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Stovini: Lecce, su la testa al Maradona con coraggio

 
Antonio Calò

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Antonio Calò

Stovini: Lecce, su la testa al Maradona con coraggio

La ricetta per svoltare: «Lottare, correggere ciò che non va, dare equilibrio alla manovra nelle due fasi»

Mercoledì 23 Ottobre 2024, 12:59

LECCE - Quando lo speaker lo ha chiamato a presentarsi a bordo campo prima della gara con la Fiorentina, il pubblico gli ha riservato un’ovazione, che si è ripetuta quando il presidente Saverio Sticchi Damiani gli ha consegnato l’attuale casacca giallorossa con il suo nome. Lorenzo Stovini, fiorentino doc e tifosissimo della «Viola», non ha mai giocato con la squadra del cuore. Nel Lecce, invece, ha vissuto cinque stagioni, dal 2001/2002 al 2005/2006. Con la formazione salentina, ha collezionato 125 presenze in A, 35 in B, culminate con la promozione e 7 in Coppa Italia, realizzando un gol.

«Purtroppo ho visto all’opera un Lecce che non è quasi sceso in campo - afferma l’ex difensore centrale, cresciuto nel vivaio della Roma, che in carriera ha militato anche con Lanerossi Vicenza, Reggina, Catania, Empoli e Brescia -. Una formazione contratta, smarrita, timorosa di sbagliare. Insomma, una compagine troppo brutta per essere vera. Del resto, nei precedenti incontri, anche quelli terminati con una sconfitta, i giallorossi avevano sempre fatto la propria parte. Con la Fiorentina, invece, hanno subito un crollo verticale. Spero che la batosta rimediata con la “Viola” non lasci strascichi a livello mentale. Simili risultati rischiano spesso di pesare sul piano psicologico».

Servirebbe voltare pagina, ma sabato i giallorossi dovranno affrontare in trasferta il Napoli primo in classifica. Gara proibitiva?

«Il calendario non dà certo una mano al Lecce. L’undici partenopeo è lanciatissimo ed Antonio Conte martellerà per l’intera settimana i propri calciatori per catechizzarli circa il fatto che la sfida con i salentini non va presa sottogamba. Insomma, difficilmente i partenopei abbasseranno la guardia. I giallorossi, però, devono assolutamente lasciarsi alle spalle le scorie del match con la “Viola”, resettare e mostrare il proprio volto migliore. Stante il grado di difficoltà della partita, al “Diego Armando Maradona”, Federico Baschirotto e compagni possono anche perdere, ma devono reagire, non possono essere “molli”. Questo è il momento di tirare fuori il carattere ed il cuore, di lottare».

Con la Fiorentina, il Lecce è sparito di scena dopo avere subito il gol dello 0-1. Si è trattato di un crollo mentale?

«Non vedo altre spiegazioni. Sullo 0-2, poi, è anche arrivata l’espulsione di Antonino Gallo per fallo da ultimo uomo e, sulla punizione conseguente, la rete dello 0-3. Questo è stato il colpo di grazia che ha trasformato il secondo tempo in un calvario. Si aggiunga che la “Viola” è una formazione forte e che sta vivendo un eccellente momento ed il quadro è completo».

Il primo gol della Fiorentina è scaturito da un pallone che stava terminando in fallo di fondo e che Guilbert si è fatto scippare da Kean. Il secondo da una palla persa da Oudin sulla linea del fallo laterale, a pochi metri dell’area di rigore del Lecce. Ad Udine, la punizione che ha regalato il vantaggio allo schieramento friulano è stata determinata da una palla persa al limite dell’area da Ramadani. Troppi errori per una compagine di massima serie?

«Sbagliare ci sta anche in A. Accade pure ai grandi calciatori. È innegabile, però, che sia necessario tenere sempre alta la soglia dell’attenzione e della concentrazione perché gli errori vengono quasi sempre pagati a caro prezzo. Il discorso vale a maggior ragione quando la palla staziona in certe zone del campo dalle quali, per gli avversari, è più semplice riuscire ad andare in gol».

Come si supera un momentaccio come quello attraversato dal Lecce?

«Credendo fermamente in se stessi a dispetto del fatto che tutto sembra essere nero. Continuando a lavorare sodo nella convinzione che il lavoro alla lunga paghi. Facendo ancora di più gruppo. Non mollando mai. Evitando di pensare al nome della rivale di turno, rammentando che non sempre le big riescono a battere le medio-piccole. Correggendo nel più breve tempo possibile ciò che non va e privilegiando l’equilibrio della manovra nelle due fasi».

Dopo avere battuto il Cagliari al «Via del Mare» e pareggiato a Torino con il «Toro» con una prova di spessore che avrebbe meritato di essere premiata con un successo, il Lecce si è visto raggiungere dal 2-0 al 2-2 dal Parma, dinanzi al pubblico amico, nel recupero. Quanto accaduto con i ducali può essere alla base del momento-no che è seguito e che perdura?

«Può darsi che sia così, ma bisogna lasciarsi alle spalle le situazioni negative perché altrimenti non si esce fuori dalla crisi».

La sua ultima volta al «Via del Mare» da avversario risale ad un Lecce-Catania del 26 aprile 2009. Com’è stato tornare nello stadio che l’ha vista protagonista per cinque stagioni?

«Emozionante. Ricevere l’applauso prolungato e caloroso del pubblico mi ha regalato un brivido. Il popolo giallorosso mi vuole bene a distanza di tanti anni e questo per me è importante perché significa che ho lasciato un ottimo ricordo. La gente evidentemente ha apprezzato il fatto che ho dato sempre tutto per la maglia, che non mi sono mai tirato indietro».

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