselo a Catanzaro. Longo, però, non ha guardato a scorie e ruggini, rendendolo un inamovibile fin dal ritiro estivo, esattamente come ha rivitalizzato i suoi compagni che, probabilmente, ritenevano ormai ai titoli di coda l'avventura in biancorosso. L’anima dei Galletti che ora spaventano la B è composta proprio da una base che viene dal passato: lui ne è il capofila.
PASSATO, PRESENTE E FUTURO Ha raccontato più volte che pensava di non farcela e di lasciare il calcio. Nato a Parigi ha affrontato la dura gavetta in Francia tra Amiens e Aubervilliers senza approdare tra i professionisti, poi la scelta di approdare in Italia ripartendo dai dilettanti, prima a Fasano, quindi a Cerignola, infine il doppio salto in B con il Bari in cui, in tra anni, ha trovato uno spazio via via crescente evolvendosi da alternativa a titolare. Fin troppo facile intuire che il suo exploit non stia passando inosservato. E se da un lato sembra oggettivamente ardito l'accostamento con il Napoli (una voce nata soprattutto per la comune proprietà), realistico sarebbe l'interesse di altre compagini di A.
Nell’aprile del 2023, Mehdi ha prolungato il suo contratto con il Bari fino al 2026, pertanto andrà in scadenza tra una stagione e mezza. Potrebbero già essere maturi i termini per discutere un nuovo accordo. Perchè se davvero si parla di «costruzione» (come spesso ribadito dalla società e dallo stesso Longo), non si potrà prescindere da una base solida di cui ora è parte integrante. Possibile che qualche abboccamento sia avviato già dopo la finestra di mercato di gennaio, nella quale potrebbero anche arrivare alcune proposte dal «piano» superiore. Allo stesso tempo, lo guarda da vicino la nazionale algerina (Paese di nascita della mamma): Dorval finora conta due presenze con l’Under 23 africana e in teoria sarebbe ancora in tempo per essere eleggibile per la Francia, nazione del padre originario de La Reunion. Tutto lascia pensare, però, che la sua scelta sarà per la selezione maggiore delle «volpi del deserto». Se il 2024, insomma, si sta trasformando nell'anno del riscatto e della consapevolezza, il 2025 può portare grandi novità. A cominciare da quel sogno tutto biancorosso che vorrà alimentare con tutte le forze. Saltare con i Galletti fino in Paradiso, proprio come fa lui per agganciare palloni apparentemente inarrivabili. Mehdi, però, sta dimostrando che tutto è possibile.