Un punto in quattro partite, tre sconfitte consecutive e, alle porte, la trasferta di lunedì a Parma e il testacoda contro l’Inter della domenica successiva. Una sola possibilità, quella di vincere la prossima gara al Tardini, per centrare i 18 punti, il traguardo minimo indicato da Liverani per chiudere il girone d’andata.
Il Lecce ha complicato nelle ultime uscite un cammino che, tutto sommato, procedeva senza grossi patemi verso l’obiettivo finale. La zona retrocessione non ha risucchiato i giallorossi nonostante l’andamento lento. E la circostanza, invece di rappresentare un motivo di consolazione, accresce il rimpianto per le occasioni mancate. Per i risultati positivi mancati, che avrebbero potuto rappresentare una spinta importante per allontanarsi ancora di più dalle sabbie mobili delle pericolanti.
Uno strappo impedito dall’involuzione che ha colpito il Lecce dopo la vittoria di Firenze. Il punto di non ritorno è stato la sconfitta di Brescia. Il 3-0 subito, che ha rivitalizzato una diretta concorrente, deve essere stata una mazzata psicologica cui la squadra non ha saputo reagire. La giornata successiva è arrivato il ko interno contro il Bologna, che ha chiuso il 2019. E il nuovo anno si è aperto con il Via del Mare violato per la seconda volta consecutiva, dall’Udinese.
Fabio Liverani nelle partite incriminate ha dovuto fare i conti con problemi di formazione non da poco. A centrocampo, soprattutto, la coperta è stata spesso troppo corta per poter sperare di cavarsela quando, per infortuni o squalifiche, sono mancati elementi capaci di reggere la baracca.
E però il vistoso calo non si spiega solo con le assenze. Qualcosa si è rotto nella tenuta di un collettivo che in precedenza aveva saputo sopperire all’emergenza e anche ai limiti tecnici. Questione psicologica più che di tenuta fisica, il venir meno delle certezze.
Il rischio è che adesso la pressione aggravi la situazione. Il Lecce non è squadra capace di giocare difendendosi e buttando il pallone in avanti. Nemmeno in serie A. Un bel problema, perché per fare un certo tipo di calcio servono tecnica o, quanto meno, la mente sgombra. Il pallone non deve scottare tra i piedi. I primi fischi piovuti dagli spalti del Via del Mare lunedì al termine della partita con l’Udinese non sono il viatico migliore per ritrovare le sicurezze smarrite. Ma la strada resta quella, ancor prima degli aiuti che arriveranno dal mercato: il Lecce deve scrollarsi di dosso la paura e tornare a fare quello che gli riusciva prima della crisi. Liverani può dare la scossa ai suoi. Ne è stato capace in serie C nei momenti fondamentali. Deve esserlo anche in serie A.