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Calderoni, ansia in casa Lecce: «Preoccupato per il virus»

 
Antonio Calò

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Antonio Calò

Calderoni, ansia in casa Lecce: «Preoccupato per il virus»

«A mio figlio dico che i medici sono eroi»

Venerdì 27 Marzo 2020, 12:33

«Speriamo di tornare quanto prima a gioire ed a soffrire in uno stadio, tutti insieme. Ora c’è una battaglia importante da vincere, ma quando finirà questa ce ne saranno tante altre, calcistiche, da superare con il vostro sostegno». È questo il messaggio che il terzino Marco Calderoni lancia ai tifosi del Lecce, dai canali ufficiali del club.
«Io e la mia famiglia stiamo bene - aggiunge -. Siamo preoccupati della situazione perché quando la protezione civile comunica i dati giornalieri, sono sempre allarmanti. Purtroppo, non si riesce capire quando tutto ciò finirà, il che non può certo farci stare tranquilli. Mia moglie ed io abbiamo spiegato a nostro figlio, che ha 5 anni, che fuori casa c’è un virus cattivo che bisogna tenere lontano, ma che ci sono delle persone, i nostri eroi, che combattono per fare tornare tutto alla normalità».
Calderoni parla di questa sua prima stagione in A: «Arrivarci è il sogno di tutti i calciatori e sono riuscito a realizzarlo, ma è stato giusto interrompere il campionato. La salute e la vita vengono prima del gioco. Ci sono alcune zone d’Italia nelle quali la situazione è terribile».

Il 31enne mancino di Latisana ha realizzato tre gol: «Il primo, quello segnato con la Spal, è stato un po’ fortunoso in quanto determinato da una deviazione, ma quando ho visto entrare la palla in rete non ho capito più niente. Il più bello è stato quello firmato con il Milan. Non sono mai voluto andare a vedere una gara a San Siro perché mi sono sempre detto che ci sarei entrato solo per giocare. Ci sono riuscito ed ho anche siglato una grande rete».
Il periodo è delicato: «Mi manca andare all’allenamento, lavorare sul campo, tornare a casa a pezzi. Mi mancano i compagni di squadra, ma anche la libertà. Restare in casa non è facile. Bisogna cercare di tenere la mente occupata perché l’umore resti alto. A volte mi capita di dormire un po’ di più. Di mattina svolgo il lavoro fisico prescritto dallo staff. Il pomeriggio lo dedico alla famiglia, che è la mia medicina, il mio sorriso e la mia forza per andare avanti. Oggi più che mai stiamo capendo che valore abbia la salute e che purtroppo ci sono cose che noi non possiamo controllare. In casa guardiamo la Tv, giochiamo alla playstation, coloriamo e disegniamo con mio figlio, lo aiutiamo a fare i compiti».

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