Il progetto specifico riguarda il Salento ma la sua portata generale interessa da vicino l’intera Puglia e il suo futuro dal punto di vista dell’energia, dell’ambiente e del paesaggio. Il parco eolico offshore che si vorrebbe realizzare nel Parco costiero regionale Otranto-Santa Maria di Leuca-Bosco di Tricase è da mesi al centro delle attenzioni della politica e delle comunità interessate e non manca di creare polemiche. Ecco le ragioni dei fronti contrapposti.
Di cosa parliamo
Alla fine dei 2021 Odra Energia, azienda con sede a Milano creata in partnership da Falck Renewables Spa e BlueFloat Energy, due operatori del settore a livello internazionale, ha depositato l’istanza per l’avvio dell’iter autorizzativo per il parco eolico galleggiante di fronte alla costa fra Otranto e Leuca. Il progetto, stando ai numeri forniti dalla proponente, prevede l’installazione di 90 turbine eoliche galleggianti posizionate a una distanza minima dalla costa di 12,8 Km (aumentata del 30% rispetto alla prima ipotesi, subito avversata). Le torri del vento saranno disposte in modo trasversale rispetto alla linea di costa, in modo da - assicura l’ azienda - da minimizzare fino a 1,4 centimetri la percezione visiva da terra. La capacità massima sarà di circa 1,3 GW per una produzione attesa di circa 4 TWh/anno, equivalente al consumo di oltre 1 milione di utenze domestiche.
Perché sì
L’energia verde è il futuro, la transizione ecologica s’ha da fare e, nel caso in questione, l’impianto consentirebbe di evitare di immettere in atmosfera 2 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Odra Energia prevede anche ricadute occupazionali stimando la creazione di 1500 posti di lavoro diretti medi per le fasi di fabbricazione, assemblaggio e costruzione del parco, «con picchi fino a 4mila nei periodi di massima necessità». Oltre 150 sarebbero i posti di lavoro fissi stimati per la manutenzione delle pale, «di cui circa l’80% locali».
Il fronte del sì
In realtà chi è apertamente favorevole al progetto va cercato col lumicino. Ha dato il via libera il sindaco di Minervino di Lecce, piccolo comune vicino a Otranto. Chi non ha temuto di uscire allo scoperto è il consigliere regionale del Pd Fabiano Amati. La sua parola d’ordine sembra essere avanti tutta con le rinnovabili in Puglia, ovunque e comunque. Amati bolla la posizione del largo «fronte del no» come una battaglia di retroguardia, ispirata a becero campanilismo. Di più: «Il consiglio regionale ha votato a favore degli impianti eolici offshore. Tutti - ha ricordato nel più recente dei suoi numerosi interventi sul tema - il campanilismo porta inquinamento e malattie».
«Invece no è uno scempio da fermare»
Perché no
Ragioni paesaggistiche, ambientali, ma anche economiche sono alla base di chi si oppone al progetto. Perché - si chiedono - realizzare il mega-parco proprio in uno dei tratti costieri fra i più belli della Puglia e d’Italia? Al posto delle montagne dell’Albania che si stagliano all’orizzonte nei giorni sereni, dal faro della Palascia a Otranto passando da Santa Cesarea a Castro fino al faro di Leuca si ammirerebbero 90 grattacieli del mare. Le torri del vento da installare sono alte quasi 300 metri e i propositi di minimizzarne l’impatto visivo, nonostante le rassicuranti simulazioni grafiche della società, sono tutti da verificare.
Così come sono tutte da vagliare le conseguenze per l’ambiente in un Sito di interesse comunitario e in uno specchio d’acqua a ridosso di un Parco regionale. Gli aspetti da chiarire sono ancora molti come ha anche osservato il Ministero della transizione ecologica e riportato dalla «Gazzetta». Sono numerosi gli impatti diretti e indiretti da verificare con studi geognostici, anemometrici, delle correnti marine, sulle interferenze sulla navigazione e sulla presenza o il transito di specie animali, sulla presenza di praterie di posidonia e di barriera corallina, di testimonianze archeologiche.
Paventati rischi anche per l’economia. Dinanzi ai nuovi posti di lavoro ipotizzati dalla società, altri se ne potrebbero perdere. Vanno vagliate le conseguenze sul settore locale della pesca, dell’acquacoltura e, forse soprattutto, sulla nautica da diporto. In un territorio che campa sempre più di turismo e in cui imbarcazioni di Vip e meno Vip garantiscono guadagni ogni anno più consistenti agli operatori del settore, navigare in mezzo ai grattacieli non sarebbe certo il massimo.
Il fronte del no
Tutte motivazioni che hanno giorno dopo giorno allargato le file degli oppositori. Il consigliere regionale di centrodestra Paolo Pagliaro è stato da subito in prima linea contro il parco. Ma il fronte è più che mai trasversale. E da destra a sinistra annovera consiglieri regionali, Comuni (già in 72 hanno espresso il «no» in Consiglio), il presidente della Provincia di Lecce, l’Assemblea dei sindaci, l’ente Parco naturale regionale costiero Otranto-Leuca, le Pro loco. Anche Legambiente, pur auspicando il moltiplicarsi degli impianti «green» in Puglia, ha bocciato l’iniziativa. Tutti sottolineano di essere favorevoli alle rinnovabili ma non a costo di stravolgere un territorio straordinario. Così, è stata accolta con favore la delibera della giunta regionale sulla pianificazione dello spazio marittimo che tende a favorire l’installazione di impianti simili in aree già industrializzate, come quelle portuali.
Campanilismo? Macché, replicano all’accusa i fautori della battaglia salentina. E prevedono: se passa il progetto a Otranto, domani potrebbe toccare a ogni altro territorio pugliese che il mondo ci invidia. Polignano, Trani, Gargano, Tremiti, tutti avvertiti.