Luigi De Laurentiis è un presidente felice. Il suo Bari vola. Alto. Altissimo. Grazie ai successi conseguiti in rapida successione su Cittadella e Modena, i biancorossi occupano il terzo posto solitario, con la prospettiva di agganciare la seconda posizione: sabato prossimo a Reggio Calabria andrà in scena una notturna con un fascino ed una posta in palio da troppo tempo assenti alle latitudini baresi. 32 punti gli amaranto, 29 i Galletti: chi vince, manda un segnale inequivocabile al campionato. Lo spettacolo di pubblico assicurato sugli spalti, invece, varrà in ogni caso uno splendido spot per la serie B. Luigi De Laurentiis, pertanto, è anche un presidente che sogna. Come Bari. Come una città intera che si ritrova finalmente, di nuovo, a ragionare di Serie A. Non accadeva da oltre quattro anni. Da quando la fatal Cittadella tolse di mezzo i biancorossi all’epoca allenati da Fabio Grosso dalla corsa playoff. Ma all’epoca ben altre nubi offuscavano il cielo barese, prendendo inesorabilmente il sopravvento sulle vicende di campo. Non a caso, furono giorni neri, quelli che seguirono il beffardo pareggio in Veneto, con il default del club avvenuto poco più di un mese dall’uscita dagli spareggi promozione. Ma, forse, non sembri un eccesso, il dolore più intenso si rivelò un colpo di fortuna. Perché le malefatte di qualcuno aprirono la strada a un futuro migliore. Diverso.
Nella nuova era non si è più parlato di scadenze da rispettare, debiti da sanare, penalità in arrivo, fantomatici acquirenti. Ora brilla soltanto il terzo posto del Bari, stella del Sud che emerge nel cielo di Natale. E brillano gli occhi di «Ldl». Che nello scambio di auguri con i giornalisti, si lascia andare, cullato dall’onda biancorossa.
«Se ad agosto mi avessero mostrato la classifica di dicembre, beh non dico che lo avrei escluso a priori, ma nemmeno che ci avrei creduto senza battere ciglio…», sorride De Laurentiis. Che, però, svela di aver sempre creduto ciecamente nel lavoro del suo staff. «La nostra intenzione non è mai stata di recitare un ruolo anonimo in una categoria comunque nuova. Volevamo costruire una squadra competitiva ed ero convinto che alla fine ci eravamo comunque riusciti. A bocce ferme, tuttavia, è impossibile sbilanciarsi e prevedere che cosa si possa ottenere. Quando, però, sentivo dire che saremmo stati “parchi”, abbiamo risposto con i fatti, investendo tanto anche in questa stagione. Ho totale fiducia nelle intuizioni del direttore sportivo Ciro Polito, ma anche nell’opera di Michele Mignani. Ripartire dallo stesso allenatore e dalla base che ha centrato la promozione è stato sicuramente un vantaggio sul quale i nuovi hanno potuto inserirsi gradualmente. Siamo partiti con l’acceleratore pigiato, poi abbiamo accusato qualche frenata. E adesso siamo tornati ancora più efficaci di prima. Significa che da parte di tutti esiste totale dedizione ad affrontare i problemi e trovare soluzioni. Non era facile, ad esempio, fare a meno per oltre un mese di Cheddira, non solo il nostro capocannoniere, ma l’attaccante in vetta alla classifica marcatori di serie B. Eppure, lo staff tecnico ha trovato una formula che si è rivelata ugualmente efficace, al punto da realizzare sette reti nelle ultime due gare. Ecco perché, in definitiva, il risultato attuale mi rende orgoglioso: è un piazzamento forse inaspettato, ma non frutto del caso. Alle spalle, esiste una struttura solida e sempre operativa».
Scontato che l’exploit della squadra ne abbia fatto risaltare i principali protagonisti. Cheddira e Caprile i nomi più gettonati: non c’è giorno che non siano accostati alle big italiane o persino a compagini di primo piano estere. E la piazza teme di perdere i nuovi beniamini. Sul punto, però, il presidente è irreprensibile. L’attaccante marocchino ed il portiere veneto non si muoveranno nella sessione di gennaio. Con buona pace del folto stuolo di corteggiatori. «La convocazione di Cheddira al Mondiale è stata un orgoglio immenso», afferma l’amministratore unico dei Galletti. «Ho scritto a Walid fin dal giorno del suo esordio: il Marocco è per me… la nazionale italiana che purtroppo manca in Qatar. Tifo per lui: vedere i campioni del Portogallo, a partire da Cristiano Ronaldo, tentare di inseguirlo è un’immagine meravigliosa. Ora attendiamo il suo ritorno convinti che sarà ancora prezioso per il Bari. Così come Caprile è ormai una splendida realtà: le doti che sta mostrando, peraltro, sono accompagnate da qualità morali dello stesso livello. Elia possiede un equilibrio ed un’umiltà non comuni in un ragazzo così giovane. Nella scelta dei componenti della squadra non guardiamo solamente i pregi sul lato tecnico: il valore dell’uomo per noi è sempre prioritario. Caprile e Cheddira non si muoveranno a gennaio e concluderanno la stagione nel Bari. Quello che accadrà in futuro è tutto da vedere: ogni società deve guardare anche i bilanci e non ci si può permettere di snobbare l’opportunità di realizzare delle plusvalenze. Ma valuteremo ogni possibilità al momento giusto».
Alle spalle dei due gioiellini, emerge nuova linfa. «Secondo me - prosegue De Laurentiis - Polito ci ha portato altri elementi che si riveleranno importanti. Penso a Benedetti che, avendo maggiore spazio e continuità di impiego, cresce di partita in partita. Oppure a Dorval che gradualmente sta colmando la voragine esistente tra serie D e B dimostrando di poter dire la sua anche in un campionato lontano da quello disputato la scorsa stagione. Le loro storie dimostrano una cosa: se il Bari dovesse perdere qualche pezzo pregiato, non si arresterà mai la ricerca di talenti per rendere la squadra sempre più competitiva».
I tre punti di distacco dalla promozione diretta, intanto, accendono una luce diversa sul mercato invernale. Potrebbe davvero valere la pena effettuare quello sforzo che consentirebbe di lottare per il traguardo più ambito fino alla fine… «Se avessi il catalogo preciso di quanto serve per andare in serie A, procederei immediatamente a procurarmi l’occorrente», dice Luigi De Laurentiis. «Perché non dovrei voler salire? È pur vero che la formula esatta non esiste ed ogni mossa deve poi trovare il conforto del campo. Noi, però, siamo vigili. Abbiamo diversi elementi in sovrannumero: se riusciremo a snellire l’organico, avremo l’occasione di valutare per il meglio ciò che realmente potrebbe fare al caso nostro. Ascolterò ogni suggerimento di Polito: qualora dovesse indicarmi un paio di pedine in grado di farci ulteriormente alzare l’asticella, non ci tireremo indietro. Non andiamo mica sul mercato per acquistare due brocchi…».
La serie A è sempre nella mente di una piazza che sente di appartenere di diritto alla massima categoria. Eppure il vertice del campionato italiano rappresenta al contempo una colonna d’Ercole per l’attuale proprietà biancorossa, fermata dalla contemporanea detenzione del Napoli (peraltro capolista…). «Non posso mentire: vivo questa situazione con frustrazione», ammette De Laurentiis. «Quando costruisci una star up da zero, la vedi crescere, cominci a raccogliere i risultati e a puntare più in alto, non vorresti certo separartene. Ma conosciamo il contesto fin da quando decidemmo di rilevare il Bari. Siamo imprenditori e affari del genere fanno parte del rischio connesso alla nostra attività. L’obiettivo è sempre tentare di ottenere la massima risoluzione possibile da ogni realtà costruita. Il nostro dovere, pertanto, resta continuare ad implementare questo franchise per portarlo ad un livello sempre più elevato. Ed essere pronti ad intervenire se e quando la necessità lo richiederà. Il Bari deve essere una macchina potentissima sia se resterà in mano nostra, sia se passerà ad altri».
E qui si aprono scenari tristemente noti alla città del pallone. Che prima dell’avvento della famiglia De Laurentiis ha vissuto continui tumulti, tra magnati immaginari ed illusioni puntualmente sconfessate da brucianti conseguenze. Ldl, però, scaccia le nubi. «Oggi il calcio italiano è nel mirino dei grandi fondi stranieri ed il Bari porta con sé una serie di valori che lo pongono come un affare di sicura convenienza. Basti pensare ai dati di affluenza che ci vedono leader in B e ottavi in A. In caso di promozione, la società potrebbe contare fin da subito su un fatturato di tutto rispetto e su una proiezione di presenze tra i primi sei club italiani. In vetrina ci sarebbe un patrimonio di appeal indiscutibile. Non vedo perché non debba attrarre investitori di alto profilo. Ci sono già scenari aperti? Al momento no, ma non vedo motivi di preoccupazione».
Il Natale, infine, si avvicina. E Luigi De Laurentiis bada alla concretezza. Il percorso da compiere prevede due tappe di estremo fascino: lo scontro di sabato con la Reggina, quindi un altro confronto diretto, contro il Genoa, nel giorno di Santo Stefano. Una coppia di match che chiuderà il girone d’andata e potrebbe schiudere scenari ancor più intriganti, in vista del 2023. Il presidente mantiene un pizzico di scaramanzia a non si lascia ingolosire da giochini su calcoli o previsioni. La voglia, però, è puntare dritto al massimo. «Il regalo che vorrei sotto l’albero è sempre lo stesso: più punti possibili. Due vittorie? Beh certo…».