LECCE - Un cuore a metà, fra il giallorosso del Lecce e l’albiceleste dell’Argentina. Il 29 giugno del 1986, Pedro Pablo Pasculli era al fianco di Diego Armando Maradona, mentre il sole splendeva sullo stadio Azteca, facendo apparire ancor più luminosa la coppa del mondo, che i due argentini festanti coccolavano fra le braccia. Pasculli era reduce dalla sua prima delle sette stagioni con la maglia del Lecce e con la selecciòn era appena salito sul tetto del mondo. A distanza di 32 anni dalla gloria in terra messicana, ha visto davanti ai suoi occhi realizzarsi l’impresa della «tercera», il terzo mondiale vinto dall’Argentina. Pasculli, infatti, era al Lusail Stadium in Qatar e negli occhi di Lionel Messi e compagni ha rivisto le emozioni che ha vissuto lui nel 1986.
Iniziamo dalla partita. È stata una sfida emozionante.
«È stata una partita incredibile e molto sofferta. Sul 2-0 l’Argentina era in controllo del match, poi però la squadra è calata un po’, soprattutto dopo l’uscita dal campo di Di Maria. La Francia è riuscita a venir fuori recuperando lo svantaggio».
Proprio come accadde alla sua Argentina nel 1986.
«Esattamente, anche allora vincevamo 2-0 e la Germania ci riacciuffò sul 2-2, prima del 3-2 che ci regalò la vittoria. Nella Francia ha fatto la differenza Mbappé: per 70 minuti si era visto poco o nulla, poi si è acceso e ha fatto la differenza. Dopo i supplementari e i rigori però l’Argentina è riuscita ad avere la meglio: assistere alla vittoria di un mondiale è stata un’emozione indescrivibile».
Come è stato vivere quei momenti?
«Vedere la partita in tribuna dal punto di vista emotivo è travolgente. Quando sei in campo è diverso, perché devi essere concentrato sul gioco e devi pensare a cosa fare per dare una mano alla squadra. Sugli spalti invece sei un tifoso come tanti e vivi in maniera intensa la partita».
Un passo indietro. Come descrivereste il suo mondiale, quello vinto nel 1986?
«Vincemmo contro tutto e tutti. Eravamo bersagliati da critiche, nessuno credeva in quell’Argentina prima del mondiale. Noi però eravamo un grande gruppo con tanta fame di vittoria, passo dopo passo costruimmo un’impresa straordinaria».
E poi in campo c’era Diego…
«Maradona era il nostro leader dentro e fuori dal campo, straordinario non solo dal punto di vista tecnico, ma anche dal punto di vista mentale. Trasmetteva la sua personalità alla squadra, aveva un carattere molto forte. Un vero trascinatore».
Il numero 10 di questa Argentina, invece, risponde al nome di Leo Messi.
«Messi per questa squadra è stato quello che fu Maradona per la squadra del 1986. Leo è eccezionale, anche dal punto di vista umano. È stato un leader nei momenti decisivi del mondiale ha sempre risposto presente. Non faccio paragoni fra i calciatori, Maradona e Messi sono diversi sotto tanti aspetti e hanno giocato in epoche diverse. Entrambi sono nella storia fra i più forti di sempre».
Archiviato il mondiale, si tornerà in campo fra due settimane con la ripresa della serie A. Come vede il Lecce impegnato nella corsa salvezza?
«La squadra ha le carte in regola per centrare l’obiettivo. Peccato per la sosta, arrivata nel momento migliore per i giallorossi. Prima dello stop del campionato il Lecce giocava bene e otteneva risultati. Ora però si riparte da zero, da gennaio comincerà un nuovo campionato. Sarà importante farsi trovare pronti e trovare continuità nei risultati».