Giovedì 13 Novembre 2025 | 11:13

Omicidio del brigadiere Legrottaglie: a dicembre l’udienza preliminare

Omicidio del brigadiere Legrottaglie: a dicembre l’udienza preliminare

 
Alessandra Cannetiello

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Alessandra Cannetiello

Omicidio del brigadiere Legrottaglie: a dicembre l’udienza preliminare

Chiesto il rinvio a giudizio per Giannattasio: accuse pesanti a suo carico. La ricostruzione della fuga

Giovedì 13 Novembre 2025, 09:49

Si terrà a dicembre l’udienza preliminare che vede imputato il 57enne di Carosino Camillo Giannattasio per l’omicidio in concorso del brigadiere 59enne Carlo Legrottaglie, morto durante il conflitto a fuoco del 12 giugno scorso a Francavilla Fontana, nel Brindisino. Giannattasio fu arrestato dai poliziotti della Squadra mobile dopo una fuga di alcune ore con il suo complice Michele Mastropietro, 59enne della provincia di Taranto, a sua volta ucciso mentre tentava di sfuggire alla cattura.

Difeso dall’avvocato Luigi Danucci, oltre all’omicidio pluriaggravato, sul 57enne gravano le contestazioni di ricettazione, detenzione e porto illegale di armi clandestine (per l’arsenale di armi rinvenuto durante le perquisizioni in casa e nell’attività di Giannattasio) e infine anche la resistenza a pubblico ufficiale aggravata dall’uso di violenza. A ottobre era stato il pubblico ministero Raffaele Casto - attualmente in servizio alla procura di Taranto - a notificare l’avviso di conclusione delle indagini: a ereditare il fascicolo d’inchiesta è ora il sostituto procuratore Livia Orlando che ha chiesto per l’imputato il rinvio a giudizio sul quale dovrà esprimersi il gup Gianna Martino nelle prossime settimane. Il 57enne non potrà chiedere il rito abbreviato, che in caso di condanna comporterebbe lo sconto di un terzo della pena: l’accusa di omicidio contestata dal pm Casto è aggravata dall’aver compiuto il delitto in concorso e per evitare che fossero rinvenute le armi e dall’aver preso parte all’uccisione di un pubblico ufficiale nell’esercizio delle proprie funzioni. Intercettati dalla Radiomobile dei carabinieri nell’area industriale del comune brindisino, quel giorno Giannattasio e Mastropietro avevano tentato di seminare i due militari dell’Arma a bordo della Lancia Y, terminando la loro corsa contro un pilone di cemento. Per questo, secondo la testimonianza del militare sopravvissuto Costanzo Garibaldi, i due erano scesi dall’auto cominciando a sparare per coprirsi la fuga: a premere materialmente il grilletto era stato Mastropietro, ma Giannattasio era rimasto lì al fianco del suo complice. Nel convalidare il fermo in carcere per il 57enne i due gip, Simone Orazio del tribunale di Brindisi e Francesco Maccagnano di Taranto, avevano ritenuto l’omicidio un’azione sinergica tra i due uomini. Per i giudici, Giannattasio e Mastropietro hanno sparato al militare dell’Arma per evitare che fosse scoperto l’arsenale. Il ritrovamento delle armi nel garage dell’abitazione di Carosino del 57enne e nella ferramenta da lui gestita a San Giorgio Jonico – due fucili, sei pistole, oltre a centinaia di munizioni, svariati coltelli, decine di telefoni e maschere per travisare il volto – e l’esito negativo delle perquisizioni a carico di Mastropietro, per i magistrati era un ulteriore elemento investigativo a rinforzo della tesi del «concorso in omicidio».

La rocambolesca fuga dei due uomini si era conclusa in poche ore: le forze dell’ordine erano sulle loro tracce, ma la svolta è arrivata quando un uomo si è presentato al commissariato raccontando che sua zia lo aveva informato di essere stata avvicinata da due uomini, nelle campagne tra Grottaglie e San Marzano, in cerca di acqua e un passaggio in auto, Individuati in prossimità di una masseria, Giannattasio si era immediatamente consegnato ai poliziotti mentre Mastropietro aveva aperto nuovamente il fuoco contro gli agenti: un conflitto terminato con la sua morte dopo i diversi tentativi dei poliziotti che inutilmente gli avevano intimato di arrendersi e consegnarsi.

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