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Antonio Calò
28 Aprile 2020
LECCE - La decisione del governo di far ripartire gli allenamenti delle squadre il 18 maggio va nella direzione, sempre auspicata dal Lecce, di ipotizzare una ripresa solo se ci saranno i presupposti per farlo in assoluta sicurezza, come più volte ribadito da tutti gli esponenti della società giallorossa. Al contempo, però, il fatto che non ci siano i presupposti per tornare a lavorare il 4 maggio mette sempre più a rischio la reale possibilità di portare a conclusione il campionato.
È questa la valutazione che sembra filtrare dal quartier generale del Lecce dopo i provvedimenti adottati nelle ultime ore per quel che riguarda le misure ancora necessarie per il contenimento della pandemia da Covid-19.
Considerato che, prima di disputare un match ufficiale, ciascuna formazione avrà bisogno di un mese di preparazione, salvo volere bruciare le tappe ed accrescere il rischio di infortuni, se gli allenamenti saranno autorizzati effettivamente per il 18 maggio non sarà possibile giocare prima della metà di giugno e, se così fosse, i tempi per concludere il torneo entro il 2 agosto, termine ultimo fissato dalla Federcalcio, sarebbero strettissimi.
A queste considerazioni, bisogna aggiungere quelle legate al protocollo predisposto dalla Figc, che non ha superato il vaglio del comitato scientifico e che, conseguentemente, necessita di adeguate integrazioni, che ad oggi sono tutte da individuare. Il che riporta alle perplessità espresse proprio dalle colonne della Gazzetta qualche giorno fa da Peppino Palaia, responsabile dell’area sanitaria del Lecce, ribadite dalla stragrande maggioranza dei medici dei club di A, circa la possibilità di azzardare una ripresa in tempi stretti, stante la situazione ancora esistente. Non a caso, del resto, di recente, il direttore sportivo Mauro Meluso ha sottolineato come una cosa sarebbe tornare ad allenarsi e cosa ben diversa valutare se esistono effettivamente i presupposti per riprendere il campionato, stante il fatto che il calcio è un gioco di contatto.
Insomma, ferma restando la volontà di portare a termine l’annata agonistica, sia per evitare i gravi danni economici con i quali il sistema dovrebbe fare i conti in caso di sospensione definitiva dell’attività che per fare in modo che i verdetti arrivino dal campo, in casa del Lecce si comprende benissimo che le criticità ancora sul tappeto sono numerose e che non sarà semplice superarle, trovando una soluzione. Fermo restando che tutti i club stanno cercando di lavorare in questa direzione.
Un altro aspetto da non trascurare è che il 18 maggio, ammesso che arrivi effettivamente il benestare alla ripresa degli allenamenti, i calciatori di tutte le squadre saranno oramai fermi da oltre due mesi, cosa che rende ancora più complicata la ripresa. Mai, infatti, sino ad oggi, i giocatori sono rimasti inattivi tanto a lungo, per di più senza potere svolgere quel lavoro che abitualmente svolgono anche quando sono in vacanza. Effettuare esercitazioni in casa, in terrazza o in giardino, infatti, non è la stessa cosa che allenarsi in ampi spazi, come hanno sempre fatto in condizioni normali.
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